AirVPN, l’azienda specializzata nei servizi di Virtual Private Network (VPN), ha preso la decisione di interrompere le proprie operazioni sul territorio italiano a causa dell’implementazione di Piracy Shield da parte dell’AgCom. Si tratta della piattaforma automatizzata antipirateria che ha fatto il proprio debutto lo scorso weekend e che mira a bloccare gli streaming pirata e i siti che li diffondono entro 30 minuti dalle segnalazioni.
A partire dal 19 febbraio, AirVPN interromperà il proprio servizio per i residenti in Italia, come annunciato attraverso un thread aperto sul suo forum ufficiale. Da quel giorno in avanti, chiunque si registri su AirVPN dovrà dichiarare di non essere residente in Italia. La procedura di registrazione e acquisto sarà geolocalizzata e non accetterà indirizzi IP situati in Italia. AirVPN ha rassicurato che non interromperà il servizio per gli attuali abbonati prima della naturale scadenza delle sottoscrizioni, mantenendo invariante anche le politiche di rimborso attuali.
La società ha quindi spiegato le ragioni alla base di questa decisione, attribuendole alla piattaforma Piracy Shield lanciata dall’AgCom (e donata dalla Lega Serie A per contrastare la pirateria). Questa piattaforma non solo obbliga i provider di servizi Internet (ISP) a bloccare gli indirizzi IP pirata, ma estende l’obbligo anche a tutti i servizi di DNS pubblici e a tutti gli operatori di VPN che offrono i propri prodotti in Italia.
«Siamo spiacenti di informarti che sospenderemo il servizio ai residenti in Italia a partire dal 19 febbraio 2024. A partire da tale data ogni utente che si registra sulla piattaforma dovrà dichiarare di non essere residente in Italia. La pagina di acquisto avrà una geolocalizzazione basata sull’indirizzo IP e non verrà servita a indirizzi IP ubicati in Italia. Non interromperemo il servizio agli attuali abbonati fino alla naturale scadenza e la politica di rimborso sarà concessa come di consueto», spiega AirVPN nel suo forum.
A proposito dei motivi di interruzione del servizio, AirVPN ha spiegato che «il cosiddetto “Scudo Italiano Anti-Pirateria” è un quadro normativo con regolamento attuativo dell’AgCom che obbliga gli operatori che offrono servizi in Italia a bloccare l’accesso ai servizi finali attraverso il blocco IP e/o l’avvelenamento DNS. L’elenco degli indirizzi IP e dei nomi a dominio da bloccare viene stilato da organismi privati autorizzati dall’AgCom (attualmente, ad esempio, Sky e DAZN). Questi enti privati inseriscono le blocking list in una piattaforma specifica. I blocchi devono essere imposti entro 30 minuti dalla loro prima comparsa da parte degli operatori che offrono qualsiasi servizio ai residenti in Italia».
«Non esiste alcun controllo giurisdizionale e nessun controllo da parte dell’AgCom. Il blocco deve essere eseguito inaudita altera parte e senza possibilità di reale rifiuto, anche in caso di errore manifesto. L’eventuale opposizione della parte lesa potrà essere proposta solo in una fase successiva, dopo l’imposizione del blocco», sottolinea AirVPN nella sua nota.
«I requisiti sono troppo onerosi per AirVPN, sia dal punto di vista economico che tecnico. Sono inoltre incompatibili con la missione di AirVPN e avrebbero un impatto negativo sulle prestazioni del servizio. Essi aprono la strada a blocchi diffusi in tutti i settori dell’attività umana e a possibili interferenze con i diritti fondamentali (sia accidentali che deliberati). Mentre in passato ogni singolo blocco veniva attentamente valutato sia dalla magistratura che dalle autorità, ora ogni controllo è completamente perduto. Il potere degli enti privati autorizzati a compilare le liste di blocco diventa enorme in quanto i blocchi non vengono verificati da terzi e gli enti autorizzati non sono soggetti ad alcuna multa specifica o danno legale per errori o overblocking. Ritirando la disponibilità del servizio dall’Italia, AirVPN sarà in grado di rimanere fuori dall’ambito del framework e mantenere l’integrità e le operazioni efficienti», conclude AirVPN.