“C’e’ stato un percorso partito da lontano. E’ l’unico Paese che esporta poco i propri giocatori e ha un campionato che negli ultimi anni, al di la’ delle interferenze del Borussia Dortmund, ha rischiato di essere quasi monopolizzato da una societa‘. Pero’ ha vivai, squadra giovane e questa mostruosita’ di 350 centri federali. Hanno seminato, aspettato e raccolto. Questa e’ la politica e la strada da seguire, non posso che condividerla”, ha detto Malago‘. Se deve individuare una voce tra quelle degli esempi tedeschi da seguire, il capo dello sport italiano non ha dubbi: ”L’ho detto in epoche non sospette, anche se oggi puo’ sembrare scontato, che difficilmente una famiglia funziona se non c’e’ una casa e lo stesso discorso vale per una societa’ sportiva se non ha uno stadio.

Accecati da un’altra politica sportiva

Il problema e’ che i tedeschi, a parte l’economia, hanno fatto tutto questo in anni in cui c’erano scorte nel granaio e noi invece siamo stati accecati da un altro tipo di politica sportiva. Oggi – conclude Malago’ – e’ fattibile: vedo adesso le operazioni di Fiorentina, Roma e Udinese, ma e’ molto piu’ complicato farlo di quanto lo fosse a cavallo degli anni ’90 e all’inizio degli anni 2000”.

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Alberto Lattuada è nato a Milano e da sempre è appassionato di calcio e finanza. Ha scritto per diversi siti specializzati nel mondo del calcio e del forex. Dal novembre 2013 dedica anima e corpo allo sviluppo e alla crescita del portale CalcioeFinanza.it