Montezemolo: «Crisi auto in Italia? La responsabilità è di Stellantis. Manca una strategia chiara»

L’ex presidente di Fiat e Ferrari: «Abbiamo persino visto il nostro storico produttore nazionale costruire uno dei suoi modelli principali in Polonia, mentre qui i lavoratori venivano messi in cassa integrazione».

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Luca Cordero di Montezemolo (Foto: GABRIEL BOUYS/AFP via Getty Images)

Torna a parlare Luca Cordero di Montezemolo dopo aver espresso il suo pensiero sulla situazione di Stellantis e in generale sul mercato dell’auto in Italia, che a suo parere non «esiste più nel Paese ormai da anni». Ma questa volta, nell’edizione odierna de Il Resto del Carlino, l’ex presidente, fra le altre, di Ferrari con cui «ho vinto 19 Campionati del mondo», celebra l’inaugurazione della Italo Lounge nella stazione di Bologna che definisce lui stesso «uno snodo cruciale per il trasporto su rotaia».

«Italo ha dato per la prima volta agli utenti la possibilità di scegliere nel settore ferroviario italiano – ha commentato Montezemolo –. Abbiamo rotto il regime di monopolio, portando a una riduzione media dei prezzi dei biglietti del 40% e migliorando l’intera rete ferroviaria e i servizi lungo la penisola».

Italo, di cui Montezemolo è presidente, fa parte del gruppo MSC: «Avere un azionista di maggioranza così solido e internazionale è motivo di orgoglio e speranza. Si sta creando un importante polo dell’intermodalità – treno, nave e bus – che collegherà grandi città, porti, centri di provincia e località turistiche. Credo che ciò genererà nuove opportunità di sviluppo e sinergie anche con il Gruppo FS, a beneficio dei viaggiatori».

Tornando sul lancio di Italo: «È stata una scelta coraggiosa e rischiosa, sostenuta da imprenditori visionari come Diego Della Valle, Gianni Punzo e Giuseppe Sciarrone, che erano indipendenti dal sistema pubblico. Successivamente sono arrivati Intesa Sanpaolo e Generali. Abbiamo investito 900 milioni di euro solo per acquistare i treni, senza contare gli sforzi per formare il personale, soprattutto i macchinisti. Abbiamo venduto il primo biglietto molto tempo dopo questi investimenti. Oggi contiamo 1.200 dipendenti a tempo indeterminato, di cui il 50% donne, molte delle quali hanno tra i 32 e i 33 anni. All’inizio ci sono stati momenti difficili: tutti parlano di abbattere i monopoli, ma pochi hanno il coraggio di farlo davvero».

Non poteva mancare poi un commento sulla situazione del settore auto, che lo ha visto coinvolto per moltissimi anni nel passato: «Due anni fa dissi che l’auto italiana non esiste più. Ora è sotto gli occhi di tutti. La produzione cala ogni anno: siamo scesi sotto le 400.000 unità rispetto al milione e più di qualche anno fa. Abbiamo persino visto il nostro storico produttore nazionale costruire uno dei suoi modelli principali in Polonia, mentre qui i lavoratori venivano messi in cassa integrazione».

Per Montezemolo la responsabilità di questo è riconducibile unicamente a Stellantis: «Manca di una strategia industriale chiara e mette a rischio migliaia di posti di lavoro. C’è stato un silenzio assordante da parte del mondo sindacale fino a poco tempo fa e anche dalla politica, tranne Carlo Calenda e Azione. Sono profondamente preoccupato per questa lenta deindustrializzazione. Abbiamo persino perso Magneti Marelli e oggi non abbiamo più un’azienda elettronica nazionale. Il governo deve intervenire, creando condizioni per attrarre produttori stranieri. È assurdo che paesi come Romania, Spagna e Belgio producano più auto di noi».

Tavares e le Ferrari: «Lui l’ho conosciuto ai tempi della Renault. È un manager molto capace, ma un po’ dispotico. Non è riuscito a cambiare le cose, mi è sembrato un padre-padrone, probabilmente sostenuto dalla proprietà. Se seguo ancora le Ferrari? Sempre, anche se non è più “la mia Ferrari”. Spero che torni a vincere il Mondiale piloti. Guardo tutti i Gran Premi: li seguo e soffro. È una passione inguaribile. La vita non può essere solo razionalità, no?».