Premier League, 115mila posti in più negli stadi entro i prossimi 10 anni

Un precursore in tal senso è stato il Tottenham, che nell’aprile del 2019 ha inaugurato il suo impianto da 1 miliardo di sterline.

 

Premier aumento capienza stadi
(Foto: Carl Recine/Getty Images)

I posti a sedere negli stadi inglesi sono destinati ad aumentare nei prossimi anni. I club della Premier League aumenteranno del 14% la capienza dei propri impianti, aggiungendo 115.000 posti a sedere nei prossimi dieci anni, secondo quanto riportato dal Financial Times. Questi ampliamenti si tradurranno in un incremento dei ricavi da stadio per le società della massima serie inglese.

I venti club di Premier League, infatti, stanno cambiando strategia per ridurre la dipendenza dalla vendita dei diritti televisivi, rafforzando i ricavi da matchday. Il miglioramento degli stadi può dare maggiore autonomia nella generazione di ricavi. Un precursore, in tal senso, è il Tottenham, che nell’aprile del 2019 ha inaugurato il suo impianto da 1 miliardo di sterline.

Al club di proprietà di Enic Group hanno fatto seguito decine di società inglesi. A fine settembre, il Manchester City ha approvato l’avvio del progetto per ampliare la tribuna nord del suo stadio, portando la capienza a superare i 60.000 posti. Dall’altra parte della città, il Manchester United progetta la costruzione di un nuovo impianto da 100.000 posti, con un investimento di 2 miliardi di sterline.

Anche il Chelsea sta valutando nuovi progetti per il suo attuale stadio, Stamford Bridge: i Blues stanno considerando la demolizione di Stamford Bridge, dove giocano le partite casalinghe dal 1905, per costruire un nuovo impianto in cui investiranno circa 2,5 miliardi di sterline.

Tuttavia, la strategia dei club della Premier League non dovrebbe limitarsi solo all’aumento della capienza degli stadi, ma dovrebbe anche includere la generazione di ricavi attraverso il potenziamento delle aree VIP e dei servizi di hospitality, che notoriamente generano – in proporzione – entrate superiori a quelle dei settori cosiddetti popolari.