Intervista a Bagnoli Rossi (FAPAV): «La pirateria costa due miliardi l’anno all’economia italiana»

Il presidente della FAPAV: «La pirateria ancora oggi è praticata da una fetta importante di popolazione, incurante dei danni diretti e indiretti che ogni singola azione illegale provoca».

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FOOTBALL AFFAIRS

«La pirateria è causa di danni pesantissimi per l’economia italiana. Si stima una perdita di fatturato pari a circa 2 miliardi di euro, il che implica una perdita di PIL che si aggira sugli 821 milioni e una contrazione dei posti di lavoro pari a circa 11.200 unità». Parole di Federico Bagnoli Rossi, presidente della FAPAV, la Federazione per la Tutela delle Industrie dei Contenuti Audiovisivi e Multimediali, associazione nata nel 1988 per proteggere la Proprietà Intellettuale, il Diritto d’Autore ed i diritti connessi.

In questa intervista a Calcio e Finanza Bagnoli Rossi spiega i pericoli non solo per il mondo del calcio ma per l’intero settore entertainment italiano che derivano da questo fenomeno spaziando dalla normativa, alle questioni istituzionali passando per i danni economici del cosiddetto “pezzotto”.

Domanda. La legge italiana contro la pirateria è stata elogiata da molti addetti ai lavori anche all’estero. Uno per tutti il presidente del La Liga Javier Tebas. Cosa manca al nostro Paese per trasformare l’aspetto normativo in risultati concreti?

Risposta. «Dopo l’approvazione della Legge ad agosto 2023, sono state implementate delle modifiche nel Regolamento AGCOM già esistente che hanno già portato a risultati concreti. In 10 mesi di attività della piattaforma Piracy Shield, infatti, sono stati bloccati oltre 30mila siti che consentivano la visione illecita di contenuti sportivi live. La tempestività del blocco, che avviene in 30 minuti, è fondamentale per l’efficacia dell’azione ed auspichiamo che nel breve periodo venga estesa anche agli altri contenuti audiovisivi come previsto dalla legge, tra cui ad esempio le prime visioni cinematografiche e le dirette televisive non sportive».

D. La legge è ancora migliorabile? Se sì su quali punti specificamente?

R. «Un punto migliorabile è la questione dei costi che la legge pone a carico dei titolari dei diritti (come DAZN o Sky, ndr). Questi sono il primo soggetto a subire i danni economici causati dalla pirateria e che quindi non riteniamo debbano sostenere gli oneri per la realizzazione, il funzionamento e la manutenzione della piattaforma tecnologica. Riteniamo invece che sia necessario trovare una copertura diversa per l’attività di contrasto al fenomeno illecito. È la stessa legge n. 93 che ha inserito, quale principio fondante della Repubblica, la tutela della proprietà intellettuale e del diritto d’autore».

Federico Bagnoli Rossi

D. Potrebbe servire una legge a livello europeo, visto che anche nel resto del continente sono sempre più attenti alla questione pirateria?

R. «L’Europa si è già espressa a maggio 2023 in particolare sul tema della lotta contro la pirateria online degli sport e di altri eventi dal vivo con una raccomandazione. L’Italia, con la legge 93/2023, ha già recepito queste indicazioni, oltre a implementare nel proprio ordinamento quelle derivanti dalla Direttiva Copyright e dal Regolamento Digital Services Act. Riteniamo dunque importante che la Commissione Europea continui nella direzione intrapresa e mantenga alta l’attenzione sul tema. La pirateria online è un fenomeno globale, e come dimostra il successo della recente operazione contro lo streaming illegale di contenuti audiovisivi condotta dalla Polizia di Stato (l’operazione Takedown che ha portato alla chiusura di un traffico da 3 miliardi di euro e alla chiusura di 2.500 canali, ndr) con la compartecipazione degli organi giudiziari e di Polizia di molti paesi europei ed il coordinamento di Eurojust ed Europol, è utile intensificare la collaborazione tra le autorità italiane e quelle di altri paesi per combattere la diffusione di contenuti pirata su scala mondiale».

D. Le nuove norme e i nuovi strumenti stanno portando effetti positivi?

R. «L’impatto sul fenomeno della nuova legge antipirateria ha portato sicuramente effetti positivi, dal momento che a livello mediatico è stato dato risalto senza precedenti alla questione: già a fine 2023, a pochi mesi dall’entrata in vigore della normativa, secondo i dati FAPAV/Ipsos il 37% dei pirati ha dichiarato che non avrebbe più fruito di contenuti audiovisivi in forma illecita. Per avere un riscontro più puntuale sull’efficacia dei nuovi strumenti e della ricaduta sui comportamenti degli italiani dobbiamo attendere i risultati della nuova Indagine Ipsos che fornirà i dati relativi al 2024».

