Mulé avverte la FIGC: «La legge è chiara: la Serie A deve contare di più»

Se la FIGC ha già ammesso di poter riconoscere al massimo campionato una piena autonomia e il diritto di intesa, tutt’altro discorso è quello legato alla rappresentatività in consiglio federale.

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Giorgio Mulé (Foto Samantha Zucchi Insidefoto)

Nella giornata di oggi si terrà il Consiglio Federale, che andrà in scena così qualche giorno prima dell’Assemblea Straordinaria, convocata per il 4 novembre, e propedeutica alla modifica dello statuto della FIGC. Come riporta l’edizione odierna de Il Corriere della Sera, intanto il clima fra FIGC e la Lega Serie A non è dei migliori, con i numerosi contrasti sulla politica sportiva, e specialmente sul maggior peso richiesto dal massimo campionato nella governance del calcio italiano.

A questo riguardo è intervenuto Giorgio Mulè di Forza Italia, che con il suo emendamento – che chiedeva maggior peso della Serie A a livello federale – ha scosso le fondamenta del calcio. «Dopo aver letto le proposte della FIGC di revisione dello statuto federale vedo smarrita l’architrave della norma approvata dal Parlamento nel luglio scorso che disse parole chiare rispetto alla rappresentanza delle leghe sportive professionistiche», ha commentato il deputato azzurro.

Il Parlamento italiano aveva previsto una «adeguata ed equa rappresentanza delle Leghe negli organi direttivi che tenga conto anche del contributo economico apportato al sistema». Una direttiva che però, secondo Mulè, non può essere rispettata solamente con la proposta di aumentare i consiglieri della Serie A da tre a quattro. Lo stesso deputato ha definito questa proposta «una beffa e una violazione evidente di una norma di legge che non può essere tollerata».

«Le leggi si applicano, disattenderle non è consentito», ha concluso Mulé. Con questo monito, intanto la FIGC, che si è dimostrata disponibile alla concessione di piena autonomia e del diritto di intesa per la Serie A, non sembra disposta ad accrescerne la rappresentatività in consiglio federale, non oltre cioè ai quattro consiglieri previsti nella bozza del nuovo statuto.

Ma la Serie A non ci sta, e quest’oggi è previsto che il presidente Lorenzo Casini ribadisca la necessità di avere per il calcio professionistico (A, B e C) il 50% delle poltrone, di cui il 30% per il massimo campionato.