Gli inquilini degli appartamenti che fanno parte del patrimonio del Pio Albergo Trivulzio sono indispettiti per il caso lanciato ieri sulle pagine del quotidiano La Repubblica: appartamenti pubblici, in edifici nel centro storico della città, affittati a personalità note a canoni spesso più che dimezzati rispetto a quelli di mercato. In una piazza di ciottoli e lastre di pietra, abita il presidente dell’Inter, Giuseppe Marotta.
«Paga meno di 20mila euro l’anno. Lo abbiamo letto», dice il macellaio che ha il negozio nello stesso stabile. Per la precisione, il contratto di affitto prevede un canone di circa 19mila euro. Secondo i condomini, però, non tutto luccica nello stabile. La tesi di molti inquilini, infatti, è la seguente: è vero, i canoni d’affitto non sono alti, ma di lavori, tra ristrutturazioni e riparazioni, abbiamo sborsato tanti soldi.
Lo stabile, però, non è fatiscente, a parte qualche miglioria di cui tutti i palazzi storici abbisognano. Al secondo piano abita Marotta. L’appartamento ha un affaccio sulla chiesa. Ma non è sempre stato come lo si vede oggi. Il presidente dell’Inter, infatti, ci ha dovuto mettere mano e spendere migliaia di euro per renderlo piacevole. Dai lavori alle tubature ai soldi spesi per rimuovere le persiane barcollanti.
Il contratto di locazione – spiega il quotidiano – è per un appartamento di 122 metri quadrati di superficie catastale, numeri che per il Trivulzio fanno fede, ma la proprietà calpestabile, ha precisato lo stesso numero uno dell’Inter, ammonta a circa 86 metri quadrati: cucina, soggiorno, bagno, camera da letto, ingresso e corridoio. A carico del presidente dell’Inter, come per gli altri condomini, ci sono i lavori di manutenzione, anche quelli straordinari che di norma spettano al padrone di casa.
«Gli oneri degli interventi e delle manutenzioni ordinarie e straordinarie da effettuarsi all’interno dell’unità locata sono assunti dal conduttore in via esclusiva», è specificato all’interno del contratto di locazione. Ed è proprio su questa clausola che puntano gli inquilini per sostenere che a conti fatti non hanno avuto alcun privilegio.