Verosimilmente sono almeno 8 le squadre che corrono per il decimo posto. Dal Torino (attualmente nono con 35 punti) fino al Genoa che staziona al 16esimo posto con 25. In mezzo troviamo Sampdoria (33), Chievo (32), Udinese (29), Bolgona, Cagliari e Sassuolo (27).
Tutti naturalmente con possibilità proporzionali al loro piazzamento in classifica. Ma perchè è così importante il decimo posto, ovvero lo “stare dalla parte sinistra della classifica” che – come sottolinea oggi La Repubblica nell’edizione di Genova e come già raccontato nei giorni scorsi da RadiobolognaUno.it, nel momento in cui il Bologna, prima del tracollo attuale, sembrava in grado di raggiungere l’obiettivo – fino a due anni fa pareva un vezzo, uno dei tanti modi per dare il senso a un campionato.
Raggiungere almeno il decimo posto non vuol dire soltanto fare un salto “graficamente gradevole”. Come l’anno scorso ballano quattrini, e nemmeno pochi.
Solo che l’anno scorso i blucerchiati lottavano per salvarsi e nessuno dalle parti di Corte Lambruschini poteva pensare ad altro che non fosse evitare la serie B. Anche se il derby di ritorno fu decisivo per il Genoa, che vincendo 3-0 arrivò ad un passo dall’obiettivo centrato invece dall’Empoli (grazie agli scontri diretti: 2-0, 0-1).
Oggi invece il tris di vittorie di Muriel e compagni nelle ultime tre partite ha cambiato le carte in tavola. Non ha soltanto avvicinato la classifica alle ambizioni di Ferrero e Romei, ma ha aperto la caccia grossa alle cosiddette “quote incrementali” delle risorse derivanti dai diritti tv.
Quella parte di soldi che spetta a un club in base al piazzamento finale in campionato. Mentre dall’undicesimo al diciassettesimo posto ogni società incassa soltanto un milioncino, se il campionato finisse oggi la Samp prenderebbe 3 milioni e 100mila euro in più.
Che per una realtà come quella doriana non sono noccioline: De Silvestri, tanto per fare un esempio, la scorsa estate ha lasciato Genova con la fascia al braccio per 3,6 milioni. Oppure Torreira e Skriniar insieme sono costati 2,8 milioni. Questo per capire cosa può fare una società come la Sampdoria con cifre del genere.
Ovviamente più si sale in classifica e più i premi si fanno interessanti. Non ci sono differenze per chi chiude il campionato al decimo o al nono posto, dove oggi c’è il Torino di Mihajlovic con 35 punti, due più della Samp. Il vero salto per la Samp sarebbe l’ottavo posto, che già è distante sette punti, con la Fiorentina a 40.
Un traguardo che sarebbe decisivo anche per entrare nel tabellone della prossima Coppa Italia insieme alle altre grandi, con enormi vantaggi rispetto a tutte le altre. Un traguardo, però, obiettivamente molto difficile da raggiungere. In ogni caso in ballo ci sono 4 milioni e 300mila euro.