Cardiff: tutto sul Millenium Stadium, teatro della finale di Champions League

Cardiff è la classica piovosa città britannica: fatta eccezione per un castello medioevale e per una chiesa celtica, i monumenti cittadini più caratteristici sono i Pub, vere e…

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Cardiff è la classica piovosa città britannica: fatta eccezione per un castello medioevale e per una chiesa celtica, i monumenti cittadini più caratteristici sono i Pub, vere e proprie arterie di birra che irrorano ogni angolo del centro.

Ed è proprio nel centro della città che ad un certo punto ci si imbatte nel Millennium Stadium, una struttura fantastica, bellissima da fuori e incredibile al suo interno, da 74500 posti. Uno stadio in grado di generare grande “calore” e pubblico grazie ad una città da 350000 abitanti (circa il 4% delle dimensione di Londra) ricca di passione e tradizione sportiva.

Il Millennium ha un prato riscaldato, retrattile sul modello dell’Amsterdam Arena (casa dell’Ajax) ed una copertura mobile che impiega 20 minuti per aprirsi, consentendo, come dicono da quelle parti, “anche a Dio di vedere i Dragoni andare in meta”. Proprio così, perché il Millennium Stadium è una cattedrale del rugby nel Paese dove il rugby è religione, prestata saltuariamente al calcio, come avverrà il prossimo 3 giugno per la finale di Champions League.

 

Stadiwm y Mileniwm: il teatro della finale

Il Millennium Stadium (o Principality Stadium per motivi di sponsorizzazione) venne costruito in occasione della Coppa del Mondo di rugby del 1999, ospitata dal Galles, con l’intento di rimpiazzare l’ormai vetusto National Stadium, inaugurato nel 1962 e considerato inadeguato per accogliere la massima manifestazione rugbistica.

Conosciuto come Cardiff Arms Park, il vecchio campo poteva ospitare 53.000 spettatori, decisamente ridotto in modo da rispettare le norme di sicurezza emesse nel 1990 e contenute nel cosiddetto Taylor Report che prevedeva la conversione di tutti i posti in piedi in comodi posti seduti.

Disegnato dal noto studio di architettura esperto in stadi Populous, che aveva appena terminato lo stadio del Bolton, il Reebok Stadium nel 1997, il Millennium Stadium è un impianto all’avanguardia, multifunzionale e tecnologicamente avanzato, ma ha avuto un costo tutto sommato modesto per l’imponente struttura, 121 milioni di sterline; l’impianto appartiene alla federazione gallese di rugby ed è stato parzialmente finanziato da fondi pubblici pari a 46 milioni, attraverso la lotteria nazionale.

La città di Cardiff ha contribuito con 7 milioni di sterline inglesi per la riqualificazione delle aree circostanti (infrastrutture, strade, spazi pubblici). Prima ancora che venissero completati i lavori, il Millennium ospitò la sua prima partita il 26 giugno 1999, con un’amichevole di rugby tra Galles e Sudafrica, terminata 29-19 per i padroni dei casa per la prima, storica vittoria dei Dragons contro gli Springboks.

L’inaugurazione ufficiale si ebbe, però, il 1º ottobre 1999 con l’apertura della Coppa del Mondo di Rugby del 1999. La prima partita di calcio si tenne nel marzo del 2000, fra il Galles e la Finlandia. Negli ultimi anni però, causa il calo di spettatori, la nazionale di Gareth Bale gioca nel più piccolo Cardiff City Stadium o presso la casa dello Swansea, il Liberty. Il Millennium Stadium ha ospitato anche alcune partite dei Giochi Olimpici 2012 e ben sette partite del Mondiale della palla ovale del 2015.

 

Galles: la nazione della palla ovale

Non solo rugby dunque, anche se il cuore sportivo dei gallesi è ancora legato in gran parte alla palla ovale. Per vedere la Nazionale al Millennium Stadium i gallesi arrivano dai quattro angoli della nazione. La stazione di Cardiff è a un tiro di schioppo dallo stadio e sin dalle prime ore della mattina i treni scaricano senza un attimo di tregua migliaia di tifosi, tutti rigorosamente vestiti di rosso. Le poche vie del centro si popolano di un’umanità varia. Statue viventi, volontari di cause più o meno nobili, artisti di strada, bagarini e venditori di qualsiasi cosa abbia un minimo di attinenza con l’evento. Tra gli oggetti più gettonati i cappelli gialli a forma di daffodil, il fiore di narciso, tra i simboli più cari ai gallesi.

Il fiume rosso scorre nei pub, nelle agenzie di scommesse e nelle arcade, i mercati coperti nati per sconfiggere il maltempo, e va in pellegrinaggio alla statua di Gareth Edwards, il mediano di mischia del Galles della seconda Golden Era, l’età dell’oro degli anni Sessanta e Settanta, l’uomo che con la maglia dei Barbarians ha segnato agli All Blacks la “meta più bella di tutti i tempi”.

L’anno scorso è andato in pensione il vecchio negozio di libri sportivi d’epoca e usati – si poteva acquistare l’annuario del rugby gallese del 1936 come la storia dei primi All Blacks, gli Originals del 1905 – ma resiste il venditore di vinili dell’Indoor Market di Trinity Street.

