Il collocamento sul mercato de La Repubblica entra nel vivo. Lo scrive Il Giornale, spiegando che l’idea di cedere il quotidiano principale del gruppo Gedi (il gruppo editoriale controllato da Exor, la holding della famiglia Agnelli-Elkann) da tempo vaga nella testa di John Elkann, ma ora dai semplici pensieri si sta passando ai fatti.
Secondo il quotidiano, di recente sarebbe stata incaricata un’importante banca d’affari straniera per trovare un destinatario finale al giornale fondato da Eugenio Scalfari. L’input è di arrivare alla cessione di Repubblica e della concessionaria pubblicitaria Manzoni, oltre ad assottigliare la scuderia di testate cartacee controllate della holding Gedi fino a tenere solo La Stampa.
Il dossier è stato proposto già ai primi editori europei, ma in ogni caso non c’è fretta. L’identikit dell’interlocutore ideale è di un gruppo di livello (in passato era circolato il nome di Vivendi), ma si valuta anche l’ipotesi di mettere insieme una cordata di imprenditori italiani vicini all’area dem, in sintonia con la linea storica del quotidiano. Né va escluso che la cordata alla fine possa avere una dimensione mista, italo-estera.
Alla base di questa decisione ci sarebbero motivi di ordine economico-finanziario: il continuo calo delle copie del quotidiano (-10% ad agosto) e il fatto che Gedi abbia chiuso il 2023 con una perdita di 103 milioni di euro. In più, in ordine strategico, i problemi non di poco conto di Stellantis sono di per sé sufficienti senza dover fare quotidianamente i conti con i problemi generati dalle provocazioni del quotidiano.
Non va poi dimenticato che si sta parlando di un imprenditore che ha ormai focalizzato l’attenzione altrove: il futuro core business di Exor potrebbe gradualmente passare dall’automotive al settore della sanità che ha come capofila l’investimento in Philips, dove la holding degli Agnelli vanta il 17,5% del capitale sul quale ha investito la bellezza di 3,3 miliardi di euro. Il gruppo Exor, del resto, è un forziere che nei primi sei mesi del 2024 ha chiuso con un utile di 14,7 miliardi ed è ormai sempre più proiettato a un futuro lontano dall’Italia.