Dal processo alla Ferrari: quello che resta di Zhang in Italia dopo l'addio all'Inter

L’ex presidente nerazzurro non è più tornato in Italia dal giugno dell’anno scorso e partecipa alle riunioni del CdA di Suning in videoconferenza, come era solito fare per quelle del club.

Beni Zhang in Italia
Steven Zhang (Foto: MARCO BERTORELLO/AFP via Getty Images)

La famiglia Zhang non è più proprietaria dell’Inter, nonostante i molti tentativi, anche in extremis, di Steven Zhang per tenere il controllo del club nerazzurro. La mancata restituzione del prestito di 395 milioni di euro (interessi compresi) al creditore Oaktree, ha fatto scattare l’escussione del pegno e la società è stata così rilevata da una nuova proprietà.

Perso il controllo del club milanese, passato sotto la gestione del fondo statunitense Oaktree, il nome Zhang rimane comunque legato all’Italia. Infatti, come riporta l’edizione odierna de La Repubblica, l’ormai ex presidente nerazzurro ha ancora più di un affare in sospeso nel nostro Paese, dai processi in corso a diversi beni di sua proprietà, tra casa e automobili di lusso.

A cominciare dalla Ferrari, utilizzata a più riprese durante i suoi soggiorni italiani. Ma il parco auto dell’ex numero uno nerazzurro conta anche una Cinquecento nerazzurra. Sulla carrozzeria sono impressi il logo dell’Inter e la scritta “Steven”. Ma si tratta di una replica fatta da un tifoso della FIAT più sportiva e costosa con cui fino al giugno di un anno fa si spostava in città Steven Zhang. La replica, inoltre, percorre le strade del quartiere di Lambrate, mentre quella guidata da Zhang era solita fare la spola tra la sede dell’Inter di Viale Liberazione e la casa in affitto nella lussuosa e discreta via Gabba, fra via Monte Napoleone e il giardino botanico di Brera.

Quella macchina era stata scelta per la sua comodità e per muoversi al meglio nel traffico milanese, ma non era l’unica del parco auto di Zhang. Già detto della Ferrari, il rampollo di casa Suning ha un garage pieno di gioielli in Svizzera. Pezzi da collezione che nel tempo acquistano valore, scelti in visite private a Maranello. Ma il gioiello della corona era una Pagani Huayra BC roadster nerazzurra. Oltre alla passione per le macchine di lusso, Zhang raccontava agli amici anche la sua passione per vestiti e orologi. Nelle boutique milanesi di Richard Mille e Audemars Piguet era di casa.

Nonostante l’assenza di persona, la sua presenza era pienamente sentita dal management nerazzurro in quelli che sono stati i suoi ultimi mesi da presidente dell’Inter e della sua famiglia come proprietaria del club. Alle riunioni del CdA partecipava in videoconferenza, come sta continuando a fare per quelle di Suning.com, gigante della vendita di elettrodomestici.

L’ultimo movimento noto nel capitale di Suning risale a febbraio, quando Taobao China Software ha ceduto a un’altra società del gruppo Alibaba il 20% delle azioni per 359 milioni di euro. Nel 2015, lo stesso numero di azioni le aveva pagate 4,2 miliardi. In nove anni l’azienda ha perso il 90% del valore, ma il momento peggiore sembra essere passato, con l’onda lunga del Covid.

Il mancato ritorno in Italia in questi mesi, specialmente dopo la conquista del 20° scudetto nerazzurro, l’ultimo trofeo sotto la gestione Suning, non è mai stato motivato ufficialmente. Ma oltre ai suoi beni, in Italia il nome Steven Zhang è presente anche in diversi incartamenti della Procura di Milano.

Infatti, quello con Oaktree non è l’unico debito che Zhang non ha saldato. Una sentenza della corte suprema di Hong Kong dell’aprile 2022 — valida anche in Italia, per decisione della Corte d’Appello milanese — lo costringe a restituire 320 milioni a China Construction Bank, istituto posseduto al 59,31% dal fondo sovrano China Investment Corporation (CIC). La banca chiede al Tribunale civile di Milano di obbligare l’Inter a riconoscere al giovane ex presidente uno stipendio, di modo da poterglielo pignorare.

Visti questi procedimenti, è improbabile che Zhang tornerà in Italia, anche se il suo sogno sarebbe assistere a una partita a San Siro da tifoso, “magari in Curva Nord”, come ha scritto su Instagram nel post di addio. In sua assenza, il processo italiano va avanti.