Ibra: «Qui perché Cardinale vuole vincere. Theo, Maignan e Leao restano»

Dagli obiettivi della proprietà al mercato, passando per il futuro di San Siro. Le parole dell’Operating Partner di RedBird in conferenza stampa.

Ibrahimovic conferenza Milan
Zlatan Ibrahimovic (Photo by GABRIEL BOUYS/AFP via Getty Images)

«Dopo sei mesi mi sono già venuti i capelli grigi, si lavora. Dopo il mio ritiro ho avuto un’altra libertà, nella vita e nel fare le cose. Sono stato lontano dalla famiglia per tanto, ora faccio diverse cose. Nella mia testa è importante essere attivo». Così Zlatan Ibrahimovic, Partner Operativo di RedBird e Senior Advisor della Proprietà e del Senior Management del Milan, ha aperto la sua odierna conferenza stampa per parlare dei piani del club rossonero.

«Poi mi è arrivata la chiamata di Giorgio Furlani, che mi ha detto di venire a Milanello per un saluto, ma non sapevo nulla. Da lì siamo andati avanti, mi sono incontrato con Gerry Cardinale in un meeting di qualche ora e mi ha proposto di tornare al Milan come Operating Partner di RedBird. Ho detto a Gerry che se fossi dovuto entrare al Milan, sarebbe servito un progetto vincente. Io non accetto perdere, voglio vincere e vincerò. Abbiamo la stessa ambizione io e Gerry, da lì siamo partiti». 

«Cardinale? Abbiamo parlato tanto. Ho conosciuto la persona, parliamo la stessa lingua e abbiamo gli stessi pensieri. Gerry è un vincente e ha una ambizione forte e chiara: creare un progetto vincente non solo per il presente, ma a lungo periodo. Il mio ruolo al Milan? È semplice, sono Operating Partner di RedBird, dove la mia priorità è il Milan e lavoro molto vicino a Cardinale, ma anche insieme a Moncada e Furlani. Mi divido tra Milanello e il Vismara. Ognuno ha il suo ruolo, non è un one man show, siamo una squadra. Non so quanti giocatori dopo il ritiro hanno avuto una chance come la mia: mi ci devo abituare. Essere dirigente e calciatore sono due cose diverse. Ho colleghi che mi aiutano e con tanta fame e voglia.

«Il prossimo step è quello di rinforzare la squadra, per essere competitivi per obiettivi che abbiamo: i trofei. Non solo in Italia, ma anche in Europa. Ogni anno si gioca per i trofei, il Milan non vince, il Milan fa la storia. Chi entra qui deve avere la stessa ambizione di vincere e fare la storia. Chi è già qui e non ha questi obiettivi non avrà spazio. Della scorsa stagione non siamo soddisfatti, vogliamo di più. Vogliamo migliorare ed essere più forti di quello che siamo oggi».

«Futuro? Sono molto ottimista, molto positivo, un gruppo di dirigenti giovane e che ha fame. Abbiamo la nostra strategia che siamo seguendo. Il futuro è positivo, poi ognuno lavora per il Milan, non ci sono obiettivi personali, tutto quello che facciamo è per il Milan. Non voglio fare promesse che non posso mantenere: si lavora, anche in silenzio».

«Oggi ci sono le basi della squadra, questo mercato sarà fatto di dettagli. Uno di questi sarà il numero 9, e nella mia testa per un attaccante questo progetto è perfetto. Zirkzee è forte, gioca molto bene, poi arriva dall’Olanda dove ho giocato anche io. Commissioni? Quando si parla di trattative ognuno vuole sfruttare la situazione, ma deve essere ok per noi, è una trattativa. Non facciamo beneficenza».

«Obiettivo seconda stella? Con Gerry parliamo la stessa lingua e si divide la stessa ambizione. Non sarei entrato senza queste basi. Per la squadra serve sempre concorrenza, poi dopo una stagione si valuta cosa va bene o no. Essere favoriti non significa vincere, ma ogni cosa che facciamo è fatta per creare una squadra competitiva per vincere i trofei. Vogliamo fare le cose con intelligenza, come abbiamo fatto fino ad ora. Ma non solo in Italia, anche in Europa. Scudetto Inter? Mi carico e mi dà fame di fare di più. Il Milan guarda sé stesso».

«Quando abbiamo deciso di lasciare Pioli abbiamo iniziato a pensare all’anno nuovo. Tutti i giorni parliamo con Fonseca, lui ha i suoi desideri e la sua strategia. Abbiamo anche un progetto Under 23 che sarà molto importante per noi, da collegare alla prima squadra. La nostra responsabilità è mettere l’allenatore nelle migliori condizioni possibili».

«Conte? Non ne abbiamo discusso, perché con i nostri criteri non era quello che cercavamo perché dei criteri che cercavamo il nome di Conte non è uscito. Dipende dal materiale che hai e cosa gli vuoi dare. Per noi il match migliore era Fonseca, era importante avere un allenatore che va bene per la squadra che abbiamo».

Le parole di Ibrahimovic, da San Siro ai rinnovi

«Restyling San Siro? Si sta parlando delle possibilità che ci sono. Gerry vuole creare e portare qualcosa di nuovo, e il nuovo stadio è geniale, deve essere uno spettacolo e gli americani sanno come farlo».

Poi, alcune conferme sui nomi più importanti: «Maignan, Theo e Leao restano perché sono alcuni dei più forti nei loro ruoli. Non abbiamo bisogno di vendere, grazie al lavoro di RedBird abbiamo la possibilità di migliorare. Essere stato con Mino aiuta? Ho scelto di non parlare con i procuratori, perché ancora sono o bianco o nero, mentre Furlani e Moncada sono più pazienti».

«Champions League? Non è una rivincita, voglio fare la differenza e voglio entrare in una piazza dove ho possibilità di farlo. Non c’entra la mia storia da calciatore. Alcuni pensano di sapere tutto, io entro da zero e scalo i gradini. Abbiamo un piano da seguire, i piccoli dettagli fanno la differenza. Siamo come una F1, se giri veloce rischi di andare fuori pista», ha proseguito Ibrahimovic.

«Abbiamo un piano da seguire, i piccoli dettagli fanno la differenza. Siamo come una F1, se giri veloce rischi di andare fuori pista. Parlare con investitori? Non l’ho fatto e non so se lo farò. RedBird fanno sport ed entertainment. Sono vincenti e non hanno paura delle sfide».

Infine, rispondendo a una domanda di Calcio e Finanza sulla condivisione delle scelte e su come viene impostato il budget per il mercato: «Tutto quello che riusciamo a guadagnare lo reinvestiamo nella prima squadra. Tutto quello che facciamo e tutte le decisioni che prendiamo arrivano in modo condiviso, io Furlani e Moncada parliamo e poi decidiamo, anche sul lato economico. Altrimenti dico che decido io e loro mi seguono (ride, ndr)».