Stellantis, Parigi congela il suo 9%: nessuna discesa dello Stato francese

Negli accordi di fusione tra Fca e Psa, lo Stato era l’unico autorizzato a vendere il 2,5% delle azioni della casa automobilistica, ma tale vendita non è stata effettuata.

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Carlos Tavares (foto Stellantis)

Lo Stato francese detiene attualmente il 6,2% di Stellantis, e questa quota ora rappresenta il 9,6% dei diritti di voto. Tuttavia, gli accordi di fusione tra Fca e Psa – scrive Il Sole 24 Ore – prevedevano un percorso diverso: tra i tre firmatari del patto e degli impegni di lock up, lo Stato era l’unico autorizzato a vendere il 2,5% delle azioni della casa automobilistica, ma tale vendita non è stata effettuata. Anzi, la sua posizione è ora più forte rispetto a tre anni fa.

Il momento attuale è cruciale per la storia di Stellantis, poiché si è aperta la finestra del “liberi tutti” nel libro soci. Questo avviene esattamente tre anni dopo la quotazione del gigante automobilistico nato dalla fusione tra Fca e Psa, poiché è scaduto il vincolo di lock up firmato dalla holding della famiglia Agnelli Exor, dalla famiglia Peugeot e “solo parzialmente” dalla Bpi (cioè lo Stato).

La struttura proprietaria attuale di Stellantis ha le sue radici negli accordi di fusione tra Psa e Fca. All’inizio, Exor deteneva il 14,4%, seguito dalla famiglia Peugeot con il 7,2%, lo Stato francese con il 6,2%, e i cinesi di Dongfeng con il 5,6%. Tuttavia, tali quote erano soggette a potenziali modifiche in accordi di standstill (sette anni senza incrementare le partecipazioni) e in accordi di lock up (tre anni senza vendere azioni) che coinvolgevano Bpi, la dinastia Peugeot e Dongfeng.

Il potenziale ridimensionamento dello Stato francese era disciplinato dall’accordo di lock up, che consentiva una vendita massima del 2,5% di Stellantis nei tre anni successivi alla fusione. Tuttavia, fino ad oggi, lo Stato non ha compiuto questo passo indietro. La scadenza degli impegni di lock up solleva nuove domande sulla struttura proprietaria futura di Stellantis: saranno fatti passi per monetizzare le posizioni mantenendo comunque una presenza significativa, o gli assetti rimarranno invariati? Exor non ha commentato la situazione, ma fonti vicine sostengono che non ci saranno cambiamenti.