Pallotta: "La A può crescere, ma ci vogliono stadi e nuovi mercati. Roma come l'Atletico"

La Serie A può far aumentare fino a dieci volte il valore dei diritti televisivi, ma le società devono puntare sugli stadi di proprietà e sui mercati come Sud America,…

James Pallotta / Insidefoto

La Serie A può far aumentare fino a dieci volte il valore dei diritti televisivi, ma le società devono puntare sugli stadi di proprietà e sui mercati come Sud America, Asia o l’India “che ha un potenziale enorme con un miliardo di persone”. È il James Pallotta pensiero che ha rilasciato una lunga intervista alla rete statunitense Nbc Sport – tradotta in Italia dal Corriere dello Sport – in occasione del tour in America del Nord dei giallorossi. Il modello da seguire per la A è la Premier League: “In Inghilterra seguono la linea dei campionati americani. La serie A e la Liga stanno aumentando il loro livello” ma, sostiene Pallotta, con i diritti tv “la A può crescere di almeno 10 volte rispetto la situazione attuale”.

Sebbene la crescita sembri un po’ eccessiva – la A vende i diritti televisivi complessivamente per 1,09mld – il presidente della Roma sottolinea come sia necessario promuovere il prodotto in altri paesi, come appunto quelli sudamericani e asiatici, perché “c’è un grande margine di guadagno ancora nel mondo globale del pallone”. Insieme a questo è indispensabile avere uno stadio di proprietà, progetto al quale la Roma si dedica da diverso tempo: “Basta guardare a ciò che sta portando a Barcellona, Manchester United e Real Madrid“, dice.

Il modello da seguire è quello di Atletico Madrid, Siviglia e Leicester, club “hanno messo insieme squadre molto competitive senza spendere cifre folli”. La Roma cerca di “intraprendere” questa strada puntando sul vivaio “da cui attingere”. Pallotta racconta di essere “andato a vedere i persona i nostri giocatori di 9 e 10 anni di età e sono rimasto sbalordito dal loro potenziale. Il vero obiettivo è quello di costruire un bel vivaio da cui attingere, un vivaio composto da tanti ragazzi di qualità in giro per l’Europa”. E a proposito di giovani, ne arriveranno “quattro” a Roma direttamente dagli Stati Uniti d’America. “Serve un po’ di pazienza, ma il nostro progetto è ben avviato”. 

Del lavoro fatto a Roma – con gli americani che al momento sono senza trofei in bacheca – Pallotta si mostra soddisfatto dell’impegno tecnologico, social media e sviluppo digitale primi fra tutti; ma ammette come altro debba essere ancora fatto per far arrivare la Roma al top: “Stiamo facendo tante cose interessanti anche se la strada da percorrere è ancora molto lunga”. Essere al vertice della Roma significa gestire un brand riconoscibile in tutto il mondo: “Beh, non c’è una persona che non mi faccia i complimenti per il nostro lupo nello stemma“.