plus500 atletico madrid – Nel periodo in cui i club europei presentano le nuove maglie della nuova stagione, anche l’Atletico Madrid non ha potuto mancare l’appuntamento. La camiseta per stagione 2015/16, di cui vi abbiamo dato notizia su Calcio&Finanza, è firmata Nike e si caratterizza per avere un disegno che si ispira molto alla maglia con la quale vent’anni fa, nella stagione 1995/96, i Colchoneros fecero il doblete vincendo la Liga e la Copa del Rey.
Ma c’è un’altra caratteristica che salta all’occhio. Nella prossima stagione lo sponsor istituzionale non sarà più l’ente nazionale del turismo azero, bensì un’azienda israeliana di trading online, la Plus500. Nulla di male, se non fosse che tale azienda negli ultimi tempi ha avuto qualche problema.
Sui dettagli economici, come spesso accade, non ci sono cifre ufficiali: si sa che l’accordo durerà due anni e secondo alcune indiscrezioni, sarà di circa 11 milioni di euro all’anno. L’accordo in realtà non è nuovo, ma è stato rivisto: lo scorso anno, la Plus500 era presente già come sponsor, ma sul retro delle maglie, sotto il numero dei giocatori.
Non è la prima volta che una sponsorship dell’Atletico Madrid viene molto chiacchierata. Il precedente sponsor, legato all’Azerbaijan, ha fatto molto discutere: il presidente azero Ilham Aliyev è stato più volte accusato di violare i diritti umani nel proprio Paese, come evidenziato anche dal commissario europeo per i diritti umani Nils Muiznieks nei sui rapporti. La sponsorship era dunque stata vista come un modo per il Paese di ripulire la propria immagine attraverso il calcio. La stessa cosa che farebbe la Socar, l’azienda petrolifera di stato azera entrata nel bouquet di patrocinatori della Uefa nonostante sia risultata agli ultimi posti della classifica legata alla trasparenza dei propri affari e stilata da Transparency International.
Le chiacchiere attorno allo sponsor dei Colchoneros non si sono fermate, perché ora riguardano quello nuovo. La Plus500 è stata fondata nel 2008, è una società israeliana ma con sede a Londra e quotata nell’Alternative Market della capitale britannica, ma anche in Australia e a Cipro. Il suo core business è legato allo scambio azioni e valute online. Il problema, come nel caso di Socar, è legato alla trasparenza: secondo quanto rivelato tempo fa dal Financial Times, la società chiede ai propri utenti che desiderano usufruire dei servizi in rete i documenti per l’identificazione solo nel momento in cui si ritirano i soldi: non quando invece si cominciano le operazioni.
Della questione si è occupata la Financial Conduct Authority, come spiegato da Business Insider in un dettagliato articolo pubblicato lo scorso 22 maggio. A seguito delle indagini, la Plus500 ha momentaneamente interrotto l’accesso ai propri account, verificandone l’identità e le credenziali. Alcuni sono stati riaperti, mentre la società ha avviato delle contrattazioni per la vendita alla Playtech, azienda che si occupa di scommesse sportive. Dopo un tira e molla durato qualche settimana, il deal sarebbe stato concluso agli inizi di giugno. L’acquisto da parte dei Playtech dovrebbe rasserenare l’ambiente.
Curioso che in tuto questo non abbia ancora mosso un dito, dal punto di vista finanziario, il magnate cinese Wang Jianlin: il proprietario di Infront a inizio anno ha acquistato il 20% dell’Atletico Madrid, ma di fatto a parte versare i 45 milioni nelle casse del club, non si sono visti ulteriori effetti della sua presenza: probabile che deciderà di fare altre mosse una volta riuscito a fare affari nel campo immobiliare nella capitale. Il gruppo Wanda Dianlin, che fa capo a Wang, opera soprattutto in quel campo.