Lavoratori Rai contro la vendita del palazzo di Corso Sempione, la “casa” della Domenica Sportiva

Il CdA della televisione di Stato ha in programma la cessione dello storico palazzo di Gio Ponti per trasferirsi in affitto della Fondazione Fiera Milano a circa 6 milioni di euro all’anno.

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La sede Rai in Corso Sempione a Milano (Image credit: Depositphotos)

«Tra pochi giorni il consiglio di amministrazione della Rai potrebbe imprimere un’accelerazione alla vendita di alcuni immobili». Questo è l’inizio del comunicato firmato Rsu CP Milano, Cdr Tgr Lombardia e Fiduciari Raisport e Tg3, che prosegue: «Il boccone pregiato è lo storico palazzo di Gio Ponti in corso Sempione, nel centro di Milano, da dove il 3 gennaio 1954 è andata in onda la prima trasmissione televisiva in assoluto del servizio pubblico. Il centro di produzione in futuro è destinato a traslocare in un edificio di nuova costruzione, nel quale la Rai sarà un semplice inquilino in affitto della Fondazione Fiera Milano a circa 6 milioni di euro annui, al momento per 27 anni».

L’edificio, come viene detto nel comunicato, è stato un punto di riferimento per le produzioni Rai e lo è ancora per trasmissioni iconiche della televisione di Stato come, per esempio, la Domenica Sportiva, che va in onda ancora oggi dallo Studio TV2 del Centro di produzione Rai di Milano, situato appunto in Corso Sempione 27.

«Questa operazione – si legge –, che non è stata condivisa preventivamente (ma nemmeno successivamente, se non per linee generali) con le rappresentanze dei lavoratori, ora rischia di trasformarsi in un ennesimo spreco. Perché per massimizzare il prezzo di vendita i vertici Rai starebbero pensando non più a leaseback come previsto nel piano immobiliare (quindi con la possibilità di restare all’interno finché non sia pronta la nuova sede), ma una vendita con l’immobile libero subito. Per questo, in fretta e furia, l’azienda sta studiando la possibilità di un trasloco temporaneo in via Mecenate: anche lì in affitto, in spazi estremamente ridotti e tutti da adeguare, con conseguente spreco di denaro. Non solo soldi: il rischio concreto, quasi la certezza, è un’ulteriore emorragia a tempo indeterminato di produzioni verso altre sedi (Roma o Torino).

In questo scenario i dipendenti vengono tenuti all’oscuro di tutto. Un metodo di lavoro che umilia le professionalità e la storia del centro di produzione di Milano e di tutta la Rai. Al vertice aziendale chiediamo di sapere quali siano davvero i progetti per il nostro futuro, se intenda ridimensionare la presenza a Milano e in Lombardia e come mai ci sia fretta di fare cassa vendendo un immobile pregiato. Per questo abbiamo deciso di chiamare a raccolta la città il 16 dicembre, dalle 15 alle 17, davanti all’ingresso di via Alberto Riva Villasanta. Un’assemblea aperta alla società civile, alla politica, al mondo della cultura e alle istituzioni: insomma a chiunque abbia a cuore il servizio pubblico. Lo abbiamo fatto tutti insieme: operai, tecnici, impiegati e giornalisti. Salviamo la Rai di Milano».

(Image credit: Depositphotos)