Per Tommasi (AIC) con il modello NBA non ci sarebbe stato un caso Parma

Caso Parma – “C’è da fare una seria riflessione sui controlli e sul tipo di gestione delle società. Va tutelata la professionalità dei giocatori, la serietà e la…

Caso Parma – “C’è da fare una seria riflessione sui controlli e sul tipo di gestione delle società. Va tutelata la professionalità dei giocatori, la serietà e la credibilità di un campionato che non può permettersi queste situazioni. Bisogna tutelare i giocatori che stanno dimostrando serietà e professionalità. Nessuno pensi che, solo perchè il Parma si trova in difficoltà, possa accadere di tutto. Non vogliamo far entrare nel nostro sistema persone che potrebbero approfittare della situazione. Nell’Nba, per garantire la regolarità del campionato, non sono le singole società a pagare gli stipendi, ma la Lega, che garantisce a tutti le stesse condizioni di gioco. Questo è un tema ampio, nel quale credo molto, ma ritengo sia lontano anni luce“. Lo ha detto stamane a Radio Anch’Io Damiano Tommasi, presidente dell’AIC, l’associazione italiana calciatori. L’ex centrocampista ha parlato della situazione delicata del Parma Calcio e delle difficoltà che sta trovando il club nel pagare gli stipendi arretrati dei calciatori ducali.

Tommasi ha parlato dell’NBA dicendo che è la Lega ha pagare gli stipendi dei giocatori delle varie franchigie. Per essere più precisi nella National Basketball Association esiste il Contratto collettivo (Collective Bargaining Agreement o CBA) che è un accordo concluso tra la NBA e la National Basketball Players Association al fine di dettare le regole per i contratti, gli scambi, la distribuzione del reddito, il Draft NBA, il tetto salariale e altre questioni. In sostanza l’NBA vigila, in accordo con le squadre, sul corretto svolgimento, non solo in campo, ma anche fuori del campionato di basket americano. Il più famoso nel mondo.

Negli States esiste qualcosa che in Europa non si è riusciti ancora ad applicare, il Salary Cap, un sistema con il quale si decreta l’ammontare di denaro totale che ogni franchigia può pagare per gli stipendi dei giocatori presenti all’interno del proprio roster, chiaramente prendendo in considerazione l’NBA che già lo adotta. Il Salary Cap vuole proteggere l’equilibrio economico delle franchigie, ma specialmente mantenere viva ed equilibrata la competizione tra queste, dettando regole e principi che le diverse società debbono rispettare durante la costituzione della propria squadra, pena il pagamento di una sorta di penale che si attiva dal momento in cui si oltrepassa un certo limite.

Il Salary Cap è di difficile applicazione nel Vecchio Continente soprattutto per il fatto che qui vige una filosofia completamente diversa rispetto a quella che possiamo vedere Oltroceano. Le leghe sportive americane si caratterizzano per la mancanza di meccanismi di promozione e retrocessione, per l’inesistenza di ulteriori competizioni oltre al proprio campionato e per meccanismi di divisione delle entrate che differiscono dal sistema sportivo europeo. Quest’ultimo al contrario prevede che i tornei nazionali abbiano meccanismi di promozione e retrocessione per le squadre partecipanti e che alcune di esse partecipino a tornei sovranazionali (coppe europee e intercontinentali).

Alberto Lattuada