L’economia del Qatar crescerà del 7,7 per cento l’anno prossimo, almeno secondo le stime del governo qatariota, che tira un piccolo sospiro di sollievo dopo le tante polemiche legate alla sua Coppa del Mondo 2022.
La previsione del Ministero della Pianificazione Sviluppo e Statistiche, pubblicata domenica, è scesa solo marginalmente dal 7,8 per cento che era stato stimato a giugno, questo è dovuto anche, e soprattutto, al fatto che il Brent è sceso a quasi 60 dollari al barile dai precedenti 115. Il balzo sarà generato dall’espansione delle attività non legate agli idrocarburi e sarà spinto sia dalla spesa d’investimento sia dalla crescita espansiva della popolazione fiscale. Alla luce di questo sarà molto importante poter svolgere la Coppa del Mondo in modo adeguato, sia a livello strutturale sia a livello temporale. Il continuo fallimento da parte della FIFA di riuscire a trovare le date più consobne per la Coppa del Mondo in Qatar ha gettato la pianificazione sportiva nel caos e, dato che lo sport è ormai un grande business al giorno d’oggi, l’incertezza assoluta dei tempi di un evento di portata così massiccia potrebbe avere gravi ripercussioni nei mercati televisivi e di sponsorizzazione.
Se ci fosse uno scontro diretto tra i due mega-eventi, la Coppa del Mondo e le Olimpiadi Invernali, motivata dal desiderio di evitare le “vesciche del caldo estivo del Qatar”, la Coppa del Mondo ne soffrirebbe e quindi anche la politica economica del governo qatariota, dovuto soprattutto al fatto che gli sponsor appoggerebbero con difficoltà l’evento a livello di marketing. “Nel biennio 2014-2016 il saldo di bilancio complessivo dovrebbe restare in attivo”, ha detto il Ministero della Pianificazione Sviluppo e Statistiche. I rischi nazionali per l’economia sono principalmente concentrati intorno alla scala e alla complessità dei progetti infrastrutturali previsti in Qatar per ospitare la Coppa del Mondo 2022, che, secondo il governo, andrà ad alzare la sua previsione di inflazione 2015 al 3,5 per cento dal 3,4 per cento stimato.
Alberto Lattuada