Bilancio Juventus 2016, luci e ombre della prima trimestrale

Lo scorso 9 novembre il cda della Juventus ha approvato i conti del primo trimestre dell’esercizio 2015/16, chiusi con un utile netto di 16,8 milioni, in netto miglioramento rispetto al…

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Lo scorso 9 novembre il cda della Juventus ha approvato i conti del primo trimestre dell’esercizio 2015/16, chiusi con un utile netto di 16,8 milioni, in netto miglioramento rispetto al rosso di 28,6 milioni del primo trimestre dell’esercizio 2014/15. Un esercizio, lo scorso, che il club presieduto da Andrea Agnelli ha poi chiuso in utile di 2,3 milioni, grazie al boom dei ricavi legati al raggiungimento della finale di Champions League.

A prima vista, dunque, essendo ben partito il primo trimestre, in molti si attendono che anche quest’anno la Juve possa replicare i risultati economici dello scorso anno e che il cammino virtuoso intrapreso sotto la gestione di Andrea Agnelli possa continuare anche nei prossimi anni senza essere condizionato pesantemente dai risultati sportivi. Ma le cose stanno esattamente così? Abbiamo provato ad analizzare nel dettaglio dei conti del primo trimestre e la conclusione cui siamo giunti conferma che in questa fase i ricavi della Juventus, che punta ad avere un modello di business simile a quello dei grandi top club europei, sono ancora troppo dipendenti dai diritti televisivi (e in particolare quelli della Champions League) e dai risultati del player trading. Vediamo perché.

Bilancio Juventus 2016 – I ricavi del primo trimestre

Nel corso del primo trimestre 2015/2016, a parità di periodo economico, la Juventus realizza +97% in termini di entrate rispetto alla stagione passata. Ciò è legato principalmente ad un forte aumento dei proventi da gestione diritti calciatori (34,8 milioni contro 6,2 milioni nel corso della passata annata), per lo più imputabili alla cessione di Arturo Vidal al Bayern Monaco (prezzo finale 37 milioni, con annessa plusvalenza di 31,7 milioni).

I ricavi da diritti radiotelevisivi e proventi media aumentano da 20,8 milioni a 36,9 milioni nel corso dell’annata attuale, per effetto dell’impatto del nuovo sistema di distribuzione dei diritti Champions (più ricco rispetto a quello del 2014/15) ed in parte del nuovo contratto della Serie A.

Aumentano marginalmente ma in maniera comunque non trascurabile anche i ricavi da gare (da 7,21 a 8,24 milioni), i ricavi da sponsorizzazioni e pubblicità (da 13 a 17 milioni, grazie alla nuova partnership con Adidas e alla gestione diretta di licensing e merchandising) e gli altri ricavi (+1,4 milioni): in totale queste voci incrementano la “parte alta” di conto economico per quasi 7 milioni.

Bilancio Juventus, i ricavi del primo trimestre

Bilancio Juventus, i ricavi del primo trimestre

Inoltre vanno anche considerati i ricavi non ricorrenti pari a 10,6 milioni legati al Progetto Continassa.

Bilancio Juventus 2016 – I costi del primo trimestre

A fronte di un aumento dei ricavi, anche i costi operativi sono aumentati di circa 14,2 milioni. Questo è legato al raddoppio dei costi legati ad acquisti di materiali, forniture ed altri approvvigionamenti (1,5 milioni contro 0,8 milioni), all’aumento dei costi per i servizi esterni (11,3 milioni contro 8,9 milioni) e all’aumento degli stipendi per il personale non tesserato (4,1 milioni contro 3,2 milioni). Sostanzialmente stabili invece gli oneri da gestione diritti calciatori (+0,5 milioni) e gli altri oneri (-0,2 milioni).

Bilancio Juventus, i costi del primo trimestre
Bilancio Juventus, i costi del primo trimestre

La vera voce con impatto fortemente positivo sui costi è però quella legata al personale tesserato: infatti nel primo trimestre si evidenzia un impatto negativo di 9,7 milioni di Euro (+22%). Ciò è in parte spiegato da un aumento del valore medio dei contratti dei calciatori in rosa: la campagna acquisti ha inserito in squadra profili importanti e dei giocatori presenti lo scorso anno hanno avuto un adeguamento del salario.

Questa voce solleva dunque un’importante criticità: un aumento di circa 10 milioni nel primo trimestre significa dei costi per il personale tesserato fortemente crescenti nel corso della stagione, quindi potenzialmente molto al di sopra dei 178,8 milioni di euro dell’intera stagione 2014/2015.

Bilancio Juventus 2016 – L’EBITDA del primo trimestre

La differenza tra ricavi e costi operativi si attesta dunque attorno a 39,0 milioni (inclusi gli altri ricavi e oneri non ricorrenti). Il dato è positivo se confrontato con il rosso di 9,1 milioni dell’esercizio precedente (solo il primo trimestre perché l’annata si era conclusa con un EBITDA positivo per 86,1 milioni, frutto degli esponenziali ricavi registrati in virtù dell’esaltante cavalcata Champions). Sostanzialmente si può affermare che l’attuale EBITDA del 33,7% si ridimensionerà nel corso della stagione (i proventi da gestione diritti calciatori non sono ricavi ricorrenti) e si attesterà probabilmente nell’ordine del 16-18% come da stime di Banca IMI.

