C’è del valore inespresso nello sport italiano? Oppure più specificamente una vasta campagna di investimenti statali negli eventi sportivi (impiantistica e non solo) avrebbe conseguenze positive o sarebbe uno spreco di denaro pubblico?
L’interrogativo è stato alla base del dibattito Infrastrutture Sportive e Grandi Eventi: opportunità e vincoli per la crescita dei territori svoltosi a Milano nell’ambito dell’assemblea annuale di ASSI Manager, l’associazione italiana dei manager dello sport business.
In questo contesto Carmelo Carbotti, responsabile Marketing Strategico e Ufficio Studi di Banca Ifis, ha presentato uno studio che non lascia dubbi di sorta. Nelle slide mostrate dal manager infatti è emerso come lo sport system italiano sia composto da una filiera ampia che conta 67mila società sportive sparse sul territorio nazionale, 9.500 imprese di gestione impianti, 19mila imprese produttrici e oltre 50 aziende editoriale e di scommesse. Queste in totale danno lavoro a circa 405mila addetti sull’intero territorio nazionale. Una filiera che nel 2022 ha contribuito per il 3,4% al Pil italiano visto che ha segnato un volume di affari pari a 102 miliardi.
Non solo, ma secondo l’ufficio studi della banca presieduta da Ernesto Fuerstenberg Fassio, ogni milione di investimenti pubblici nello sport movimenta circa 8 milioni di investimenti privati, e, a seguire, quasi 21 milioni di volume di affari.
Entrando nello specifico lo studio ha mostrato come nel 2022 la spesa per lo sport da parte della Pubblica Amministrazione centrale e locale sia ammontata a 5 miliardi. Questi hanno innescato da parte del sistema privato 39,7 miliardi di spese per materie prime, servizi, personale e ammortamenti di beni materiali e immateriali delle società sportive e di gestione degli impianti. Totalizzando poi 102,1 miliardi di volume d’affari generato annualmente lungo l’intera filiera dello Sport System compresa la valorizzazione delle esternalità.
È un moltiplicatore quello dello Sport System che non trova molti eguali negli altri settori industriali e dà l’idea di come lo sport sia ormai uno dei pilastri su cui si basano le economie evolute. Non a caso in alcuni ambienti politici ce ne si è già accorti. Sempre durante il convegno infatti Giammaria Manghi, Sottosegretario alla Presidenza della regione Emilia Romagna, ha spiegato come «nei tempi passati in molti casi le deleghe allo sport erano date nella giunta a un politico di secondo piano o a un esponente di questo o quel partito per motivi di equilibri politici all’interno di una certa coalizione, invece nel nostro caso il presidente Stefano Bonaccini ha tenuto a tenere per sé queste deleghe».
La regione di Bonaccini d’altronde è una tra gli enti territoriali italiani che meglio hanno capito il valore economico dello sport, tanto da avere lanciato in termini promozionali lo slogan “Sport Valley italiana”. Ma non si tratti solo di slogan lo provano numerosi elementi, primi tra tutti quanto accadde nel 2020 e nel 2021 in pena epoca Covid, quando tutti evitavano l’organizzazione di grandi eventi, e la regione seppe organizzare non solo la finale di Coppa Italia tra Atalanta e Juventus e la Supercoppa italiana tra Juventus e Napoli al Mapei Stadium di Reggio Emilia, ma soprattutto i Mondiali di ciclismo a Imola, subentrando agli svizzeri di Aigle-Marigny che avevano passato la mano. «Questo evento in particolare ci valse un riconoscimento internazionale enorme visto che lo organizzammo praticamente dal niente», ha spiegato Manghi, che in prima persona si sta occupando dell’organizzazione delle tappe emiliane del Tour de France 2024 (Rimini, Cesenatico, Bologna e Piacenza). «Per quel che concerne l’aspetto organizzativo è l’operazione più complicata che mi sia mai capitata nel mondo dello sport, visto il numero di appassionati e addetti ai lavori che muove la corsa transalpina».
