I 50 anni del Gruppo Pellegrini. C’è stata un’Inter in cui Thohir era ancora ben lontano dal diventare presidente e Massimo Moratti non ancora il patron delle campagne acquisti sontuose e del Triplete. Era l’Inter di Ernesto Pellegrini, il cui gruppo industriale festeggia i cinquant’anni.
Conta 8.050 dipendenti che nel 2016 dovrebbero arrivare fino a 8.500, e gode di ottima salute: 510 milioni di fatturato, crescita dell’8%, margine operativo lordo di 40 milioni in aumento del 10% nel 2016.
Un gruppo, quello di Ernesto Pellegrini, partito dalla ristorazione ai buoni pasto ai servizi, cresciuto nel mondo: Nigeria, Congo, Angola, Mozambico, con obiettivi su Dubai e Singapore. Ad affiancare lo strico presidente nella gestione è la figlia Valentina.
Ernesto Pellegrini iniziò come capocontabile della Edoardo Bianchi Biciclette di Via Fantoli, figlio di ortolani, frequenta Economia e Commercio alla Cattolica. Fino a che un giorno gli viene data la gestione della mensa interna. “Non ne sapevo nulla – ammette lui in una intervista al Sole 24 Ore – ma avevo sempre desiderato diventare imprenditore”.
La nuova attività inizierà con l’assegno del licenziamento: 150 mila lire per dare il via alla prima mensa con sei diendenti. Subito servizi per tre aziende diverse nel primo anno.
Il gruppo guadagna molto bene e l’evoluzione è rapida. Nel 1984 l’approdo al grande calcio con l’Inter che terrà per 10 anni prima di cederla a Massimo Moratti. 10 anni “di felicità personale” con la perla dello scudetto 1988/1989 e il record di 58 punti in 34 gare per la squadra guidata in panchina da Giovanni Trapattoni, la Supercoppa Italiana del 1989 e due Coppa Uefa: nel 1991 e nel 1994 quando il trofeo veniva giocato dalle seconde e terze dei migliori campionati ed aveva ancora il suo fascino vintage.
Sua l’Inter dei tedeschi: Rummenigge, Matthaus, Brehme, Klinsmann. “Un buon investimento – lo giudica Pellegrini – grazie alla notorietà e alla identificazione con una squadra tanto prestigiosa nel cuore di Milano e degli italiani”.