Milan, giorni decisivi tra la sentenza Uefa e il nuovo socio

Sono giorni decisivi per il futuro del Milan, in attesa del verdetto della Uefa sul fair play finanziario, che potrebbe sancire l’esclusione del club dalle coppe europee, e la ricerca…

Yonghong Li causa Elliott

Sono giorni decisivi per il futuro del Milan, in attesa del verdetto della Uefa sul fair play finanziario, che potrebbe sancire l’esclusione del club dalle coppe europee, e la ricerca di un nuovo socio che affianchi Yonghong Li come azionista di minoranza o subentri a quest’ultimo rilevando il controllo del club.

Le due partite sono strettamente intrecciate, considerato che il pugno duro della Uefa nei confronti del Milan, sia ai tempi della bocciatura del voluntary agreement sia al momento del no al settlement agreement, deriva prevalentemente dall’incertezza sugli assetti proprietari del club e sul mancato rifinanziamento del debito contratto dal club e dall’azionista di maggioranza verso il fondo Elliott.

La linea difensiva del club

Nella giornata di martedì 19 giugno, a Nyon, i rappresentanti della società rossonera, con a capo l’ad Marco Fassone, si sono presentati davanti alla Camera giudicante dell’Uefa per provare a convincere il massimo organismo del calcio europeo della stabilità della società meneghina.

Due i punti su cui avrebbe fatto perno la difesa imbastita dal management del Milan:

  • Essere giudicati sulla base dei numeri e non dal pregiudizio verso l’azionista
  • Non essere trattati in modo diverso rispetto ad altri club

Numeri e pregiudizio

Parliamo dei numeri. Perché i numeri, in fase di valutazione del bilancio di una società, diventano il fondamentale e unico strumento di analisi.

Analizzando il bilancio, si possono valutare due diversi punti di vista, integrabili e correlati fra loro. Il giudizio verte sulla parte finanziaria-patrimoniale e, dall’altro lato, sulla base dei risultati d’esercizio evidenziati dal conto economico.

Soffermandosi su una valutazione della situazione patrimoniale della società rossonera, come detto dall’ad Fassone, non si evidenziano criticità. Il debito contratto dalla società AC Milan risulta essere di 128 milioni, ad un tasso d’interesse del 7,5%. Di questi, 73 milioni sono stati utilizzati per chiudere debiti precedenti con istituti bancari e 55 per finanziare il ricco calciomercato della scorsa estate. Debiti, quindi, contratti dal Milan stesso e che vanno ad influire sul bilancio della società rossonera. Che, comunque, presenta un valore delle passività sostenibile.

Ciò che fa più rumore, sono sicuramente i debiti contratti da Yonghong Li. L’imprenditore cinese, infatti, ha investito circa 620 milioni nella società rossonera, di cui 200 milioni provenienti da suoi conti personali.

La restante parte, invece, è frutto di prestiti personali. Nello specifico, 240 milioni dalla società finanziaria Huarong, dando in garanzia beni propri.

Gli ultimi 180 milioni sono stati erogati dal Fondo Elliot, al tasso d’interesse dell’11,5%. Come tutti sanno, se entro ottobre 2018 il proprietario del Milan non riuscisse a restituire il capitale con i relativi interesse a Elliott, la proprietà della società meneghina passerebbe proprio al Fondo americano.

L’ad Fassone avrebbe chiesto alla Uefa di essere giudicato sulla base di quelli che sono i numeri della società e non sul pregiudizio nei confronti dell’azionista di riferimento. Ma è proprio dai numeri che nasce il pregiudizio.

Come può un imprenditore, mettere in piedi un’operazione che supera a livello di importo il suo patrimonio personale?

Possibile che sia un’operazione finanziaria atta a rivitalizzare il brand e rivenderlo ad un prezzo maggiore rispetto a quello di acquisto. Ed in questo senso può essere letto il forte investimento nel parco calciatori effettuato la scorsa estate. Tutto questo è plausibile, ma se così fosse certamente il piano non ha portato i frutti sperati.

Parità di trattamento

L’altro pilastro su cui si basa la difesa del Milan, è non essere trattati in maniera diversa rispetto ad altri club. Chiaro riferimento all’Inter, l’altra squadra di Milano, cui è stato concesso il settlement agreement durante l’era Thohir. Oggi, invece, l’azionista di riferimento con cui si interfaccia l’UEFA è Suning, un colosso dell’elettronica di consumo.

Sia Thohir che la famiglia Zhang possono dimostrare di avere a disposizione un patrimonio personale che rassicura gli organi del massimo istituto europeo sul garantire la continuità aziendale della società neroazzurra.

È proprio sul concetto di “going concern” (la continuità aziendale) che sorgono i principali dubbi dell’UEFA in relazione alla valutazione della situazione del Milan.

È da leggere anche in questo senso la sempre più affannosa ricerca di un socio di minoranza, che apporti la necessaria solidità a livello patrimoniale e finanziario, e che servirebbe come il pane, proprio per cercare di ribaltare le conclusione della Uefa, in caso di ricorso al Tas di Losanna.

Il Milan tra aumento di capitale e nuovo socio

Si continua intanto a parlare di nuovi soci che possano supportare Mr Li a livello finanziario. Sul tavolo ci sono diverse proposte, portate avanti da vari advisor.

Quella più concreta e in fase più avanzata riconduce a Goldman Sachs per conto di un investitore statunitense sul cui nome vige al momento grande riservbo, che ha già chiuso la due diligence (l’analisi dei conti) e sembrerebbe davvero a un passo dalla fumata bianca.

Yonghong Li, però, non ha ancora preso la decisione definitiva perché avrebbe un altro paio di opzioni. Una di queste porta a Thomas Ricketts, proprietario dei Chigago Cubs.

Uno dei motivi per cui l’ ingresso del socio non si è ancora concretizzato – come sottolineato oggi dal Corriere della Sera – sarebbe riconducibile alle tempistiche di crescita nell’azionariato. Facile pensare che quelle proposte da Mr. Li siano più dilatate rispetto a chi invece immette denaro fresco ed è ovviamente intenzionato a salire nelle quote – fino alla maggioranza – in tempi brevi. Magari brevissimi, se non immediati.

Tutto questo in attesa dell’aumento di capitale di 32 milioni di euro, su cui l’imprenditore cinese aveva assicurato gli azionisti durante l’ultima assemblea, che tarda ad arrivare. Mr Li doveva versare i 32 milioni entro il 15 giugno, ma a questo punto sarà presumibilmente il Fondo Elliott a versare il capitale con Li rimandato al 28 giugno.

Se oggi Yonghong Li non onorerà questo impegno, il cda del Milan farà partire una lettera per chiedere l’ intervento del fondo americano Elliott, che eserciterà il suo diritto di surroga e che (evidentemente non riponendo troppa fiducia in Mr Li) ieri ha già preparato i soldi in Lussemburgo, in caso dovessero servire.

A quel punto, Mr Li – o il nuovo socio al suo posto – avrebbe dieci giorni lavorativi di tempo per rimborsare Elliott. Se anche questa scadenza non dovesse essere rispettata, inizierebbe il processo che porterebbe all’escussione del pegno da parte del fondo americano, che diventerebbe il nuovo proprietario e potrebbe individuare in tempi (anche brevi) un nuovo azionista di controllo.