Pay tv in Italia, mercato potenziale da 12 milioni di abbonati

Pay tv in Italia. Mai come in questo momento il mercato dei contenuti pay in Italia è stato così in fermento. I diritti Champions su Mediaset hanno aperto alla concorrenza…

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Pay tv in Italia. Mai come in questo momento il mercato dei contenuti pay in Italia è stato così in fermento. I diritti Champions su Mediaset hanno aperto alla concorrenza del biscione con Sky, ora l’arrivo di Netflix crea una ulteriore alternativa, perchè se fino a ieri il ragionamento era “faccio un abbonamento a Sky e so che lì dentro ci sono i contenuti che fanno felice tutta la famiglia” ora esistono le alternative e una cosa a cui l’Italia è poco abituata: la concorrenza.

Andiamo con ordine. Per il sistema Italia l’obiettivo di clienti di contenuti pay è quello di «12-13 milioni di clienti in 3 anni». È l’indicazione che giunge dall’ad di Telecom Italia, Marco Patuano, che nel corso di un convegno spiega che l’obiettivo del Gruppo telefonico è quello di «far sì che un numero importante di questi clienti si spingano a vedere i contenuti sulla fibra di Telecom Italia o di un soggetto che l’ha comprata da Telecom Italia». L’ad si è detto infatti «molto ottimista sul fatto che i contenuti di qualità troveranno uno spazio» molto più ampio,degli attuali circa 7 milioni di collegamenti alla pay tv distribuiti tra Sky (circa 4,5 milioni), Premium e la stessa Timvison che ne ha circa mezzo milione. 

Nel frattempo arriva Netflix, per il quale – come riporta oggi il quotidiano Il Tempo – le aspettative sono alte, anzi altissime. E non c’è da stupirsi se la parola più utilizzata per definire lo sbarco di Netflix in Italia fissato per il prossimo 22 ottobre è «rivoluzione». Un po’ come negli anni ’80 l’avvento delle tv private e dei loro palinsesti zeppi di telefilm americani e cartoni giapponesi. Il 20% della programmazione sarà poi costituito da titoli italiani acquisiti in licenza, ma in futuro si parla di produzioni originali al 100% made in Italy.

Dopo il periodo di prova si potrà scegliere fra tre tariffe di abbonamento con costi in linea con i competitor come Sky Online, Mediaset Infinity, Chili e Tim Vision. Per fruire al meglio del servizio è bene verificare che la propria smart tv sia compatibile – sono circa 300 i modelli «sicuri» – altrimenti si può optare per Pc, smartphone, tablet, console (PlayStation, Nintendo Wii e WiiU), Apple Tv, Chromecast, lettori Blu-Ray smart e box tv abilitati. L’offerta «base» è di 7,99 euro (contenuti in qualità standard da un solo dispositivo scelto fra console, smart tv, tablet, pc, tv box e smartphone), quella «standard» da 9,99 euro (Full Hd, due dispositivi), e il piano «premium» da 11,99 euro, contenuti in 4K da quattro dispositivi diversi. Attenzione, però, ai requisiti di banda: per l’Ultra Hd servono almeno 25 Mbps. A proposito di reti, Netflix sfrutta uno streaming «adattivo» che modula la qualità dei contenuti in base alla connessione disponibile.

Ma la sfida non è solo sui contenuti a pagamento. Il faccia a faccia Sky-Mediaset infatti prosegue sul terreno minato dell’audience dopo l’uscita da Sky di Canale 5, Italia 1 e Retequattro che ha generato un picco di richieste per Tivùsat, la piattaforma via satellite gratuita nella quale trovano posto i principali canali del digitale terrestre.

La società non ha ancora comunicato i dati ufficiali, ma sembra che a settembre le richieste di attivazione delle smartcard siano state 62 mila, quasi il triplo rispetto a settembre dell’anno scorso, quando erano state 22 mila. In media si tratta di 2 mila attivazioni al giorno, contro le 700 di un anno fa. Le carte attive hanno così superato quota 2,5 milioni. La spiegazione che si può dare guardando i numeri e che dall’8 settembre, giorno in cui Mediaset ha oscurato i suoi canali dopo il diniego da parte di Sky di concedere i diritti di ritrasmissione, chi poteva vedere le tre reti del Biscione soltanto via satellite sia ricorso al piano b con Tivùsat.

È infatti logico pensare che a optare per Tivùsat siano state quelle famiglie tagliate fuori dal digitale terrestre e non altre, perché altrimenti anziché spendere 130 euro per un nuovo decoder sarebbe bastato premere un tasto sul telecomando o al massimo dotarsi della digital key di Sky

Tivùsat ha detto di essere ormai presente nell’8% delle famiglie italiane. La crescita, però, non è di poco conto: stiamo parlando di un’alternativa a Sky, piattaforma dominante sul satellite. OggiTivùsat ha 69 canali di cui solo 7 in Hd e quasi tutti (tranne alcuni stranieri) già visibili sul digitale terrestre.

Il vero salto di qualità si potrà avere solo con l’incremento dell’offerta: più alta definizione (per la quale sul satellite non manca la banda) e servizi interattivi. Molto dipenderà quindi dalla volontà dei soci di Tivù srl (Rai, Mediaset, Telecom Italia Media, Associazione TV Locali di Confi ndustria Rtv e Aeranti Corallo), ma c’è un piatto forte che potrà fare la differenza a parte i precedenti: Pier Silvio Berlusconi ha già annunciato che col nuovo anno Premium arriverà sul satellite e il suo sbocco naturale dovrebbe appunto essere Tivùsat, che per altro utilizza lo stesso sistema di criptaggio, il Nagra, già usato sul Dtt da Mediaset.