Paris Saint Germain, anche i transalpini citano in giudizio la Uefa

Paris Saint Germain – Un gruppo di tifosi del Paris Saint Germain ha citato in giudizio la UEFA, almeno secondo l’Associated Press, sostenendo che il Fair Play Finanziario

Paris Saint Germain – Un gruppo di tifosi del Paris Saint Germain ha citato in giudizio la UEFA, almeno secondo l’Associated Press, sostenendo che il Fair Play Finanziario sia una violazione delle leggi sul lavoro e per questo motivo dovrà andare ridimensionato.

Secondo il gruppo, che spera “di denunciare le molteplici violazioni dei diritti dell’Unione Europea causata dal requisito di pareggio imposto dall’UEFA”, il Fair Play Finanziario sarebbe anticostituzionale e deve essere combattuto. Quello che è conosciuto anche come FFP è stato istituito lo scorso anno dall’organo di governo del calcio continentale e “limita le squadre ad una certa quantità di spesa nella finestra di trasferimento in relazione al reddito del club”. Il Paris-Saint Germain è stata tra le prime squadre sanzionate dal nuovo regolamento, nel maggio scorso, insieme al Manchester City.

Paris Saint Germain, il fair play finanziario deve essere rivoluzionato

L’avvocato del gruppo, Emmanuel Daoud, ha detto che spera che i tribunali francesi considerino il Fair Play finanziario una violazione delle leggi sul lavoro e sulla concorrenza comunitarie, così da rendere “nullo” il regolamento Uefa. Insieme con i tribunali francesi, il caso è stato depositato, anche in un tribunale di Bruxelles, in Belgio, la città che funge da quartier generale dell’Unione Europea. Sarà molto difficile che le norme del Fair Play Finanziario possano essere del tutto rivoluzionate, ma è ovvio che queste squadre si sentono ingiustamente limitate quando si tratta di avere un vantaggio finanziario rispetto ale altre o, meglio, è quello che pensano le presidenze delle due squadre. Il Paris Saint Germain è di proprietà dell’uomo d’affari del Qatar Nasser Al-Khelaifi, mentre il Manchester City è gestito dall’Abu Dhabi United Group, guidato da Khaldoon Al Mubarak.

Alberto Lattuada