Barcellona-Manchester City: è sfida tra campo, ricavi e...aerei

Tradizione contro novità. Orgoglio catalano (ma con un occhio al mondo intero) contro nuovi soldi arabi. Messi contro Aguero, anche. Ma soprattutto – ed è quello che interessa a noi…

Real album de la aficion

Tradizione contro novità. Orgoglio catalano (ma con un occhio al mondo intero) contro nuovi soldi arabi. Messi contro Aguero, anche. Ma soprattutto – ed è quello che interessa a noi di Calcio&Finanza – due superpotenze economiche che si scontrano su un campo di calcio. Tutto questo è Barcellona contro Manchester City. Ormai una classica del calcio europeo.

Mes que un club: una macchina da soldi

Il Barcellona per anni è stato visto come un club legato all’orgoglio catalano. Non è un caso che il motto della squadra, ripreso anche sugli spalti del Camp Nou, sia Mes que un club, più che un club. Per anni, i tifosi del Barcellona si sono identificati nella maglia blaugrana come simbolo dell’opposizione al potere centrale di Madrid, rappresentato dall’oditassimo Real. Nell’epoca però in cui il pallone è diventato fenomeno globale, il Barça pur mantenendo orgoglio e identità, ha saputo smarcarsi da questa visione prettamente territoriale, per aprirsi al mondo. Da una parte, valorizzando ragazzi provenienti da tutto il globo nella propria cantera, la famosissima Masia, per la quale il club spende ogni anno fino a 15 milioni di euro per mantenerla. Da qui, non solo è uscita la spina dorsale della Spagna campione d’Europa e del mondo (Xavi, Iniesta, Pique per fare solo alcuni nomi), ma è anche cresciuto un certo Lionel Messi.

Ma l’apertura del club al mondo è stata anche di tipo finanziario. Nell’ultima stagione, il Barcellona ha prodotto ricavi per 484 milioni di euro. Nel dettaglio, 116 milioni dal matchday, 182 dai diritti tv e 185 milioni dal commerciale. Una torta ben distribuita, che svela una attenta gestione delle entrate. Il Barcellona può contare su un grande affetto da parte del proprio pubblico. Il Camp Nou è il quarto stadio in Europa per presenze medie: 74.363 spettatori la scorsa stagione. Una condizione che fa sì che gli sponsor vengano attratti da un club con una larga base: secondo Deloitte, “il Barcellona è uno dei club con più allure nel mondo”.

La ricerca di nuovi mondi e la guerra tra compagnie aeree

Un allure che si traduce, nel calcio moderno, con un solo concetto: espandere la fan base nel mondo. Per farlo, come spiegato da Calcio&Finanza il Barcellona si è di recente legato a Img, società leader nell’ambito di marketing e consulenza sportiva con 1 miliardo di euro di giro d’affari annuo. Un legame attuato per penetrare al meglio il mercato cinese, laddove è la Premier League a dominare con una presenza costante soprattutto sui social. Non è un caso che il club, in occasione del capodanno cinese lo scorso 19 febbraio, abbia salutato i propri tifosi cinesi con un messaggio nella loro lingua sul sito web del club.

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E poi c’è il contratto con la Qatar Airways, sponsor che dalla scorsa stagione compare sulla maglia blaugrana. Un contratto da 96 milioni per 3 stagioni, più 5 di bonus se dovesse arrivare una Champions League. E nel jersey sponsor sta il legame tra il Barcellona e il suo avversario di Champions, il Manchester City. Ovvero, un club che negli ultimi anni ha registrato una crescita vertiginosa dei propri ricavi, passando dai 153 milioni di euro del 2010 ai 414 milioni del 2014. Un salto incredibile, che ha visto nell’ultima stagione il club in mano allo sceicco Mansur realizzare grandi introiti soprattutto dal punto di vista del commerciale (198 milioni di euro) e dei diritti tv (159 milioni).

In attesa di spiccare il volo anche dal punto di vista del matchday (uno stadio come l’Etihad da 60mila posti fa guadagnare al club solo 47 milioni di euro), la strategia del club è chiara: puntare su accordi commerciali. A differenza del Barcellona, il City si comporta come il Psg: sfrutta cioè i finanziamenti di un Paese arabo per diventarne un club rappresentativo a livello d’immagine. Ecco perché la Etihad, compagnia aerea degli Emirati Arabi, versa ogni anno alla squadra 51 milioni di euro tra jersey sposnorship e naming rights dello stadio. 

Alcune voci vorrebbero però la stessa Etihad pronta a rinegoziare il contratto, passando a 80 milioni di sterline all’anno. Un modo non solo per rispondere ai rilanci di Manchester United (94 milioni all’anno da Adidas più 54 da Chevrolet) e Chelsea (200 milioni in 5 anni da Yokohama), ma anche per duellare con le altre compagnie aeree arabe come la Qatar Airways. In attesa del prossimo rilancio.