Stade de France, il piano fallito dei tre kamikaze: «Volevano colpire davanti a Hollande»

Tutto doveva cominciare allo Stade de France, con una spettacolare carneficina sugli spalti. Ma qualcosa, per fortuna, è andato storto. Il commando di tre terroristi, infiltrato tra gli 80 mila…

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Tutto doveva cominciare allo Stade de France, con una spettacolare carneficina sugli spalti. Ma qualcosa, per fortuna, è andato storto. Il commando di tre terroristi, infiltrato tra gli 80 mila tifosi arrivati allo Stade de France per vedere l’amichevole Francia-Germania, aveva il compito di entrare nell’impianto e farsi saltare in aria a metà del primo tempo, in mondovisione e davanti agli occhi del presidente Francoise Hollande. E’ quanto riporta l’edizione odierna di Repubblica, che nella ricostruzione degli attentati terroristici a Parigi di venerdì sera dedica ampio spazio anche a quello che sarebbe potuto succedere a Saint Denis se i kamikaze dell’Isis, muniti di regolare biglietto per la partita, fossero riusciti a entrare allo Stade de France.

«Abbiamo le prove che l’obiettivo fosse esattamente quello, a cominciare dai filmati delle telecamere di sorveglianza», sostiene una fonte altamente qualificata della Prefettura parigina. E il racconto che un testimone chiave, l’addetto alla security del cancello D, ha consegnato alla polizia negli interrogatori di ieri notte ne è l’ulteriore conferma.

«Erano passati pochi minuti dall’inizio dell’incontro», ha messo a verbale l’uomo, «quando si è presentato un ragazzo che ha provato a superare i tornelli con il biglietto in mano. Mi sono accorto però che aveva qualcosa di strano sotto la giacca». Lo strano è una cintura di esplosivo militare Tatp (perossido di acetone), riempita di bulloni e collegata a delle batterie con un detonatore a pulsante. Scoperto dalla vigilanza, il ragazzo corre via lungo la Avenue Jules Rimet, la strada attorno allo stadio che in quel momento, sono le 21 e 20 minuti, è semivuota. Braccato, si avvicina a un chiosco e aziona il detonatore, uccidendo l’unica persona che ha accanto: un barista portoghese di 62 anni.

Stade de France, il fallito attentato da parte dei terroristi dell'Isis
Stade de France, il fallito attentato da parte dei terroristi dell’Isis

Le telecamere delle televisioni fanno in tempo a inquadrare l’espressione stranita di Patrice Evra. Dopo due minuti, alle 21.22, il sospetto si fa certezza. Un’altro botto, ancora una volta proveniente dalla Avenue Rimet. È il secondo attentatore, che si fa “brillare” di fronte alla porta chiusa del negozio Decathlon, sotto la tribuna H, ferendo almeno 25 persone. Bley Mokono all’ospedale ricorda: «Era un magrebino alto 1,70, sui 25 anni, con vestiti larghi e un mantello». La situazione precipita: tutta l’area sotto i settori H, G e J, varchi compresi, vengono chiusi e sgomberati dalla security, alle radioline di servizio si lancia l’allarme.

La partita però non si ferma. In campo c’è anche Lassan Diarra, che gioca mentre sua cugina, Astadia Diakitè, muore in una delle sparatorie del centro. Il presidente Hollande sparisce, perché su ordine dei servizi segreti deve riparare nei locali protetti del ministero dell’Interno. Alla fine del primo tempo un poliziotto scende negli spogliatoi e chiama in disparte i due ct, Didier Deschamps e Joachim Löw: spiega loro sommariamente ciò che sta accadendo a Parigi, pregandoli di non dire niente ai giocatori. Per motivi di sicurezza, i tifosi devono avere l’impressione che tutto sia normale. Di normale, però, nella notte parigina del 13 novembre 2015, non c’è niente. Mentre i tre stanno parlando, alle 21.53, un’altra deflagrazione: il terzo attentatore si fa saltare a 400 metri dallo stadio, nei pressi di un McDonald’s. Altre venti persone vengono ferite.

Chi sono, i tre uomini-bomba? L’intelligence francese è ancora nel dubbio, nonostante due passaporti ritrovati vicino ai corpi dilaniati: appartengono a un siriano di nome Ahmad Al Mohammad, classe 1990, e a un egiziano, ma non è detto che siano i documenti reali. E di sicuro qualcuno dovrà dare qualche spiegazione in più sulla misteriosa evacuazione della nazionale tedesca dall’albergo Molitor, disposta intorno alle 16 prima della gara.

Alle Stade de France, venerdì sera, si é giocato fino alle 22.45, fino al triplice fischio dell’arbitro. I tifosi, ormai consci dell’attacco a Parigi, sono usciti cantando la Marsigliese. I giocatori, invece, no. Quelli francesi sono rimasti dentro lo stadio fino alle 3 di mattina. I tedeschi hanno dormito negli spogliatoi. Terrorizzati di essere loro il prossimo bersaglio del delirio jihadista.