Bilancio Juventus 2016 – gli ammortamenti del primo trimestre

Sempre per effetto dell’importante campagna trasferimenti estiva gli ammortamenti di periodo salgono da 13,3 milioni a 16,1 milioni: la proiezione annuale (considerato l’ammortamento a quote costanti e non conoscendo a priori i movimenti entrata/uscita che si verificheranno nella sessione di gennaio) si attesta dunque attorno ad una previsione di 64,3 milioni contro i 57,8 della passata stagione.

Bilancio Juventus 2016 – l’EBIT del primo trimestre

Sottraendo gli ammortamenti e gli accantonamenti all’EBITDA si giunge dunque al risultato operativo. In questo primo trimestre la gestione è caratterizzata da un EBIT di 20,7 milioni contro il risultato di -24,5 milioni registrato nello stesso periodo di un anno fa. Dei 45,1 milioni di differenza, 28,6 sono imputabili ad un maggiore numero di proventi da gestione diritti calciatori (la famosa “plusvalenza Vidal”) e 10,6 invece si raffigurano come altri ricavi ed oneri non ricorrenti (la plusvalenza sulla Continassa).

L’EBIT incide per il 17,9% del fatturato, ben superiore al -45% di 12 mesi fa. Nel corso dell’intero esercizio precedente, invece, l’EBIT, pari a 19,3 milioni, costituiva il 5,5% dell’intero fatturato. Le stime di Banca IMI rivedono questo dato al ribasso, essendo l’EBIT previsto pari a 2,6 milioni di Euro (0,7% del fatturato) per effetto di minore valore del fatturato totale stesso e maggiori ammortamenti e costi operativi).

Bilancio Juventus 2016 – Proventi e Oneri finanziari del primo trimestre

I proventi finanziari diminuiscono nel trimestre di 0,1 milioni mentre gli oneri anche essi diminuiscono di 0,5 milioni ma nel secondo caso l’effetto è sicuramente positivo. L’EBT, o risultato prima delle imposte, mantiene dunque le stesse proporzioni dell’EBIT: delta positivo di 45 milioni tra i due esercizi (18,7 milioni contro un negativo di 26,8 nel primo trimestre di 12 mesi fa).

Le imposte

Anche questa voce resta sostanzialmente inalterata, con un lieve incremento della voce imposte differite e anticipate.

Bilancio Juventus 2016 – il risultato netto del primo trimestre

Utile/perdita: l’utile di periodo si attesta attorno ai 16,8 milioni rispetto ai -28,6 milioni del primo trimestre 2014/2015. Tuttavia a fine esercizio, sempre grazie alle ottime prestazioni della squadra di mister Allegri in Champions League, l’utile netto si attestava a 2,2 milioni di Euro (0,63% del fatturato). Le attendibili stime di Banca IMI prevedono invece per questo esercizio una perdita di 15,7 milioni di Euro, imputabile come già detto ad minore fatturato (potenziale) e maggiori ammortamenti e costi operativi.

Riflessioni:

Efficienza Operativa

Il rapporto tra costo del personale totale (stipendio + ammortamenti) e i ricavi operativi, fatturato con esclusione delle plusvalenze, è l’indicatore utilizzato a livello internazionale per misurare l’efficienza operativa delle società di calcio.

Più basso è il valore di questo rapporto e più “efficiente” risulta il club. Secondo gli standard del Fair Play Finanziario la combinazione costo del personale tesserato e ammortamenti non deve superare il 70% del fatturato al netto delle plusvalenze. Perché al netto delle plusvalenze? Perché in genere un “Top Club” deve riuscire a sostentare le proprie attività senza ricorrere a plusvalenze derivanti da cessioni diritti calciatori.

La Juventus come si pone da questo punto di vista?
Nel corso della stagione 2014/2015, considerando 178,8 milioni di costo del personale tesserato e 57,8 milioni di ammortamento, tale valore si è aggirato attorno al 72,9% (Il fatturato di 348,1 milioni deve essere infatti rivisto alla luce dei 23,5 generati dai proventi da gestione diritti dei calciatori). Tale valore è comunque accettabile.

Per la stagione in corso, lasciando inalterate le stime di Banca IMI che vedono a 340 i milioni di fatturato potenziale per i bianconeri al raggiungimento almeno degli ottavi di Champions League (anche se ripetendo la difficile cavalcata della scorsa stagione potrebbero essere molti di più), e decurtandoli dei 34,8 milioni derivanti da proventi della gestione diritti dei calciatori (per quanto riguarda solo la prima sessione di trasferimenti di questa stagione), ci accorgiamo che, con stipendi e ammortamenti previsti in aumento, il dato del 72%, purtroppo, è destinato ad aumentare.

