Diritti tv Serie A, l'asse tra Tim e Canal+ rimescola le carte in vista dell'asta

Con l’uscita di Flavio Cattaneo da Tim, con tanto di liquidazione da top player (25 milioni lordi per 16 mesi da amministratore delegato) apre una nuova fase per la…

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Con l’uscita di Flavio Cattaneo da Tim, con tanto di liquidazione da top player (25 milioni lordi per 16 mesi da amministratore delegato) apre una nuova fase per la compagnia telefonica, che potrebbe avere impatti anche sull’asta sui diritti tv della Serie A, rimandata in autunno dopo che lo scorso giugno l’assemblea dei presidenti aveva ritenuto insoddisfacenti le offerte pervenute.

Nel corso della riunione del consiglio di amministrazione di Tim di ieri, il presidente esecutivo Arnaud de Puyfontaine – che incidentalmente è anche ad di Vivendi, che è il principale azionista di Telecom e che controlla Canal Plus – ha informato i consiglieri di aver ricevuto dalla pay tv francese un’offerta per mettere insieme le forze con la società italiana per sviluppare dei contenuti.

Il progetto, secondo quanto riferito dalla stampa, prevede la creazione di una joint venture tra Tim e Canal+, in cui la tv a pagamento di Vivendi avrà una quota di minoranza.

Questa alleanza dovrebbe consentire a Telecom di ampliare significativamente la sua offerta lineare e «on demand», grazie alla produzione di contenuti originali e all’acquisto di diritti, senza escludere il calcio e in particolare la Serie A, che assegnerà i diritti per il triennio 2018-2021 in autunno.

I francesi così gettano le premesse per quel polo del Sud Europa tanto evocato ai tempi dell’accordo, poi disdettato, su Mediaset Premium, in grado di fare concorrenza a Sky e agli “Over The Top” come Netflix.

A questo punto sarà interessante capire quale sarà il ruolo della stessa Mediaset. A giugno, motivando la decisione di rinviare l’asta sui diritti tv della Serie A, sia il commissario straordinario, Carlo Tavecchio, sia l’ad di Infront Italy, Luigi De Siervo, avevano indicato come possibile un riavvicinamento tra Mediaset e Vivendi (che è anche azionista del biscione, ma con una parte dei diritti di voto congelata in ottemperanza ai dettami dell’Agcom).

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Ora però l’alleanza tra Tim e Canal+ rischia, almeno sulla carta, di marginalizzare Mediaset.

«A Cologno», scrive ad esempio Repubblica, «l’idea di dover competere in casa contro colosso globali come Netflix e Sky, e ora anche contro un tandem come il primo operatore telefonico e il maggior colosso europeo dei contenuti, di sicuro non farà piacere». Secondo La Stampa, invece, il gruppo guidato da Piersilvio Berlusconi potrebbe essere parte di questa nuova grande alleanza.