Parma Fc – Il Parma in Serie D avrebbe già un acquirente. Gian Paolo Dallara, fondatore e presidente della Dallara Automobili.
Nato a Varano de ‘Melegari, in provincia di Parma, il 16 novembre 1936, Gian Paolo Dallara ha lavorato in Ferrari, nel Reparto Corse di Maranello, in Maserati, dove ha partecipato alla progettazione del tipo Sport 64 e GT tipo 151, e in Lamborghini, dove rimase fino al 1969, e dove ha gestito il team di ingegneri che nel 1966 dà vita ad uno dei più belli di tutta la Gran Turismo del Toro, la Miura. Nel 1972, invece, Gian Paolo Dallara diventa un imprenditore, fondando la “Dallara Automobili da Competizione”. Oggi il nuovo prototipo da trasformare in un vero bolide si chiama Parma Fc. “Dobbiamo ripartire dalla Serie D,” ha detto ieri l’ingegnere all’interno di una nota trasmissione tv locale. “Sarà un Parma dei parmigiani, con Lucarelli o Morrone nel ruolo di capitano, e con un’ossatura di giovani pieni di entusiasmo. I conti torneranno tutti i giorni, senza finanza creativa, con plusvalenze vere. Poi si può andare in serie C e salire ancora per arrivare in serie B. Se siamo bravissimi, fra cinque o sei anni, fare come il Chievo e arrivare in serie A. Intendiamoci: mi divertivo molto a vedere il Parma battere la Juve al Tardini, ma se ci tocca la serie D, ripartiamo da lì e facciamolo al meglio”.
L’avvocato Grassani spiega a C&F il bivio davanti al quale si trovano i ducali
Calcio&Finanza ha interpellato un esperto di diritto sportivo come l’avvocato Mattia Grassani, alla guida dell’omonimo studio legale, con sede a Bologna, per capire cosa potrà accadere al club ducale qualora si dovesse arrivare al fallimento. Unica soluzione plausibile fino a quando il neo patron Manenti non farà arrivare nella città emiliana i tanto attesi bonifici. “La situazione del Parma FC è analoga a quelle di altre realtà che, purtroppo, hanno visto il Tribunale civile, sezione fallimentare, territorialmente competente, dichiarare il fallimento del club professionistico”, inizia a spiegare a Calcio&Finanza l’avvocato Grassani. “La declaratoria giudiziale di insolvenza di una compagine calcistica non dilettantistica determina l’apertura della procedura concorsuale ai sensi della legge fallimentare, nella quale il ramo sportivo dell’azienda, comprensiva, del titolo sportivo, cioè il diritto a partecipare ad un campionato organizzato dalla FIGC, costituisce un asset patrimoniale cedibile a soggetti terzi interessati, i quali, tuttavia, per poter subentrare nella posizione della fallita, devono obbligarsi ad adempiere a tutti i debiti sportivi accumulati dalla stessa, oltre a dover rispettare le altre prescrizioni, di natura economico-patrimoniale, stabilite dalla normativa federale”. Quindi un investitore interessato dovrebbe risanare finanziariamente la società per poter permettere al titolo sportivo di “continuare a vivere”. Vedi il caso del Bari Calcio e del salvataggio in extremis di Paparesta.
“In alternativa, a seguito dell’eventuale mancata cessione del titolo sportivo dal Fallimento,” – continua l’avvocato Grassani – “è prevista la possibilità, per la città della società non ammessa ad un campionato professionistico, di partecipare con una propria compagine, di nuova costituzione, ad un Campionato della Lega Nazionale Dilettanti, anche in soprannumero, purchè la stessa società rispetti gli adempimenti richiesti dal singolo Comitato regionale della FIGC-LND, per l’iscrizione al Campionato (art. 52.10 Norme Organizzative Interne Federali), con versamento, in favore della FIGC, di un contributo a fondo perduto”. Come fece, invece, la Fiorentina che il 1° agosto 2002, grazie a Diego Della Valle e Leonardo Domenici, all’epoca sindaco di Firenze, fecero nascere la Fiorentina 1926 Florentia, una srl che rilevò l’Associazione Calcio Fiorentina, estinta a causa del fallimento. Dopo la conseguente promozione in Serie C1, il 19 maggio 2003, Della Valle riacquisì il marchio e i colori sociali della vecchia società, che quindi potè tornare a chiamarsi Fiorentina.