Le maglie da calcio più brutte: prosciutti, broccoli e birre, nel campionario degli orrori

Un campionario di maglie davvero brutte sta facendo capolino nel calcio moderno. Prosciutti, birre, tute mimetiche. Roba inguardabile che oggi il quotidiano Il Tempo ha catalogato in un pezzo sugli…

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Un campionario di maglie davvero brutte sta facendo capolino nel calcio moderno. Prosciutti, birre, tute mimetiche. Roba inguardabile che oggi il quotidiano Il Tempo ha catalogato in un pezzo sugli orrori del calcio.

Nella terza divisione spagnola, l’equivalente della nostra Lega Pro, stanno esagerando. Perché scendere in campo con una maglia «al prosciutto» è davvero bizzarro. L’idea è venuta alla dirigenza del CD Guijuelo che, in onore del prodotto tipico della provincia di Salamanca, ha deciso di rappresentare sulla seconda maglia solo fette di prosciutto jamon iberico. Perentorio il commento del giornale sportivo Mundo Deportivo: «La più brutta casacca di sempre». Meno critico Marca, che l’ha definita ironicamente «inusuale ma gustosa».

E siccome quando c’è da sfruttare la scia di qualcosa che può far guadagnare soldi sono in molti ad accodarsi, ecco che l’idea alternativa diventa popolare. La Hoya Lorca propone i broccoli, prodotto agricolo tipico della regione Murcia. Esagera il Deportivo Lugo che insieme ad un bel tentacolo di polpo abbina la birra Estrella, sponsor stampato al centro della maglia. Più che «vinca il migliore» verrebbe da dire «buon appetito».

Ma al ristorante, soprattutto se di sera, ci si va vestiti eleganti. Nessun problema, all’abito scuro ci hanno pensato gli stilisti del Cultural Leonesa che, per il novantesimo anniversario della fondazione del club, nel 2014 hanno spedito in campo i propri giocatori con una maglia-smoking. Della quale si è vergognato un po’ addirittura il produttore. «Sinceramente non mi piace molto, – ha dichiarato nella conferenza stampa di presentazione Henning Nielsen, responsabile del marketing della società Hummel – Ma in un mercato dominato dai colossi dell’abbigliamento sportivo essere una piccola azienda ci da la possibilità e la libertà di sperimentare».

Chi invece ha puntato tutto sull’eredità storica della squadra è l’AD Caravaca de la Cruz. Divisa bianca con impressa l’immagine di una statua locale, una croce medioevale e un fazzoletto rosso merlettato stampato intorno al collo. Roba da palio.

Ma a pescare nel passato c’è di molto peggio. Stagione 1991/92, i calciatori dell’Hull City sfoggiano delle orrende maglie tigrate in onore del loro soprannome «the tigers».

In Italia, il primo premio per la maglia più assurda, spetta certamente al Napoli che nel 2013 scelse come terza opzione una casacca mimetica perfetta per andare a caccia.

A livello internazionale, cosa dire dell’idea boliviana di presentarsi al mondiale del 1930 con una maglia bianca con al centro un’enorme lettera, diversa per ogni giocatore? Un rebus. Soluzione: allineati nel modo giusto formavano la scritta «Viva Uruguay», il paese ospitante.

Chiusura in bruttezza, con la casacca indossata dai Colorado Caribous nella North American Soccer League nel 1978: marroncina con un giro di frange sul petto stile cow-boy. Adios.