Calciomercato +450%: Cina ai ripari, via al Fair play finanziario e riduzione degli stranieri

La Chinese Football Association tenta di correre ai ripari di fronte alla spesa “irrazionale” dei club su trasferimenti e compensi di giocatori, domestici e soprattutto stranieri, con la definizione di…

Italy - Spain

La Chinese Football Association tenta di correre ai ripari di fronte alla spesa “irrazionale” dei club su trasferimenti e compensi di giocatori, domestici e soprattutto stranieri, con la definizione di “apposite misure”.

Lo annuncia la stessa federazione in un comunicato secondo cui si tratta di implementare l’azione a sostegno “della riforma del calciocinese e dello sviluppo del programma generale”. Le linee guida sono state tracciate nella riunione tenutasi ieri a Wuhan tra la federazione e i club della Super League, la Serie A locale, servita anche per definire il nuovo calendario del campionato 2017.

Il governo di Pechino sta da qualche anno puntando molto sul calciocon l’ambizioso piano di vincere una edizione della coppa del Mondo entro il 2050. Attualmente sulla  panchina della Nazionale siede l’ex ct degli Azzurri Marcello Lippi, vincitore di Germania 2006. Secondo gli ultimi calcoli, i club tra acquisti, commissioni sui trasferimenti e salari, hanno speso nel 2016 un aggregato di ben 495,6 miliardi di dollari, contro i 108,4 del 2015. 

L’ultimo caso in ordine di tempo è stato quello dello spagnolo Diego Costa del Chelsea, che si è visto recapitare una offerta da 34 milioni di euro l’anno con 90 milioni di indennizzo al suo club. Una proposta che lo ha fatto vacillare e che è stata alla base di un litigio tra lui e lo staff tecnico di Antonio Conte, che lo ha escluso nel week end della sfida contro il Leicester di Ranieri.

Rimane da capire come, concretamente, opererà il Fair play finanziario in salsa cinese. L’impressione è che si voglia soprattutto trovare una regola che permetta di distribuire gli investimenti assicurando che i club non perdano la priorità che è quella di sviluppare il calcio nel paese.

Vero – come evidenziato da CF – calcioefinanza.it nei giorni scorsi – che il calcio è un grande strumento di soft power per la Cina, e che nel frattempo è evidente la perdita di centralità politica dell’Europa nel calcio, ma anche questo ha un prezzo, e il Partito comunista vuole assicurarsi che non sia superiore al necessario.

Nel frattempo, in attesa di capire se ci saranno delle riforme effettive ed efficaci, la Super League ha ridotto a 3 a partita il numero degli stranieri impiegabili, contro l’attuale regola di quattro stranieri, di cui almeno uno asiatico.

La decisione dei vertici del calcio di Pechino portera’ tre vantaggi: lo sviluppo del calcio cinese, la coltivazione di talenti locali, e l’innalzamento del livello di gioco della nazionale allenata da Marcello Lippi.

Oltre alla riduzione del numero di fuoriclasse stranieri e’ previsto, infatti, anche un aumento degli atleti under 23 nelle squadre che disputano il campionato nella massima serie cinese, che dovranno essere almeno due.