Kkr, un colosso del private equity, scommette sulla rinascita dell’Hertha Berlino, club della Bundesliga. Venerdì scorso il colosso degli investimenti internazionali ha annunciato di aver sottoscritto una partnership a lungo termine con la squadra tedesca, sulla base di un investimento da 61,2 milioni di euro. Ci sono numerosi condizioni che sottostanno all’accordo, delle quali la principale è che il fondo newyorkese acquisisce una partecipazione del 9,7% nell’Hertha. Vista dal versante berlinese, invece, l’operazione significa soprattutto che la squadra potrà ripagare 37 milioni di debiti e acquisire nuovamente i diritti sul marketing, sulla trasmissione in tv delle gare e sui servizi annessi allo stadio. Il fondo ha garantito infatti un prestito di tale importo a condizioni più vantaggiose di quelle bancarie tradizionali; oltre ai minori interessi, il club potrà contare sui flussi dei diritti e promette di estinguere il finanziamento in sette anni.
“Partnership di lungo periodo”
In un comunicato, Johannes Huth – a capo di Kkr in Europa – ha dichiarato: “Guardiamo all’opportunità di supportare l’Hertha Berlino come un partner di lungo periodo, crediamo fortemente nella possibilità di rafforzare la posizione del club sia in Germania che all’estero”. Il direttore generale dell’Hertha, Michael Preetz, ha invece sottolineato l’importanza di avere performance economiche solide per determinare il successo di un club, che ormai non si misura più solo sul campo.
I giovani e i limiti agli investitori
Significativo come il fondo d’investimento dedichi un ampio spazio della propria nota al vivaio dell’Hertha, definito come una delle migliori organizzazioni di questo tipo in Germania. Ne snocciola anche i numeri: 250 giovani atleti nelle categorie da “under 9” a “under 23” vengono allenati dall’Herta. Proprio su queste giovani promesse si fondano gli obiettivi di crescita del club e – di riflesso – del fondo. Quest’ultimo potrà salire fino al 33% del club, ma non potrà mai arrivare al suo controllo: le norme della Bundesliga parlano chiaro in questo senso e pongono un limite sulla governance alle mire degli investitori. Questi ultimi, ad esempio, con la partecipazione di Morgan Stanley hanno recentemente accresciuto le proprie quote nel Borussia Dortumund, portandole nel giro di un anno e mezzo dal 5,5 a oltre il 30%.