A quanto ammonterebbe il danno economico per le casse della Figc di una mancata qualificazione dell’Italia ai Mondiali di Russia 2018?
All’indomani del pareggio per 1-1 degli azzurri di Gian Piero Ventura con la Macedonia e della sconfitta per 3-4 della Bosnia ad opera del Belgio, che ha dato all’Italia la certezza di disputare i playoff per qualificarsi alla fase finale dei Mondiali, la Repubblica ha provato a quantificare l’impatto economico di una mancata qualificazione.
L’IMPATTO SUGLI SPONSOR PER LA FIGC
L’anno dei Mondiali – scrive Repubblica – è il cardine di un ciclo quadriennale, sotto l’aspetto economico, politico e, non ultimo, di ranking. Nel 2016 la Federcalcio ha fatturato 174 milioni. Nel 2015 erano 153. L’Europeo in Francia ha ingrassato due voci di bilancio: i proventi da manifestazioni internazionali (45 milioni) e i ricavi pubblicitari (42).
Nel 2013 – fa notare il quotidiano – i soldi degli sponsor ammontavano a 35,4 milioni, nel 2014, grazie alla spedizione in Brasile, lievitarono a 42,1, +19%.
Dopo quel Mondiale, la Figc ha individuato un nuovo advisor, Infront Sports & Media–Gruppo 24 ore, che ha garantito un incasso minimo di 57 milioni totali nel quadriennio.
L’attrattiva della maglia azzurra cresce naturalmente con l’avvicinarsi della coppa: nel giro di una settimana la Federcalcio ha presentato due nuovi sponsor, Poste Italiane e Goleador. Di contro, il flop in Brasile causò, almeno nei mesi iniziali, il gelo con alcuni partner storici, delusi anche dal numero ridotto di partite giocate nella coppa.
L’ingaggio di un ct di grande rilievo mediatico come Antonio Conte servì al neopresidente Tavecchio per restituire appeal alla Nazionale e consentì alla federazione di rinnovare con lo sponsor tecnico Puma: l’accordo, prolungato fino al 2022, vale quasi 20 milioni l’anno fra parte fissa (18,7) e variabile.
GLI ALTRI RICAVI PER LA FIGC
Il Mondiale garantisce anche un montepremi alle 32 partecipanti. Con Euro 2016, l’Italia ha incassato 14 milioni, spendendone 4. In Brasile, uscendo al primo turno, ne incassò 6,8. In Russia, la semplice partecipazione garantirebbe circa 10 milioni, la vittoria finale circa 43.
C’è poi il movimento delle scommesse sulle partite degli azzurri: 249,6 milioni puntati solo in Italia durante l’Europeo, di cui 41,3 sulle partite degli azzurri (e 14 su Germania-Italia) che da sole hanno portato un milione al Fisco.
L’acquisto di magliette si concentra a ridosso di Mondiali ed Europei: nel 2016, Puma, che detiene le licenze per il merchandising, ha venduto 1,16 milioni di pezzi, l’80% all’estero. Dove risiedono anche due terzi dei fan della Nazionale sui social.
IL DANNO PER LE TV
Nella storia italiana, 49 dei 50 eventi più visti in tv sono partite di calcio (l’altra è il Sanremo di Baudo vinto da Giorgia), 45 sono della Nazionale, di cui 32 ai Mondiali.
Italia-Macedonia di venerdì 6 ottobre è stata vista da 7,4 milioni di spettatori e quasi il 30% di share, non è in classifica, ma rischia di restare nella memoria come uno degli spettacoli più brutti della storia recente.
La Rai paga 24,7 milioni l’anno, ma i diritti per la coppa sono ancora da assegnare (anche Mediaset ha presentato un’offerta per i diritti in chiaro). E la partecipazione dell’Italia è determinante.
IL DANNO SUL RANKING
Le partite del Mondiale sono quelle che portano più punti: per il coefficiente (4, nelle qualificazioni è 2, nelle amichevoli 1) e per il blasone delle avversarie. Il presente grigio degli azzurri affonda le radici anche nel disastro di Natal del 2014. Non andare in Russia significherebbe accettare definitivamente di essere nella serie B del mondo.