Calcio femminile, Uva: "Basta parlare di sciopero"

Calcio femminile, Uva: “Basta parlare di sciopero”. “Bisogna smettere di parlare di sciopero e cominciare a ragionare e lavorare assieme”. A dirlo è il direttore generale della Figc, Michele Uva,…

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Calcio femminile, Uva: “Basta parlare di sciopero”. “Bisogna smettere di parlare di sciopero e cominciare a ragionare e lavorare assieme”. A dirlo è il direttore generale della Figc, Michele Uva, in occasione del convegno ‘Donne e Sport nell’Italia del futuro: senza barriere’ che si è svolto a Roma presso il Salone d’onore del Coni. Il problema relativo alla situazione delle donne calciatrici torna quindi ad essere di attualità nel nostro Paese dopo le polemiche sorte negli ultimi tempi in merito a un atteggiamento discriminatorio di cui le atlete parlano da tempo.

Per Uva, però, trasformare il calcio femminile in un’attività professionistica sembra essere ancora piuttosto prematuro: “Il professionismo non è la chiave per risolvere il problema della crescita dello sport femminile ma è la professionalizzazione dei dirigenti -prosegue Uva-. La mia fortuna di dirigente sportivo è iniziata dallo sport femminile. Negli ultimi 20 anni la federazione non ha fatto nulla, negli ultimi 12 mesi ha fatto molto. Come Figc abbiamo nominato donne all’Uefa, per la prima volta con la Bianchedi nell’antidoping. Abbiamo fatto 6 nazionali femminili raddoppiando il budget in un momento di recessione. Siamo la seconda Federazione in Europa, 45%, come numero di donne dipendenti”.

Nonostante lo stanziamento di mezzo milione di euro annunciato dal presidente della Figc Carlo Tavecchio proprio a favore del calcio femminile sono ancora diversi i problemi da risolvere. A mettere in evidenza una situazione che appare ancora troppo squilibrata è anche il presidente del Coni Giovanni Malagò, che ha sottolineato le diverse barriere che impediscono alle donne di affermarsi nello sport: “Le donne sono il futuro dei dirigenti nello sport ma a prescindere dagli aspetti elettivi una donna deve dimostrare di avere coraggio, di avere forza di candidarsi e sottoporsi alle democrazie elettorali. Io sono complice e disponibile nel far si’ che le donne diventino coprotagoniste del nostro mondo, ma non a prescindere: si deve andare sui banchi e si deve studiare”. 

Uva ritiene però che le ultime mosse compiute dalla Figc per sostenere il calcio femminile siano certamente positive visto che arrivano dopo un periodo di disinteresse quasi totale: “Si entra per competenza, non per genere, ma l’impiego delle donne aiuta a contaminare con nuove competenze e professionalità. Sul calcio femminile negli ultimi 20 anni la Federcalcio non ha fatto nulla, negli ultimi 12 mesi dal punto di vista pratico ha fatto qualcosa e oggi siamo la seconda federazione in Europa dopo l’Olanda per numero di donne impiegate”.