Nella giornata di domenica, dopo l’uscita pubblica di Giovanni Malagò con cui il presidente del Coni ha comunicato di non essere pronto a una resa, è cominciata la grande partita politica attorno allo sport italiano. I giochi erano partiti già da qualche mese, ma ora – spiega La Repubblica – le carte sono state scoperte, in maniera in qualche modo inattesa.
Malagò ha chiesto ufficialmente la possibilità di un quarto mandato, così come è stata concessa per legge ai presidenti federali. E il governo ha risposto picche. Prima il ministro dello Sport, Andrea Abodi, non ha lasciato spazio a un possibile cambio della norma. Poi i movimenti della Lega, che da tempo ha individuato lo sport come spazio di espansione.
E ieri anche Fratelli d’Italia, tramite il senatore Paolo Marcheschi, ha chiuso tutte le porte a questa possibilità: «La legge impone un avvicendamento di Malagò: rientra nell’ambito del normale ricambio dei vertici». Dunque, niente quarto mandato, anche se Marcheschi ha aggiunto che «Giovanni ha dimostrato negli anni le sue competenze e la sua professionalità. Qualsiasi sarà il suo ruolo sono convinto che confermerà le sue capacità anche in altre sedi. Il mio auspicio è che Malagó possa continuare a ricoprire un ruolo di primo piano nel mondo dello sport italiano».
L’idea di fondo sarebbe quella di spostare Malagò nel mondo della Federcalcio: al posto di Gravina, in pessimi rapporti oggi con Abodi. O magari alla Lega Serie A. Ma, come ben sa Malagò, non sono partecipate dove, con un decreto si fanno le nomine. I processi di elezione arrivano dal basso (dai delegati o dai presidenti delle squadre di A) e il governo non è in grado di fare tutto da solo.
Chi è vicino a Malagò è convinto che non accetterà nessuna “exit strategy”: in caso resterebbe nel consiglio CIO e poi c’è Milano-Cortina. Ma proprio le Olimpiadi invernali sono considerate dai nemici di Malagò il suo tallone di Achille: i ritardi, le inchieste sul management, le incompiute, i fondi impazziti sono gigantesche cariche di esplosivo sotto la sua sedia. E c’è chi pensa già a un commissariamento, come tra l’altro già è successo con i Giochi del Mediterraneo.