«Sono una vittima, non ho mai truffato nessuno. Casomai sono stato io a essere raggirato». Parole di Massimo Cellino, patron del Brescia intervenuto ai microfoni de Il Corriere della Sera dopo che la Procura della FIGC ha accusato il club di non aver pagato regolarmente i contributi Inps e l’Irpef dei suoi tesserati.
Nella convulsa giornata di domenica la Serie B ha disposto a data da destinarsi le gare di playout. Il Brescia, che si era salvato il 13 maggio scorso, rischia una penalizzazione di 4 punti e corre il pericolo di retrocedere in Serie C, mentre la Sampdoria tornerebbe a giocarsi la salvezza.
Cellino ha provato a ripercorrere le tappe della vicenda: «Torno in Italia il 16 febbraio, entro in ufficio e mi informano che il responsabile finanziario Luigi Micheli si è dimesso. Non solo, poi scoprirò anche che mi ha rubato dei soldi. Il giorno seguente, il 17, è la data indicata per il pagamento degli stipendi dei giocatori relativi al trimestre novembre-gennaio. Quindi mi rivolgo al commercialista».
Una persona di fiducia: «Certo, parliamo dello Studio Associato Gamba di Brescia che ci offre consulenza da oltre sei anni e si occupa regolarmente delle buste paga e dei nostri F24. Lui mi ha suggerito di affidarmi al Gruppo Alfieri spv per il versamento dei contributi attraverso la compravendita legale dei crediti di imposta. Mi fanno passare per truffaldino, come se io conoscessi questo Alfieri. Ma chi lo aveva mai sentito nominare prima? Mi sono fidato».
Per quanto riguarda le cifre, Cellino ha spiegato che «abbiamo chiesto in totale 2,2 milioni in crediti di imposta. Non solo a febbraio ci siamo rivolti al Gruppo Alfieri ma anche a marzo e in aprile, così da poter pagare in tempo gli stipendi».
Cellino non ha mai dubitato dell’inaffidabilità della società, avendo anche «la conferma di adesione al servizio di codifica Isin, prodotta dalla Banca d’Italia. È un falso? Non so. Ma mica sono io il professionista. È il commercialista che avrebbe dovuto fare delle ricerche. Peraltro anche alla Covisoc abbiamo inoltrato questo certificato insieme al contratto di acquisizione del credito».
Poi ribadisce di non avere mai incontrato Alfieri: «Ripeto, il mio commercialista mi ha rassicurato dicendo che quel gruppo faceva tante operazioni anche con aziende importanti e ci avrebbe fatto risparmiare il 23%. Mi dipingono nella migliore delle ipotesi come un imbecille, nella peggiore come un delinquente. Ma chi cavolo ha mai visto questo Alfieri?».
E sulla scoperta arrivata solo a maggio, ha concluso: «A me lo chiede? Come mai l’Agenzia delle Entrate non si è accorta prima? E questi sapientoni della Covisoc (la commissione che vigila sui conti del calcio, ndr ) perché non ci hanno messo in guardia per tempo? Mi fa rabbia perché in 36 anni di calcio non ho mai ricevuto una sanzione per un ritardo di pagamento. In questo calcio non ci rimango più. Non è quello che conosco, voglio vendere il prima possibile».