Video rubato, la FIGC dà il via alle indagini: ascoltata la donna licenziata dalla Roma

Il procuratore Giuseppe Chinè ha ascoltato le testimonianze dei due ex dipendenti della Roma licenziati dopo la diffusione del video.

maglia roma
(Foto: ALBERTO PIZZOLI/AFP via Getty Images)

La Procura della FIGC, nella giornata di ieri, ha dato il via ufficiale alle indagini che puntano a fare chiarezza sulla vicenda che ha portato la Roma al licenziamento di due persone in seguito alla diffusione, non autorizzata da queste, di un loro video intimo.

Come riporta l’edizione odierna de La Gazzetta dello Sport, il procuratore Giuseppe Chinè ha ascoltato le testimonianze dei due ex dipendenti della Roma licenziati dopo la diffusione del video, trafugato da un giovane della Primavera giallorossa e passato poi di cellulare in cellulare tra giocatori e staff. Insieme ai due fidanzati c’era Francesco Bronzini, il legale che difende entrambi e che inizialmente si era battuto per un reintegro che fino ad ora non c’è stato.

I due sono stati ascoltati separatamente per poco più di un’ora ciascuno. Con la ragazza Chinè si è concentrato soprattutto sulle modalità di diffusione del video – che tra l’altro risalirebbe a circa due anni fa – cercando di ricostruire per filo e per segno perché il giovane giocatore abbia avuto tra le mani lo smartphone della ex dipendente così a lungo da poter individuare, visionare e poi inviare al proprio cellulare il video incriminato.

Con entrambi, invece, si è poi parlato delle discusse modalità del licenziamento, ma probabilmente il procuratore ha anche chiesto chiarimenti su quello che la Roma ha scritto nel proprio comunicato, quello in cui si dichiara vittima di «un chiaro tentativo di attaccare e destabilizzare la Società e il suo Gruppo in un momento cruciale della stagione sportiva», ma soprattutto in cui sottolinea la «sussistenza di una trattativa privata riguardante corsie preferenziali lavorative».

Sulla parola trattativa sono arrivate le domande di Chinè per entrambi gli ex dipendenti. Infatti, le indiscrezioni, mai confermate, parlano di dialoghi fra i due nel video in cui si parlava di assunzione e aumenti, poi avvenuti. Proprio il fatto che le audizioni non abbiano riguardato solamente la diffusione del video sposta, o meglio allarga, il quadro dei possibili sanzionati. Finora si pensava che l’articolo 4 del Codice di Giustizia Sportiva, quello sulla «lealtà, correttezza e probità» dei tesserati, potesse essere contestato soltanto al ragazzo che ha prima rubato il video e poi dato il via alla catena virale. Ma dalle domande che ha posto il procuratore si può ipotizzare che sia al vaglio anche un possibile illecito nelle modalità di licenziamento.

L’articolo violato sarebbe sempre il 4, questa volta però a carico di uno o più dirigenti. È chiaro che siamo ancora a inizio indagine, quindi servirà un quadro più ampio dei fatti prima che la Procura stabilisca se procedere o meno con i deferimenti e contro chi. In caso di violazioni del codice di Giustizia Sportiva, a livello di sanzioni non si dovrebbe andare oltre l’ammenda, che rischia però di essere pesante soprattutto in caso di responsabilità diretta. Ma la vera preoccupazione in casa Roma è per la sanzione amministrativa che potrebbe arrivare dal Garante della privacy e che da codice rischia di essere pari al 2-4% del fatturato. La lettera di licenziamento, così come il successivo comunicato del club, fanno infatti esplicito riferimento al video, documento che non doveva in alcun modo essere visionato né tantomeno utilizzato come “giusta causa” in un licenziamento.