Sarebbero coinvolti anche i servizi segreti britannici per l’estero, ovverosia il noto MI6, nei colloqui governativi che hanno portato al via libera all’acquisizione del Newcastle da parte del fondo sovrano saudita PIF. Lo riporta il quotidiano inglese The Times.
In particolare, una richiesta di libertà di informazione (FoI) fatta dal The Times per ottenere copie delle comunicazioni del Ministero degli Esteri riguardo all’acquisizione ha rivelato che almeno una lettera sull’argomento è stata indirizzata per conoscenza al segretario privato di “C”, il nome in codice del capo del MI6, noto anche come Servizio Segreto di Informazione.
Alex Younger era ancora il capo del MI6, noto come “C”, quando la lettera è stata scritta a giugno 2020. Il documento era anche rivolto a Richard Moore, che in quel periodo era direttore generale degli affari politici al Ministero degli Esteri, e che in seguito ha preso il posto di Younger alla guida dell’MI6. La lettera evidenziava le preoccupazioni del governo di Boris Johnson in merito al blocco dell’acquisizione del Newcastle United da parte del Fondo di Investimento Pubblico (PIF) dell’Arabia Saudita da parte della Premier League.
Nel testo si legge che si intende “promuovere un dialogo di alto livello con l’Arabia Saudita” dopo la crisi provocata dalla pandemia di Covid-19, sottolineando che “il Newcastle United è la questione urgente”. Viene poi aggiunto che, “pur rispettando l’indipendenza della Premier League”, una parte del testo risulta censurata.
Sebbene non sia chiaro cosa fosse stato omesso, una successiva sezione non censurata rivela che si stava valutando di coinvolgere un “interlocutore di alto livello” per “sottolineare gli interessi del governo britannico nei confronti della Premier League”.
L’acquisizione da parte del fondo saudita era stata avviata a marzo 2020, ma la Premier League ha rimandato l’approvazione fino all’ottobre 2021. Questo ritardo è avvenuto dopo un’azione legale promossa dall’ex proprietario del Newcastle, Mike Ashley, e la rimozione del divieto saudita nei confronti di beIN Sport, detentrice dei diritti televisivi della Premier League in Medio Oriente. L’accordo è stato infine accettato dopo che il fondo saudita ha fornito “garanzie legali vincolanti” che lo Stato saudita non avrebbe avuto controllo diretto sul club.