La situazione economica dell’Inter alla luce della possibile operazione Zhang-Pimco

Il presidente nerazzurro è in trattativa con il fondo statunitense per ripagare il prestito di Oaktree.

Oaktree compratore Inter
Steven Zhang (Foto: Emilio Andreoli/Getty Images)

Il possibile rifinanziamento del debito verso Oaktree, grazie ad un nuovo accordo tra Steven Zhang e il fondo Pimco, potrebbe togliere le nubi sul futuro della proprietà dell’Inter. Nel caso in cui infatti le parti trovassero la quadra per l’eventuale nuovo prestito, l’operazione permetterebbe all’attuale presidente di rimanere alla guida del club (al netto di possibili offerte, dallo stesso Zhang sempre smentite), chiudendo per almeno tre anni il tema della proprietà.

L’eventuale accordo tra Zhang e Pimco infatti non dovrebbe avere conseguenze dirette sulla gestione economica della società. L’Inter negli ultimi anni ha intrapreso la strada verso la sostenibilità (cercando e finora riuscendo a mantenere anche alta la competitività in campo), anche per andare incontro alle richieste della UEFA per quanto riguarda il nuovo Fair Play Finanziario, seppur rimanga un tema non di poco conto all’orizzonte, ovverosia quello del bond che scadrà nel 2027.

Dopo aver registrato una perdita di 85 milioni nella scorsa stagione, si prevede che questa perdita si dimezzi nell’esercizio 2023/24, nonostante i minori introiti derivanti dalla Champions League a seguito dell’eliminazione agli ottavi anziché arrivare in finale come nel 2022/23.

Il fatturato dovrebbe aumentare grazie alle plusvalenze ottenute dalla cessione di Onana e Brozovic la scorsa estate, e in particolare dai diritti televisivi della Serie A (previsto un incasso di circa 100 milioni di euro rispetto agli 87 della stagione precedente) e dalle sponsorizzazioni, con accordi del valore di 76 milioni rispetto ai 53 milioni del 2022/23, cifra che include anche i bonus per la vittoria del campionato.

Durante il mercato estivo scorso, i costi sono diminuiti di circa 30 milioni tra stipendi e ammortamenti. Ciò potrebbe portare il bilancio a chiudere con un risultato operativo positivo entro il 30 giugno prossimo, nonostante il peso di circa 40 milioni di oneri e interessi finanziari dovrebbe far terminare l’esercizio con una perdita di circa 50 milioni.

Le prospettive future indicano un ulteriore miglioramento nelle stagioni successive, anche grazie al Mondiale per Club che si svolgerà tra giugno e luglio 2025, i cui ricavi saranno distribuiti su due bilanci, parte entro il 30 giugno 2025 e parte entro il 30 giugno 2026. Inoltre, il nuovo formato della Champions League porterà ulteriori introiti, con premi minimi previsti intorno ai 50 milioni di euro (quest’anno l’Inter ne ha incassati 65 grazie alla qualificazione agli ottavi), oltre alla crescita nel settore commerciale. Per il 2024/25 sono già stati contrattualizzati ricavi da sponsor per 72 milioni di euro, in attesa di nuovi accordi per lo sponsor di maglia (con Betsson in pole position) e di manica.

I TEMI BOND E COPERTURA PERDITE

A livello di liquidità, quindi, potrebbe non esserci necessità di nuovi interventi da parte dell’azionista di riferimento anche se dall’eventuale operazione con Pimco per Zhang resterebbero in cassa circa un centinaio di milioni. Stando ai bilanci dell’Inter, emerge che dal finanziamento di Oaktree siano stati usati circa 148 milioni di euro dei 275 milioni complessivi, distribuiti in questo modo:

  • 50 milioni di euro a maggio 2021;
  • 22,2 milioni di euro a maggio 2021 (per ripagare accordi commerciali);
  • 25 milioni di euro a giugno 2021;
  • 10 milioni di euro a febbraio 2023;
  • 16 milioni a marzo 2023;
  • 25 milioni ad aprile 2023.

Tuttavia, nei documenti ufficiali del club nerazzurro emerge che al 31 dicembre 2021 Grand Tower, la controllante che ha ricevuto il prestito dal fondo californiano, erano disponibili ancora 131,6 milioni di euro in cassa: da quel momento, l’Inter ha ricevuto 51 milioni dalla controllante, quindi indicativamente dovrebbero rimanere in cassa circa 80 milioni di euro. Considerando che la cifra complessiva da ripagare a Oaktree, interessi compresi, dovrebbe aggirarsi intorno ai 385 milioni, nel caso l’accordo con Pimco sia da 400 milioni a Zhang dovrebbero restare circa un centinaio di milioni di euro in caso di necessità per l’Inter.

Il tema all’orizzonte infatti resta quello dell’indebitamento, in particolar modo legato al bond da 400 milioni che scadrà nel febbraio 2027 e che pesa da solo per circa 30 milioni annui sui conti del club (con oneri finanziari che si avvicinano ai 40 milioni). Il piano di rimborso del bond, nel dettaglio, è il seguente:

  • 1 rata da 3,57 milioni di euro il 30 giugno 2024;
  • 1 rata da 3,69 milioni il 30 dicembre 2024;
  • 1 rata da 3,82 milioni il 30 giugno 2025;
  • 1 rata da 3,95 milioni il 30 dicembre 2025;
  • 1 rata da 4,08 milioni il 30 giugno 2026;
  • 1 rata da 4,22 milioni il 30 dicembre 2026;
  • 1 rata finale per 391,67 milioni entro il 9 febbraio 2027.

Gli oltre 390 milioni da ripagare il 9 febbraio 2027 sono una cifra quindi una cifra rilevante. In attesa di eventuali sviluippi, tra le ipotesi c’è anche quella che quanto avanzato dall’operazione Zhang-Pimco possa essere utilizzato dalla proprietà nerazzurra appuunto verso l’operazione di rifinanziamento del bond, in modo da usarli per ridurre l’esposizione come fatto ad esempio da Friedkin con la Roma: nel caso del club giallorosso, nel 2022 venne ripagato un bond da 267 milioni da un lato con un nuovo bond da 175 milioni e dall’altro investendo 92 milioni di tasca propria. Una mossa che ha consentito al club giallorosso di ridurre non solo l’indebitamento ma anche il peso degli oneri finanziari a bilancio.

In più c’è anche il tema del patrimonio netto e delle perdite rinviate grazie alle norme del Governo in epoca Covid. “L’ammontare complessivo delle perdite rinviate entro il quinto esercizio successivo è quindi pari a circa 342 milioni di euro”, spiegava il club nerazzurro nel bilancio al 30 giugno 2023. Tuttavia, le riserve già disponibili dovrebbero in larga parte bastare, a livello contabile, per coprire le perdite rinviate: a meno di utili corposi, potrebbe comunque servire un intervento (nell’ordine dei 50 milioni di circa) da parte dell’azionista di maggioranza.