Agnelli, la ricetta per il calcio italianocrescita del prodotto collettivo

Il calcio italiano “sarà presto moribondo se non saprà cogliere una doppia sfida, sul fronte interno gli appassionati devono tornare a popolare gli stadi e poi l’estero, la sfida di…

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Il calcio italiano “sarà presto moribondo se non saprà cogliere una doppia sfida, sul fronte interno gli appassionati devono tornare a popolare gli stadi e poi l’estero, la sfida di un mercato ormai davvero globale”. Così il presidente della Juventus, Andrea Agnelli aprendo i lavori dell’assemblea dei soci chiamata ad approvare il bilancio 2013-2014 che si è chiuso lo scorso 30 giugno.

“La Juventus potrà crescere solo frazionalmente solo se il prodotto collettivo serie A non farà altrettanto – ha aggiunto Agnelli – io sono convinto che nel calcio italiano le forze conservatrici, che al momento paiono prevalere a tutela di piccoli e grandi interessi particolari e rendite personali, non riusciranno a soffocare quanti sostengono il cambiamento”.

Sull’elezione di Carlo Tavecchio

L’elezione del presidente della Federcalcio, Carlo Tavecchio, “è stata una sconfitta per il calcio italiano che ha dato un’immagine di sè stantia e senza alcuna propensione riformista”. Così ha poi attaccato Andrea Agnelli la Figc, che, secondo il presidente juventino, ha mancato di rinnovarsi radicalmente dopo il disastro del Mondiale brasiliano.

“I risultati – ha aggiunto – sono sotto i nostri occhi già oggi. L’Uefa ci guarda con circospezione e perfino il governo italiano non ha trovato un valido interlocutore con cui confrontarsi nell’elaborazione del decreto sulla sicurezza negli stadi”.

“Il calcio, il pallone – ha concluso Agnelli – va riportato al centro del nostro comparto, mettendo al bando piccole operazioni di breve respiro. La Juventus, per tradizione, è aperta al dialogo con tutti ma non avallerà palliativi di facciata”.

Sulle rose e le seconde squadre

Il numero uno della Juventus si è poi concentrato sul problema delle rose e dell’immigrazione:”La revisione delle rose delle società di serie A è sacrosanta ma deve essere sostenuta da una politica di immigrazione che sappia governare la situazione in un mondo in costante movimento e dalla istituzione delle seconde squadre, da preferirsi alle cosiddette multiproprietà. Che non farebbero altro che alimentare valutazioni artificiose e piccoli potentati provinciali”

Andrea Agnelli poi sottolinea i benefici effettivi di un sistema con le squadre B: “I club competitor in Europa hanno giovani iscrivibili nella lista B della Uefa con presenze in prima squadra molto superiori ai loro pari età italiani -ha proseguito- non si tratta di coraggio, si tratta di gestione e programmazione, caratteristiche che il sistema delle società delle seconde squadre può garantire grazie al passaggio, a stagione in corso, di giovani dalla seconda alla prima squadra”.

Fabio Colosimo