IL NODO PEZZOTTO

D. Si parla spesso della rinnovata capacità di colpire gli utenti del cosiddetto “pezzotto” con sanzioni economiche. Siamo effettivamente in grado di arrivare a multare chi fa uso di servizi illegali?

R. «Questo è un tema cruciale. Scorrendo le ultime indagini FAPAV/Ipsos possiamo notare come la multa venga sempre considerata dagli intervistati come una delle forme di deterrenza più efficaci, insieme all’oscuramento dei siti. Le Forze dell’Ordine che hanno condotto le ultime operazioni contro i servizi IPTV illeciti stanno lavorando attivamente per applicare agli utilizzatori le sanzioni previste dalla legge».

D. Come si sta comportando Piracy Shield dal suo punto di vista?

R. «Guardando il numero dei siti bloccati dal febbraio scorso a fine anno non possiamo che constatare la potenza e l’efficacia della procedura. Sicuramente dopo una prima fase di rodaggio è necessario lavorare nell’ottica di un continuo miglioramento di questo strumento. L’obiettivo deve essere quello di affinare la piattaforma, rispondendo alle esigenze in evoluzione e alle sfide che emergono, al fine di garantire una maggiore efficienza, affidabilità e funzionalità. Un processo di miglioramento continuo è cruciale per mantenere alta la qualità e per assicurarsi che lo strumento rimanga al passo con i cambiamenti tecnologici e le dinamiche del mercato».

D. Come si può evitare che l’attività di Piracy Shield colpisca anche siti che operano legalmente? Una situazione che si è presentata già nel recente passato.

R. «È essenziale adottare un approccio rigoroso e sistematico nella verifica delle segnalazioni, assicurandosi che ognuna venga esaminata con attenzione per garantirne l’affidabilità. Inoltre, l’uso di strumenti tecnologici avanzati gioca un ruolo fondamentale nel migliorare l’accuratezza del processo, consentendo di aumentare l’efficacia complessiva del sistema, migliorando la precisione delle decisioni e riducendo al contempo il margine di errore».

D. Da cosa dipende il consumo di contenuti piratati nello sport e nel calcio in particolare? È una questione di prezzo degli abbonamenti o ci sono altri fattori?

R. «Abbiamo visto dalle nostre ricerche che il risparmio non viene più indicato come la principale motivazione della pirateria. La pirateria può essere considerata anche un problema culturale. È un atteggiamento che può derivare da una mancanza di educazione sulla valorizzazione della creatività e della proprietà intellettuale, tematiche forse non comprese fino in fondo, con la conseguenza di considerare la pirateria come una pratica meno grave e più tollerata rispetto ad altre forme di furto. Per questo da più di 10 anni FAPAV è parte di “Rispettiamo la creatività”, un progetto educativo a livello scolastico dedicato ai più giovani e finalizzato proprio alla creazione di consapevolezza riguardo il lavoro necessario alla realizzazione delle opere creative».

D. Si dice anche che manchi una sorta di percezione del crimine, nel senso che tranquillamente tra amici si dice di usare il “pezzotto” o siti illegale senza nessuna paura di stigma sociale o di percezione di stare compiendo un’azione criminale. È così?

R. «I numeri di Ipsos mostrano come la pirateria sia ancora oggi praticata da una fetta importante di popolazione, incurante dei danni diretti e indiretti che ogni singola azione illegale provoca. Nonostante sia chiaro che questa pratica è un reato (per il 79% dei pirati), tra chi è coinvolto non è completamente chiara la gravità del fenomeno (solo per il 47% è grave). In particolare, non vi è consapevolezza che a causa della pirateria parecchie persone possano perdere il proprio posto di lavoro e che, sempre per colpa di questo fenomeno, c’è il rischio che in futuro non vengano realizzati nuovi film, programmi TV o stagioni di fiction e serie TV. Non si tratta di un problema solo economico o industriale ma assume sempre di più una connotazione sociale».

D. Quale potrebbe essere il piano di azione?

R. «Le leggi possono essere rafforzate, ma devono essere prima di tutto applicate. Inoltre un aspetto fondamentale nella lotta alla pirateria è sensibilizzare il pubblico sui danni economici e culturali che essa provoca. Sono dunque necessarie campagne di comunicazione rivolte al grande pubblico per creare consapevolezza. Come FAPAV abbiamo da poco lanciato la seconda edizione di “We Are Stories”, una campagna che racconta le storie e le aspirazioni di sei giovani professioniste del settore audiovisivo. Un progetto di grande respiro che ha avuto il supporto e la collaborazione delle più importanti organizzazioni legate al settore audiovisivo e che ha avuto il riconoscimento da parte della Presidenza del Consiglio che ha scelto il ‘Best of’ come campagna istituzionale».

