Con Kkr Berlino cerca di diventare capitale europea anche nel calcio

La notizia che Kkr ora investa nell’Herta assume un ruolo tutto particolare non solo perché Kkr è abituato a investire in società dalla resa futura molto cospicua ma anche in quanto coinvolge Berlino e il suo bacino di utenza.

Hertha Berlino logo

La notizia riportata questa mattina da calcioefinanza.it che Kkr, un colosso del private equity, ha acquisito il 9,7% dell’ Herta Berlino non è una notizia qualunque per chi come questo sito si occupa degli aspetti economici legati al calcio.

In primo luogo perché Kkr non è un investitore normale nella storia della finanza. Il fondo, così chiamato dall’acronimo che riunisce i tre fondatori Jerome Kohlberg, Hanry Kravis, George Roberts, dalla sua fondazione ha compiuto investimenti in oltre 160 società target, effettuando almeno un investimento all’anno, ad eccezione del 1982 e del 1990.

Nel 2007 la società è stata artefice dell’acquisizione della TXU, che è attualmente il più grande buyout compiuto nella storia della finanza. Ma soprattutto nel 1989 è diventato famoso in tutto il mondo per la scalata ostile alla società alimentare RJR Nabisco, un’impresa finanziaria descritta nel libro Barbarians at the gate di Bryan BurroughJohn Helyar che racconta come gli squali di Wall Street – riuniti nel fondo Kkr- fossero riusciti a conquistare il controllo di una storica società statunitense. Il libro fece da spunto anche a un film televisivo omonimo e tutto contribuì a far diventare Kkr un mito tra i banker di Wall Street e della City di Londra che sognavano tutti di diventare milionari con questo tipo di operazioni

La notizia che Kkr ora investa nell’Herta assume un ruolo tutto particolare non solo perché Kkr è abituato a investire in società dalla resa futura molto cospicua ma anche in quanto coinvolge Berlino e il suo bacino di utenza. I termini dell’intesa, dal punto di vista tecnico, prevedono una partnership a lungo termine sulla base di un investimento da 61,2 milioni in cambio di una partecipazione del 9,7% nell’Hertha. Vista dal versante del club  invece, l’operazione significa soprattutto che la squadra potrà ripagare 37 milioni di debiti e acquisire nuovamente i diritti sul marketing, sulla trasmissione in tv delle gare e sui servizi annessi allo stadio.

I tifosi dell’Herta inoltre possono dormire sonni tranquilli. Nessun barbaro conquisterà il controllo del club visto che  le norme della Bundesliga parlano chiaro in questo senso e limitano le mire degli investitori al  49% del club. Il 50%+1 del capitale, secondo le norme della Bundesliga, deve infatti fare capo ad associazione sportive

Ma per quali motivi investire in club se non si può comandare? In un comunicato, Johannes Huth – a capo di Kkr in Europa – ha dichiarato: “Guardiamo all’opportunità di supportare l’Hertha Berlino come un partner di lungo periodo, crediamo fortemente nella possibilità di rafforzare la posizione del club sia in Germania che oltre i confini nazionali”.
In realtà la sensazione è che i manager di Kkr abbiano fatto bene i loro calcoli oltre che ascoltare un  rumor che da tempo circola nei grandi ambienti finanziari internazionali, ovvero che Berlino rappresenta una delle ultime ottime occasioni di investire nel calcio.

Le ragioni sono numerose:

1)Bacino di utenza. La capitale tedesca con i suoi oltre 3,5 milioni di abitanti è di gran lunga la città più popolosa della Germania, visto che Amburgo non arriva a 1,8 milioni e Monaco a 1,4 milioni. Questa dominanza non si è però mai tradotta in ambito calcistico. La capitale non è mai stata un punto di riferimento per il calcio tedesco. L’Herta, club di Berlino Ovest, ora è ottavo in Bundesliga dopo stagioni travagliatissime; mentre il primo club orientale della città, l’Union Berlin, si trova quinta nella Zweite Bundesliga, la Serie B tedesca. In questo quadro l’allestimento di un team  ambizioso avrebbe un effetto traino su molti tifosi dormienti.

2)Lo stadio. L’Olympiastadion, l’impianto dove gioca l’Herta, è stato praticamente rifatto per i Mondiali 2006 e nel 2015 ospiterà la finale di Champions Legue. Quindi non c’è bisogno di ulteriori investimenti.

3)L’Herta gioca nel campionato più organizzato del continente con il maggior tasso di riempimento degli stadi. Insomma, non deve come il Paris Saint Germain disputare partite su campi che assomigliano maggiormente a campi sportivo che a stadi di Ligue 1

4)Berlino è la capitale della nazione europea più importante e nei fatti per molti versi è la reale capitale del continente. In questo senso la città non potrà stare a lungo senza offrire uno spettacolo calcistico di prim’ordine a chi ci abita o chi ci lavora semplicemente. Quindi eventuali investitori non potranno che essere salutati con favore da numerose parti dell’establishment tedesco.

5)Oltre Berlino. Un ultimo ragione riguarda la struttura del campionato tedesco. La Bundesliga dagli anni settanta vive su un protagonista, il Bayern Monaco, e una serie di avversarie che nel corso degli anni si sono alternate nel ruolo di rivali dei bavaresi: il Borussia Moenchengladbach negli anni 70, l’Amburgo nei primi anni 80, il Werder Brema sul finire degli anni 80  e quindi c’è stato l’emergere del Borussia Dortmund. Così, considerando che in molto casi i bambini tifano per la squadra più vincente, non sorprende che ora il Bayern possa contare su un numero di tifosi in tutta la Germania nonostante sia l’emblema della diversità bavarese che è una diversità mal sopportata dal resto dei tedeschi. In questo quadro un team forte a Berlino darebbe alla Bundesliga una dicotomia nord-sud che ne aggiunterebbe il sapore ma avrebbe anche ottime opportunità di conquistare nuovi tifosi al di fuori del land berlinese e quindi aumentare i ricavi del club.