Quale problema potrebbe comportare quest’improvviso aumento dei costi del personale tesserato (e degli ammortamenti)?
Nessuno a livello assoluto se la Juventus dovesse centrare gli obiettivi che si era prefissa ad inizio stagione, mantenendo dunque pressoché inalterati (o in lieve crescita) i rapporti fatturato/costo del personale totale.
Qualcuno se non dovesse superare i gironi di Champions League o non qualificarsi alla prossima edizione della stessa.

• Ripartizione dei ricavi

Le società italiane, in generale, non possiedono uno “zoccolo duro” di ricavi commerciali che possano permettere un’annata di transizione (pur continuando ad investire risorse per alimentare la gestione sportiva) come è capitato in tempi recenti al Manchester United.
La dipendenza dai ricavi derivanti dai diritti tv e media è molto elevata.

Bilancio Juventus, la ripartizione dei ricavi
Bilancio Juventus, la ripartizione dei ricavi

Infatti analizzando la composizione dei ricavi, sempre al netto delle plusvalenze, ci si accorge di come i ricavi commerciali, nonostante le azioni di sviluppo intraprese sotto la gestione di Andrea Agnelli, non siano ancora così sviluppati come ci si potrebbe attendere da un club del blasone della Juventus.

Il 16,6% sul totale del fatturato realizzato lo scorso anno è un dato su cui lavorare se paragonato ai club con cui i bianconeri vogliono competere: Arsenal, Chelsea, Real Madrid, Barcellona, Manchester United, Paris Saint Germain, Manchester City e Bayern Monaco oltre ad avere un fatturato più alto dei bianconeri hanno anche una percentuale di incidenza dei ricavi commerciali notevolmente superiore (basti pensare al 50% su un fatturato di 438,2 milioni del Bayern Monaco o al 50% del Manchester United su un fatturato di 493,4 milioni).

Bilancio juventus - Il confronto con i ricavi dei top club europei
Bilancio juventus – Il confronto con i ricavi dei top club europei

L’attuale gestione economica della Juventus sembrerebbe dunque continuare ad essere molto influenzata dal risultato sportivo, almeno nel breve termine.

Dunque due sono gli obiettivi strategici da raggiungere necessariamente per la Vecchia Signora:

• il passaggio del turno in Champions League (almeno fino agli ottavi di finale, meglio ancora sarebbe un approdo ai quarti) per garantire un fatturato in linea con le stime di Banca IMI e quindi superiore ai 340 milioni;

• una possente rimonta nell’attuale campionato di Serie A, in modo da garantirsi (almeno) la possibilità di giocarsi i preliminari di Champions League del prossimo anno e non ritrovarsi con un bilancio in forte perdita.

In questo modo la gestione sarebbe sostenibile e produrrebbe un output finale in linea con le stime di Banca IMI (-15 milioni di Euro a giugno 2016).

Il risultato economico per l’esercizio 2015/16 sarà influenzato dall’incremento dei costi relativi alla gestione sportiva e dipenderà anche, come detto, dai risultati. Tuttavia un’annata di “ricostruzione”, ma garantendo un floor solido (ottavi Champions e qualificazione), è un passo fondamentale per (ri)costruire una squadra che acquisisca negli anni la stessa maturità e mentalità vincente del ciclo appena concluso (2011-2015) e ne possa migliorare (se possibile) i risultati sul campo.

In estate c’è stato l’avvio di un nuovo progetto.

I giocatori in uscita (tra tutti Pirlo, Tevez e Vidal) hanno sottratto alla squadra caratteristiche difficilmente replicabili in maniera immediata e diretta tramite l’acquisto di nuovi calciatori (abbordabili per le finanze bianconere). La caratura e la consapevolezza di tali giocatori è derivata da un processo continuo di crescita che ha alimentato la loro carriera di professionisti: l’attitudine a giocare a certi livelli si acquisisce con l’esperienza e la maturità di tali giocatori ha spesso fatto la differenza nelle partite importanti.

Avendo ora abbassato l’età media ed inserito molti giovani, gli amministratori si aspettano di replicare i successi ottenuti nelle passate stagioni passando attraverso una prima fase di “assestamento”. È in atto un nuovo progetto in casa Juve, con un focus nel breve periodo per il sostentamento dell’attività economica (quindi raggiungimento di obiettivi minimi che permettano di coprire i costi di gestione, come si è detto nell’analisi) ma che possa contribuire alla costruzione di una squadra vincente nell’ottica futura di piena sostenibilità economica e di risultati sportivi del business.

La gestione con le scarse risorse a disposizione è spesso borderline, ed anche i sapienti dirigenti della Juventus dovranno far fronte ad un’ingente perdita se le risorse investite non saranno proporzionate a dei risultati coerenti con le stesse.

Il mancato raggiungimento degli obiettivi strategici elencati sopra aprirebbe dunque ad un possibile sacrificio in sede di calciomercato 2016? Staremo a vedere.