Azimut ha deciso di riportare in Italia circa 100 milioni di euro dei 145 milioni investiti fino ad ora in Australia, paese in cui è attiva da circa 10 anni. Per farlo, ha venduto una quota superiore al 30% della sua controllata locale AZ Next Generation Advisory (Nga) al fondo americano Oaktree, attuale proprietario dell’Inter in Serie A, dopo la fine dell’era Zhang.
Come riporta l’edizione odierna di MF-Milano e Finanza, Nga gestisce attualmente circa 9,3 miliardi di euro, cui si aggiungeranno altri 8,4 miliardi derivanti dall’acquisizione di Amp avvenuta ad agosto. Dopo l’operazione, Azimut manterrà una partecipazione superiore al 25% della società, mentre il resto sarà distribuito tra i partner locali che hanno aderito al progetto nel corso del tempo. In prospettiva, Azimut punta a rimanere azionista di riferimento con una quota superiore al 20%, soglia rilevante per un’offerta pubblica d’acquisto (OPA) in Australia, anche in vista di una possibile futura quotazione di Nga, seguendo un modello simile a quello utilizzato in Italia, dove Azimut Holding ha come azionista principale, con una quota del 22%, un patto di sindacato (la fiduciaria Timone) che riunisce consulenti, gestori, manager e dipendenti.
«L’operazione è in linea con la nostra strategia di valorizzazione delle partecipazioni estere, ma manteniamo una presenza significativa in Nga. Nonostante questo, intendiamo restare un partner di riferimento con una quota superiore al 20%, soprattutto in vista di una futura quotazione della società», ha affermato il presidente Pietro Giuliani.
Questa è la seconda uscita di Azimut nell’anno, con una valorizzazione pari a 1,5 volte l’investimento iniziale. Prima di questa, la società aveva venduto una partecipazione del 20% nella società di investimenti alternativi Kennedy Lewis, incassando 250 milioni di euro. «Abbiamo dimostrato il valore delle nostre operazioni internazionali, che ormai rappresentano circa metà delle masse gestite da Azimut– ha dichiarato Giuliani –. Il mercato però non sembra ancora riconoscerlo appieno, nonostante gestiamo più di 50 miliardi di euro in tutto il mondo, suddivisi tra 130 partecipazioni».
Riguardo alla capitalizzazione di borsa di Azimut, che ammonta a circa 3,3 miliardi di euro, Giuliani ha osservato: «Questa valutazione include anche il 3% di azioni proprie e una posizione finanziaria lorda di oltre 1,1 miliardi di euro, 500 milioni dei quali destinati al rimborso di un bond. È una chiara sottovalutazione, soprattutto considerando che per il 2024 prevediamo di ottenere un utile netto di almeno 500 milioni».
A Piazza Affari il titolo di Azimut viaggia sui 23 euro ad azione in leggera flessione dopo la perdita dello 0,5% alla chiusura di lunedì. Equita ha mantenuto un approccio prudente, confermando il target price di 25,6 euro, pur riconoscendo che «l’operazione aumenta la visibilità delle partecipazioni estere del gruppo». Anche Deutsche Bank ha confermato il suo target price di 30,6 euro, aggiungendo che «nei prossimi mesi, il management dovrà attuare iniziative per supportare una rivalutazione dei multipli di mercato».
Intanto, Giuliani non si è sbilanciato riguardo a possibili ulteriori vendite all’estero. «Non abbiamo altre exit immediate in programma, e ci vediamo più come acquirenti che venditori, specialmente grazie alla liquidità ottenuta dalle cessioni negli Stati Uniti e in Australia», ha spiegato. Ha però espresso fiducia nel progetto della banca digitale, annunciato a fine marzo, su cui è stata trasferita metà della rete di consulenza finanziaria italiana. «Puntiamo a raccogliere almeno metà del valore attuale di Azimut in borsa dalla vendita della banca», ha dichiarato.
La piattaforma è già stata acquisita e la raccolta di risparmio, attraverso conti correnti appoggiati temporaneamente su una banca concorrente, è già partita. «L’obiettivo è raccogliere 10 miliardi di euro entro due anni, e continueremo a percepire commissioni sulle masse preesistenti per i prossimi 20 anni», ha concluso il presidente di Azimut.