EUIPO streaming illegale per il 25% dei giovani europei, il 17% sceglie lo sport – Il 25% dei giovani europei accede intenzionalmente a contenuti di streaming illegali online; il 17% tra questi guarda lo sport, preferendo i siti pirata a regolari abbonamenti alla pay-tv via web. Il dato emerge da una ricerca, pubblicata oggi, dell’Ufficio dell’Unione Europea per la proprietà intellettuale. La motivazione di chi sceglie l’illegalità, se servisse dirlo, è il prezzo. Vittime numero uno dello streaming pirata sono film e serie tv all’85%, poi la musica (56%), i giochi (29%) e lo sport al 17%. Se la cavano quotidiani e riviste: il 61% dichiara di leggere navigando sul web; ma solo il 5% ammette di farlo in maniera del tutto illegale.

I giovani italiani sembrano essere meno propensi dei coetanei europei a sfruttare i buchi del web per godersi contenuti gratuitamente. Solo il 21% dichiara di usare fonti illegali intenzionalmente, ma a questi va aggiunto un 14% del campione che giura di farlo senza volontà (in Europa è 25%+13%). Come accade negli altri Paesi europei, in Italia il podio delle risorse scroccate vede in testa film e serie tv (85%), seguiti da musica (63%) e giochi (28%).
Perché un giovane europeo sceglie l’illegalità per accedere ai contenuti intellettuali? Ovviamente, come detto, la motivazione principale è il prezzo scelto dal 67% degli intervistati come ragione numero uno. Dietro, ben staccate, ci sono la facilità di accesso alla fonte (percentuale superiore al 30%) e la convinzione che il solo uso personale non costituisca un reato: il 38% degli intervistati non vede “nulla di male nel farlo, in quanto si tratta di un uso personale”, è scritto nel report.
Per fermare l’emorragia, con un giovane europeo su quattro che naviga intenzionalmente nell’illegalità, secondo gli stessi intervistati si dovrebbero mettere a disposizione contenuti a prezzi più bassi. Poi ci sono le sanzioni: il rischio di essere puniti è per il 36% degli intervistati un motivo buono per smettere; ragione più impellente rispetto alle esperienze negative personali, di amici o familiari. La palla passa ai broadcaster internazionali: abbassare i prezzi potrebbe aiutare a far rientrare il 25% dei giovani europei nella legalità. Anche perché c’è chi è disposto a pagare un minimo 10 euro al mese per un abbonamento illegale via Iptv.