Il blitz di Vivendi su Mediaset apre a sorpresa la partita più difficile della storia imprenditoriale di Silvio Berlusconi: quella per salvare il suo impero televisivo dall’assalto francese.
Come evidenzia il quotidiano La Repubblica, in un’analisi firmata da Ettore Livini, Vincent Bolloré, presidente e primo azionista di Vivendi ha calcolato i tempi con cura chirurgica, approfittando di una congiuntura astrale unica: la crisi di governo ha tolto di mezzo Matteo Renzi con cui il gruppo francese aveva rotto i rapporti dopo la guerra della banda larga con Telecom Italia.
Il nuovo esecutivo guidato da Paolo Gentiloni (in passato ministro delle Comunicazioni del governo di Romano Prodi) si trova a fronteggiare i guai delle banche (e in particolare di Mps) e potrebbe avere difficoltà ad alzare le barricate in difesa delle tv del leader del centrodestra.
Inoltre, anche alla luce del passo indietro fatto da Vivendi sul dossier Premium (che Fininvest ritiene sia stato fatto ad arte per mettere sotto pressione il titolo Mediaset a Piazza Affari) le azioni del biscione sono crollate dai 3,89 euro di inizio anno ai 2,23 di fine novembre.
Così Bolloré, un tempo considerato vicino a Berlusconi, ha deciso di alzare il tiro puntando al bersaglio grosso. Anche perché la partita per il futuro delle tlc e dei media (come dimostrano il riassetto dell’impero Murdoch e le avances di Orange su Canal Plus) ha ormai trasformato la guerra legale su Premium in una battaglia di retroguardia.
Cosa succederà ora? L’acquisto del 3,1% di Mediaset, come insegna la storia di Bolloré, è solo l’antipasto. Vivendi ha già detto di voler salire al 10-20% del capitale. È la stessa strategia che il bretone ha usato per conquistare Havas, Telecom Italia (di cui oggi è il primo socio), Gameloft e Ubisoft.
Il colosso francese ha i soldi da spendere. Inutile pagare milioni ai legali per dirimere il contenzioso sulla pay-tv, meglio giocare al rialzo puntando sul cuore dell’impero di Arcore. Obiettivo: creare quel «polo dei media e contenuti dell’Europa meridionale» in cui potrebbero confluire le televisioni dell’ex-Cav, la controllata Canal Plus, Telecom Italia e magari pure Orange. In vista forse di un asse mondiale con Telefonica o Sky.
Scalare Mediaset, naturalmente, non è una passeggiata. Fininvest ha il 34,7% del capitale e può rastrellare in Borsa un altro 5% senza obbligo d’Opa.
Il Biscione ha in cassa liquidità e se la vendita del Milan andasse in porto (o se la Bce costringesse Fininvest a cedere il 20% di Mediolanum) avrebbe i mezzi per lanciare a sua volta un’offerta sul gruppo televisivo, anche se un’operazione di questo genere rischierebbe di far saltare i fragili equilibri della famiglia Berlusconi.
Il fattore tempo gioca però in favore di Vivendi. Se i francesi arriveranno al 20% di Mediaset avranno davanti due strade: o lanciare un’Opa (Mediaset capitalizza oggi 3,2 miliardi), oppure, è l’ipotesi più accreditata, tirare i remi in barca ed aspettare gli eventi. Il cerino, a quel punto, sarebbe nelle mani di Fininvest. Nessun partner strategico del settore media o tlc – sono convinti a Parigi – sarebbe pronto a fare intese con un Biscione “commissariato” nell’azionariato da un colosso come Vivendi.
Ogni assemblea Mediaset rischierebbe di diventare un calvario visto che i grandi fondi – arma che il bretone ha sempre usato con disinvoltura – potrebbero far pendere l’ago della bilancia verso Parigi. E anche se il rinnovo del cda è previsto solo nel 2018, non è escluso che qualcuno possa forzare la mano per cambiarlo in anticipo.
Il dado, insomma, è tratto. Bolloré, dopo aver cercato a lungo il dialogo con Roma (senza successo) nella partita Telecom, ha deciso di mollare il fioretto e impugnare la scimitarra. E gli effetti collaterali rischiano di tracimare ben oltre Mediaset.
Blitz di Vivendi su Mediaset, la reazione di Fininvest
Nel pomeriggio Fininvest è passata all’azione: la holding della famiglia Berlusconi ha presentato oggi alla Procura della Repubblica di Milano e per conoscenza alla Consob una denuncia per manipolazione del mercato nei confronti di Vivendi. Lo riporta una nota della holding della famiglia Berlusconi. L’atto, predisposto dall’avvocato Niccolò Ghedini, fa seguito – si legge in una nota – al comunicato diffuso ieri nel quale la società francese annunciava di detenere oltre il 3% di Mediaset e di essere intenzionata a raggiungere una quota fino al 20% della stessa Mediaset.