Clausola FIGC anti-Superlega, la UE: «Norma illegale? Serve analisi dettagliata»

Un europarlamentare tedesco ha presentato una interrogazione contro la norma che obbliga i club italiani a non partecipare a competizioni separatiste: la risposta della Commissione Europea.

Piano FIGC riforme
(Foto: Antonio Masiello/Getty Images)

È arrivata la risposta da parte della Commissione Europea alla interrogazione parlamentare sulla norma “anti Superlega”, della FIGC. Nei mesi scorsi infatti l’eurodeputato del Ppe, Antonius Manders aveva presentato un interrogazione in cui sottolineava come, «sebbene la sentenza sia molto chiara», la Federcalcio abbia presentato dei criteri che richiedono un «impegno scritto a non partecipare a competizioni organizzate da associazioni private non riconosciute da Fifa, Uefa e Figc. Questi criteri sono contrari alla sentenza».

Da qui sono nate tre domande all’interno dell’interrogazione presentata dal rappresentante del Ppe: «La Commissione concorda sul fatto che i criteri della Figc sono contrari al diritto della Ue? Intende prendere le misure necessarie per avvisare la Figc di questo comportamento illegale? Quali azioni intende intraprendere se la Figc, anche dopo essere stata allertata, non rispetta il diritto dell’Ue?».

La norma era già stata introdotta dalla FIGC nel 2021.Quella che è stata ribattezzata come norma “anti Superlega”, di fatto impedisce l’iscrizione ai campionati nazionali per i club che partecipino a competizioni organizzate da organismi privati non riconosciuti da UEFA e FIFA. La regola si trova all’art. 1 comma 5 lettera C e all’art. 2 comma 1 dello Statuto federale ed è stata approvata su proposta del presidente Gabriele Gravina.

Di conseguenza, all’epoca fu approvata anche la modifica dell’articolo 16 delle NOIF, che recita ora: «Ai fini della iscrizione al campionato la società si impegna a non partecipare a competizioni organizzate da associazioni private non riconosciute dalla FIFA, dalla UEFA e dalla FIGC. La partecipazione a competizioni organizzate da associazioni private non riconosciute dalla FIFA, dalla UEFA e dalla FIGC comporta la decadenza della affiliazione. La disputa di gare e tornei amichevoli non riconosciuti dalla FIGC è soggetta all’autorizzazione della federazione medesima. La disputa di gare e tornei amichevoli senza la autorizzazione della FIGC comporta la decadenza dell’affiliazione».

In particolare, aveva spiegato il quotidiano La Verità nelle scorse settimane,  la posizione della FIGC è che la sentenza europea vieta di «imporre sanzioni ai club che partecipano a competizioni alternative», mentre la norma federale in questione prevede che la partecipazione a competizioni organizzate da associazioni private non riconosciute dalla FIFA, dalla UEFA e dalla FIGC comporti la decadenza della affiliazione: in sostanza un nuovo requisito per le iscrizioni ai campionati e se un club dovesse aderire a un progetto simile, la Federcalcio non permetterà la stessa iscrizione.

Sul tema è quindi arrivata ora la risposta da parte di Margrethe Vestager, Vicepresidente Esecutivo della Commissione europea. Come Calcio e Finanza può anticipare, nella risposta si legge:

«La sentenza della Super League non stabilisce che ai club debba essere permesso di partecipare a competizioni di terzi, né che la semplice esistenza di un sistema di pre-autorizzazione sia illecita. Un sistema di pre-autorizzazione può essere legittimo se i poteri della federazione (i) di autorizzare competizioni di terzi e (ii) di sanzionare club e giocatori che partecipano a competizioni non autorizzate, sono soggetti a regole trasparenti, obiettive, non discriminatorie e proporzionate».

«Tale sistema potrebbe cadere al di fuori del campo di applicazione delle regole sulla concorrenza del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE) se giustificato nel perseguire in modo proporzionato un obiettivo legittimo di interesse generale, beneficiare di un’esenzione ai sensi dell’articolo 101, paragrafo 3, del TFUE o essere giustificato ai sensi dell’articolo 102 del TFUE se dimostrato che tutte le condizioni richieste a tali fini sono soddisfatte. Verificare se le regole della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC) siano conformi ai criteri stabiliti nella sentenza richiederebbe un’analisi dettagliata dell’intero corpus normativo e delle eventuali giustificazioni per la loro istituzione».

«È responsabilità della FIGC, come delle altre federazioni nazionali degli Stati membri, valutare i propri statuti, regolamenti e le azioni specifiche adottate in materia di governo dello sport secondo i criteri stabiliti nella sentenza». 

«Senza un’analisi dettagliata come sopra menzionato, sarebbe prematuro decidere quali azioni la Commissione potrebbe intraprendere in questo senso. Si sottolinea che l’autorità italiana di concorrenza nazionale e i tribunali nazionali italiani sono competenti anche nell’applicare gli articoli 101 e 102 del TFUE», conclude la risposta della Commissione Europea.