Carnevali: «La Roma non mi ha contattato. Se lo facesse ci penserei»

L’amministratore delegato del Sassuolo ha detto di attendersi presto delle chiamate per Berardi, tornato in campo dopo l’infortunio della passata stagione.

Carnevali futuro Roma
Giovanni Carnevali (Foto: Simone Arveda/Getty Images)

L’obiettivo del Sassuolo è quello di tornare in Serie A, ma per il momento la concentrazione è sulla sfida di San Siro contro il Milan. Ne ha parlato l’AD degli emiliani Giovanni Carnevali, che nel suo ufficio milanese si divide tra telefonate, appuntamenti, messaggi. Tra i temi toccati anche quello del futuro del dirigente che, stando alle sue parole, non dovrebbe essere alla Roma.

«Falso. Ho letto e sentito certe voci e naturalmente l’eventuale interessamento mi fa piacere. Ma non sono abituato a riflettere su cose che non esistono. Se mai dovessi essere contattato, ci penserei». E sull’ipotesi di approdare in un grande club spiega: «Per me il Sassuolo è un grande club. E soprattutto ha una grande proprietà. Chiunque ha l’ambizione di far parte di una delle società più importanti. Però per me non conta tanto dove lavori, ma come. Cioè il modo in cui la proprietà intende il tuo ruolo e te lo lascia svolgere».

Ancora a proposito delle offerte del passato, Carnevali dice: «È vero che sono stato contattato. Ma se deve succedere, succede. E il treno ripassa. La cosa importante è fare le scelte giuste al momento giusto». E su quelle per Berardi? «A breve arriveranno. Il valore del giocatore è top. Berardi pian piano sta arrivando alla condizione ottimale. A volte penso che io e Mimmo siamo accomunati dallo stesso destino: potevo lasciare il Sassuolo io, poteva lasciarlo lui e invece siamo qui insieme. Legatissimi tra di noi e con questo club».

Infine, una battuta sulle sue qualità come dirigente, in un calcio ormai ricco di fondi e proprietà straniere: «Io sono un uomo di calcio, della vecchia scuola. Ho una visione ampia: campo e scrivania. E potrei serenamente lavorare con un fondo. Il problema di tante società è che si affidano a uomini non di calcio»