Parma, niente soldi per l'illuminazione. E Manenti: "Non so quanti debiti abbiamo"

La prima scadenza non è stata rispettata, ma la seconda non sarà aggirabile. I pagamenti ai giocatori dovevano arrivare entro il 16 febbraio, ma i soldi non si sono visti….

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La prima scadenza non è stata rispettata, ma la seconda non sarà aggirabile. I pagamenti ai giocatori dovevano arrivare entro il 16 febbraio, ma i soldi non si sono visti. Ora la Procura di Parma ha chiesto il fallimento del Parma: la prima udienza è stata fissata per il 19 marzo, e oltre quella data – se non saranno pagate le pendenze fiscali, circa 17 milioni di euro – per la squadra ducale sarà davvero finita: bancarotta fraudolenta e retrocessione nei dilettanti. Mentre rischia di saltare la gara di domenica con l’Udinese perché la società non ha i soldi per pagare l’illuminazione, la Lega di Serie A valuta – scrive la Gazzetta – se anticipare al Parma il cosiddetto “paracadute” destinato ai club che retrocedono in Serie B. Il problema maggiore è che questi soldi potrebbero non tornare indietro: per questo alla fine i soldi potrebbero non partire.

Intanto le procure di Parma e Bologna accendono i fari sulla società, intorno alla quale – oltre al misterioso Manenti – non è chiaro chi si stia muovendo: secondo i magistrati ci sarebbe persino il rischio di infiltrazioni mafiose. Manenti è andato in Slovenia: “Sono andato a lavorare – ha detto al Corriere della Sera -, il viaggio è servito per capire come mai c’è stato il ritardo nel trasferimento del denaro. Se sono partito vuol dire che qualcosa si è mosso e che qualcuno ci ha autorizzato ad operare. Poi, siccome non sono né un bancario né un banchiere, sui tempi non posso esprimermi. Penso che siano necessari tre, quattro giorni. Mi fate dire sempre le stesse cose”

La credibilità del personaggio è sempre più a rischio, e non depongono a suo favore le sue risposte vaghe sui soldi in arrivo: “Quanti sono? Una cifra divisa in due. Di quanto? Non mi ricordo. Nemmeno io so esattamente quali siano i debiti del Parma, sto facendo la due diligence. Io sono abituato così: finché non si acquista qualcosa, non si muove nulla”. Come a dire: prima si compra, poi si paga. “Sono stato chiaro con tutti – ha assicurato il capo di Mapi Group – creditori e giocatori: non vi racconto barzellette ma non si possono sanare in due giorni i debiti di anni”.

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