Abodi: «Gravina pronto a fare un passo indietro, ma vuole capire in che mani lascerà la FIGC»

Il ministro dello sport: «Vuole essere libero di decidere, non accetta imposizioni e soprattutto vuole prima capire in che mani lascia la Federcalcio. È comprensibile»

abodi e gravina
Andrea Abodi e Gabriele Gravina (Photo by Paolo Bruno/Getty Images)

«Come finirà la partita del calcio? Dipende da una serie di fattori. Dagli equilibri delle Leghe. Gravina ha detto a me che intende fare un passo indietro, ma vuole essere libero di decidere, non accetta imposizioni e soprattutto vuole prima capire in che mani lascia la Federcalcio. È comprensibile». Lo ha detto il ministro dello sport Andrea Abodi, intervistato dal Corriere dello Sport.

«Nelle contrapposizioni palesi nessuno lascia spazio all’altro. Quello che realmente conta è il benessere del sistema, serve una visione più ampia e complessiva. Non si può sempre aspettare che le cose succedano, a volte bisogna farle succedere. La formula “fin che la barca va lasciala andare” non funziona».

«Giorgetti e Lotito dietro l’attivismo di Mulé? Assolutamente no. Giorgetti è un uomo di notevoli cautele, non c’entra nulla con tutto questo, ha altro a cui pensare. Lotito? Avere posizioni diverse fa parte del gioco. In Parlamento sono presenti un presidente e un amministratore delegato di società, circostanze che possono verificarsi. Lotito esercita le sue funzioni in un certo modo internamente e esternamente, Galliani in un altro sia dentro sia fuori».

«Da che parte sto rispetto a Gravina? Né ostacolo, né avversario proprio per il ruolo che ricopro. Vorrei aiutare a portare soluzioni. La Legge Melandri? La vecchia stesura non regge più, le cose sono cambiate e si è reso necessario un aggiornamento sostanziale per dare un assetto stabile al sistema.

«Il Governo vuole prendersi il calcio? Assolutamente no! L’obiettivo del Governo, collaborando con il Parlamento, è di creare le condizioni per facilitare una indispensabile e indifferibile stagione di riforme nel calcio e, in generale, nello sport, per rendere il nostro sistema più credibile, competitivo e sostenibile».

«L’autonomia nello sport è un valore da rispettare, ma il modo più efficace per difendere l’autonomia, comunque relativa e non assoluta, dipende dalla capacità dello sport, e quindi anche del calcio, di non essere autoreferenziale, di rispettare a ogni livello i suoi valori e di saper svolgere efficacemente la sua funzione, anche sociale e culturale. Il Governo darà ogni supporto a questa prospettiva, nel rispetto dei ruoli, e non sarà mai complice dell’inerzia e del Gattopardo. Tutto questo al di là delle vittorie e delle sconfitte sportive», conclude Abodi.