UN PO’ DI NUMERI

D. A quanto sono stimabili i danni creati dalla pirateria in Italia?

R. «Dall’Indagine FAPAV/Ipsos del 2023, emergono circa 319 milioni di illeciti. Questo impatta in modo rilevante sulle industrie dei contenuti audiovisivi e sportivi con una stima del danno economico potenziale derivante dalla pirateria di oltre 1 miliardo di euro. Numeri allarmanti anche per quanto riguarda il Sistema Paese: dai dati Ipsos elaborati per conto di FAPAV, si stima una perdita di fatturato per l’economia italiana pari a circa 2 miliardi di euro a causa della pirateria, il che implica una perdita di PIL che si aggira intorno agli 821 milioni di euro e una contrazione dei posti di lavoro pari a circa 11.200 unità».

R. Quanto incide la pirateria per gli eventi sportivi rispetto al totale?

D. «Per quanto riguarda lo sport live, a fronte di un’incidenza della pirateria stabile, gli atti crescono rispetto al 2021, ma diminuiscono rispetto al 2022, superando i 36 milioni. Nel 2023 sono state stimate 11,4 milioni di fruizione perse (+0,4 mln rispetto al 2021) con un danno economico complessivo di circa 285 milioni di euro».

D. Alcuni dati mostrano che l’Italia è uno dei Paesi in realtà più virtuosi sul tema pirateria: è così?

R. «Dall’Indagine FAPAV/Ipsos 2023 emerge un lieve calo sia della platea dei pirati sia del numero totale degli atti illeciti ma il danno economico per le industrie dei contenuti audiovisivi e per il Sistema Paese rimane grave. Il 39% degli adulti italiani, secondo i dati Ipsos, ha commesso nel 2023 almeno un atto di pirateria fruendo illecitamente di film, serie/fiction, programmi o sport live: tre punti percentuali in meno rispetto all’anno precedente ma un dato comunque su cui riflettere. Diminuisce anche il numero di atti di pirateria compiuti rispetto al 2022, evidenziando dunque un trend in leggera decrescita. Incoraggiante il dato relativo alla pirateria giovanile (10-14 anni). L’incidenza della pirateria mostra infatti un andamento in costante diminuzione dopo il periodo pandemico: nel 2023 si è arrivati al 45%, a fronte di un 47% del 2022 e di un 51% del 2021. Diminuiscono anche gli atti complessivi di pirateria (20,7 milioni) segnando un -14% rispetto al 2022, e raggiungendo il livello più basso dall’inizio degli studi FAPAV/Ipsos».

Federico Bagnoli Rossi (foto Lega Serie A)

D. È plausibile che eliminando il fenomeno criminale della pirateria le piattaforme possano diminuire i prezzi? Non può essere che i “pirati” decidano semplicemente di rimanere fuori da entrambi i perimetri, quello legale e quello illegale?

R. «Fermo restando che le offerte presenti in Italia sono le meno costose d’Europa, riteniamo che il tema del prezzo venga troppo spesso strumentalizzato e affrontato in modo superficiale».

D. L’impressione è che i criminali che si celano dietro a queste attività siano sempre un passo avanti a chi cerca di fare rispettare la legge. È così?

R. «Sicuramente nel corso degli anni la pirateria si è evoluta dal punto di vista tecnologico ma anche gli strumenti a nostra disposizione per il contrasto al fenomeno si sono affinati. Con la nuova legge antipirateria è stato fatto un grande passo in avanti, ad esempio, con l’introduzione del protocollo machine-to-machine per il blocco dei siti. L’innovazione tecnologica e legislativa è costante ed è fondamentale non fermarsi mai».

D. Quali possono essere le prossime mosse in questa costante battaglia tra “guardie e ladri”?

R. «Continua certamente ad essere cruciale la cooperazione tra le azioni delle Forze dell’Ordine, della Magistratura e dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni. Alle azioni restrittive, seppur necessarie, devono però accompagnarsi necessariamente anche le attività di comunicazione e sensibilizzazione, che cercano di far comprendere la gravità del problema soprattutto alla fetta più giovane del pubblico, e che si stanno rivelando sempre più efficaci ed incisive, anche alla luce degli ultimi numeri».