Il 4 novembre si avvicina, giorno dell’Assemblea Straordinaria per il cambio della statuto federale, e il braccio di ferro fra FIGC e Lega Serie A continua sesta sosta.
Come riporta l’edizione odierna del La Gazzetta dello Sport, entrambe le parti rimangono ferme sulle proprie posizioni su come andrebbe cambiato lo statuto, ma il tempo è agli sgoccioli: entro domani alle 19 dovrà essere consegnata la proposta di Gabriele Gravina. I club di Serie A sperano ancora di convincerlo a fare un passo indietro, chiedendo maggiore autonomia e una rappresentanza più incisiva sia in Consiglio federale sia in Assemblea elettiva, come richiesto dal cosiddetto emendamento Mulè, che ha reso necessaria questa modifica.
Ma dal canto suo, il presidente della Federcalcio appare determinato a proseguire senza deviazioni. Ieri, dopo il Consiglio federale, dove si è dibattuto sulla proposta che sarà votata il 4 novembre in Assemblea straordinaria, ha dichiarato di avere una «larghissima maggioranza che supporta questo percorso». E ha aggiunto: «La mia proposta piace a una percentuale altissima di delegati». Gravina ha poi precisato: «Credo che le società di Serie A, che hanno difeso con forza il principio di autonomia, non rischino di perderla per un consigliere in più», ribadendo che la formula di autonomia proposta per la Serie A «supera quella della Premier League. Peccato se ne parli così poco».
Ma la Lega Serie A mantiene il punto, anche perché la proposta non è ancora stata formalizzata ufficialmente. I cambiamenti, ritenuti necessari, partono dall’autonomia, visto che i club del massimo campionato ritengono che la proposta di Gravina li porti verso una indipendenza solamente parziale.
È escluso, inoltre, l’intervento della Giunta CONI se lo stallo fra le parti perdurasse ancora. In questo caso, Gravina nei giorni scorsi ha proposto che se si continuasse a non trovare una soluzione, lo stato dell’arte rimarrebbe immutato. Per la Serie A, ciò limiterebbe di molto le possibilità di riforma e quindi si chiede che il parere del massimo campionato possa essere vincolante in tal caso.
Si passa poi al tema della rappresentanza. La FIGC, in linea con il decreto che introduce l’emendamento Mulè, propone di aumentare i consiglieri federali della Lega Serie A da tre a quattro, quelli della Serie B da uno a due, mentre la Serie C passerebbe da tre a due consiglieri. Non ci sarebbero cambiamenti per le altre componenti, eccetto per l’AIA che otterrebbe la sua autonomia gestionale e perderebbe un rappresentante.
Anche il peso elettorale subirebbe variazioni: la Serie A passerebbe dal 12% al 18%, il che, aggiunto al 6% della Serie B e al 12% della Lega Pro, darebbe al professionismo il 36% dei voti, contro il 34% dei dilettanti (mentre AIC e AIAC manterrebbero il 30% in base alla legge Melandri). La Serie A ritiene però che, alla luce della nuova normativa, quattro consiglieri siano insufficienti e chiede di spostare un consigliere dalla Lega Pro alla Serie A per garantirle la maggioranza in ambito professionistico.
Per scongiurare una cristallizzazione delle posizioni fino alla scadenza fissata fra 24 ore, è atteso l’intervento del ministro per lo Sport, Andrea Abodi, che proverà a fare da mediatore fra FIGC e Lega Serie A, così da trovare un compromesso fra le proposte federali e la volontà dei club del massimo campionato italiano, rappresentati dal proprio presidente, Lorenzo Casini.