Nel rugby poco prima di entrare in campo il capitano parla ai compagni: c’è chi usa il tono grintoso, chi l’aspetto emotivo. Per capire come i gallesi affrontano le partite contro l’Inghilterra può essere utile riportare questo famoso “speech” di Phil Bennet, capitano del Galles nel 1977, poco prima di entrare in campo per un match dell’allora 5 Nazioni.

“Guardate cos’hanno fatto al Galles questi bastardi. Hanno preso il nostro carbone, la nostra acqua, il nostro acciaio. Comprano le nostre case per passarci un weekend all’anno. Cosa ci hanno dato in cambio? Assolutamente nulla. Siamo stati sfruttati, umiliati, controllati e puniti dagli inglesi. E noi questo pomeriggio giochiamo contro di loro”. L’orgoglio gallese, quello dei poveri che sfidano i ricchi, essere fieri della propria terra e dei propri ragazzi che in campo si battono proprio per tenere alto l’onore, sembrano concetti d’altri tempi.

Il Galles ha grande abbondanza di leggende sportive ed eroi, e una tradizione di successi sportivi che sono motivo di orgoglio nazionale, che rappresentano un forte elemento identitario per i gallesi e diffondono l’immagine di questa nazione nel mondo, basti pensare all’entusiasmante percorso della nazionale del dragone agli ultimi europei di calcio in Francia.

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(Insidefoto.com)

La finale di Champions League: l’evento più seguito al mondo

La finale di Champions League sarà solo l’ultimo, in ordine di tempo, di una serie di eventi sportivi (e non solo) di livello internazionale ospitati dal Galles e dalla sua capitale (Cardiff, peraltro, è stata nominata capitale europea dello sport nel 2014). Si tratta dunque, come ha spiegato Rob Holt, direttore del dipartimento pubblico gallese per lo sviluppo turistico e i grandi eventi, di un’accurata strategia governativa di lungo periodo, volta a costruire un’immagine ed una migliore reputazione esterna della nazione del dragone attraverso lo sport. Dopo le positive esperienze della Ryder Cup, delle finali di FA Cup e dei due mondiali di rugby, il Galles è pronto ad ospitare l’evento sportivo più seguito al mondo ogni anno.

Il prestigio e l’audience globale della manifestazione, collocheranno il Galles tra le più importanti sedi dei maggiori eventi sportivi, consolidandone la reputazione. Lo stesso Holt, inoltre, stima che la Finale genererà un impatto economico diretto di circa 45 mln di sterline, che rappresentano un significativo ritorno dell’investimento del governo gallese.

L’obiettivo strategico è quello di avere un insieme bilanciato e sostenibile di eventi sportivi di livello mondiale, che, sul lungo periodo, garantirà ai gallesi un’eredità positiva dal punto di vista economico, sociale e culturale. Per raggiungere tale obiettivo, secondo Holt, sarà necessario fare un uso effettivo ed efficiente delle risorse di cui il Galles dispone, tra cui gli impianti già esistenti, quali appunto il Millennium Stadium.

La finale di Champions League è un evento unico, capace di attirare l’attenzione di circa 350 milioni di spettatori, attraverso collegamenti TV, radio e Web da 200 paesi del mondo.

I “pochi” fortunati ad avere la possibilità di seguire e godersi la partita direttamente al Millennium Stadium avranno a disposizione 41500 biglietti disponibili alla vendita (o più precisamente titoli d’accesso), dei 66000 complessivi per l’evento, così distribuiti: 18000 a testa per i tifosi delle due squadre finaliste e 5500 biglietti acquisibili tramite il sito dell’UEFA.

I rimanenti 24500 biglietti saranno invece a disposizione del comitato organizzatore locale, delle federazioni sportive nazionali, dai partner commerciali, delle emittenti e del Corporate hospitality.

I prezzi sono compresi tra le 390 e le 60 sterline: tale decisione è stata presa dopo aver anche consultato, come sempre negli ultimi anni, il Football Supporters Europe.

I numeri dei biglietti disponibili sono relativamente simili a quelli della finale di Champions League 2016 tra Real Madrid ed Atletico Madrid, disputata allo Stadio S.Siro di Milano. Infatti, dei 71500 biglietti disponibili per l’evento, 40000 sono stati divisi equamente ai tifosi delle due squadre, mentre 6000 sono stati acquisiti tramite il sito dell’UEFA.

I restanti 25500 biglietti, invece, sono stati utilizzati dal comitato organizzatore, dalle federazioni sportive nazionali, dalle emittenti e dai vari partner commerciali.

La macchina organizzativa della finale di Champions League coinvolge ogni anno migliaia di lavoratori e volontari nei giorni precedenti e successivi al match, capaci di fornire costantemente un prodotto di livello sempre più alto. Dunque per tutti questi motivi, alle città ed alle nazioni che ospitano tale evento viene garantito un sicuro ritorno dell’investimento di tipo diretto ed indiretto.

Questo complesso di strategie ben pianificate, orgoglio nazionale e passione irrazionale per lo sport che fa vivere il Galles e la sua piccola capitale è pronto a regalare un’atmosfera unica ai tifosi che arriveranno per la finale del 3 giugno. Che siano blancos o bianconeri, siamo certi che in valigia, al ritorno, porteranno anche la bandiera col dragone con sé.

Ah, per chi amasse la cabala, ultima curiosità. Le prime 11 finali di competizioni maggiori, disputate al Millennium, sono state vinte dalla squadra di “casa”.

Articolo a cura di Andrea Nardoni, Matteo Pirina e Diego Pierluigi, studenti del MasterSport.