Turismo sportivo in crescita: spesa pro capite a 258 euro
Tornando ai numeri di Banca Ifis, l’elaborato ha mostrato come la crescita nei ricavi 2022 dello sport system (102 miliardi di volume d’affari e +6% nei confronti con il pre pandemia) sia stata spinta soprattutto dalle aziende di produzione (+16%) che hanno colto il trend favorevole per il made in Italy e dalle esternalità positive (+13%) trainante dai successi nelle competizioni e dalla maggiore diffusione della pratica sportiva.
Entrando nello specifico, uno degli elementi principali di questi numeri in salita è il turismo sportivo. Infatti, nonostante il perdurare delle restrizioni nella prima parte del 2022, gli eventi dal vivo hanno avuto una ripresa e la spesa pro capite è aumentata in modo significativo a seguito dell’incremento delle attività svolte, passando da 238 euro a 258 per persona. Nel dettaglio è interessante notare come la voce “Altre spese” (per esempio visite a mostre, musei, esperienze…) sia cresciuta da 27 a 47 euro per persona a testimonianza di come le entrate di un comune che ospita un evento sportivo non sono soltanto quelle legate a vitto, alloggio, trasporti o shopping nelle vie cittadine ma anche di variegate esperienze.
Un altro elemento interessante è l’importanza dello “sport fai da te” ovvero quelle pratiche che non si avvalgono del supporto di un professionista e non rientra negli sport strutturati (es. calcio, pallavolo, tennis…), ma che ha necessità di impianti: si parla di 15,6 milioni di italiani praticanti con il 21% che si avvale di strutture al chiuso a pagamento. Ma la cosa da notare è che quasi il 10% degli sportivi “fai da te” non fa attività fisica in modo strutturato per mancanza di impianti nelle vicinanze.
E qui si evidenzia una carenza strutturale quasi imbarazzante per il nostro Paese visto che in Italia è presente un impianto sportivo ogni 5.750 abitanti, il 38% in meno della media dell’Unione Europea, con numeri pressoché drammatici nelle regioni meridionali e insulari.
Una carenza evidenziata anche nell’intervento di Cristian Celoria, partner di PwC e a capo della divisione eventi: «Oltre il 60% dell’impiantistica sportiva in Italia ha un’età media di 40 anni. Non bisogna perdere di vista che senza un ammodernamento complessivo tutto il sistema viene penalizzato. Le infrastrutture sono fondamentali sia per far crescere la pratica sportiva sia come elemento attrattivo per l’organizzazione di grandi eventi che sappiamo essere un concreto strumento di diffusione della cultura dello sport e di creazione di valore per comunità e territori che li ospitano».
Il problema dell’impiantistica e gli obiettivi verso EURO 2032
Ed è proprio qui che si chiude il cerchio. L’Italia, terza economia della zona Euro in termini di Pil, si trova ben al di sotto della media europea per quanto concerne l’impiantistica sportiva oltre ad avere un parco stadi tra i più vetusti nel continente. Ed è quindi evidente che colmare anche in parte questo divario non potrà che fare bene all’economia nazionale.
Non solo, il Paese ha dinnanzi a sé anche la prospettiva di ospitare (in coabitazione con la Turchia) gli Europei 2032, appuntamento per il quale molti impianti tra quelli principali nel Paese dovranno necessariamente essere ammodernati se non costruiti. E anche su questo tema tutti gli indicatori segnalano che sarebbero soldi spesi bene, sempre che non si cada in quelle zone opache tipicche delle opere grandi opere statali italiane. Si pensi per esempio che a fronte di una spesa per impianti sportivi di 4,6 miliardi i Mondiali 2022 in Qatar hanno portato a un volano economico di 9,4 miliardi.
Nel contempo lo studio di Banca Ifis ha mostrato come sia estremamente conveniente per gli enti pubblici investire nello sport non solo per l’investimento in sé stesso ma anche se non soprattutto per il volano economico che innesca. Siamo quindi dinnanzi a un’opportunità unica per muovere grossi investimenti in impiantistica sportiva, visto che in Italia senza una scadenza definita di fronte al panorama internazionale è sempre difficile dare il via a spese significative. Senza contare che una spesa nell’impiantistica di base porterebbe un notevole beneficio ai conti e ai numeri della sanità nazionale visto che è oramai assodato come praticare sport, anche in età adulta se non anziana, sia uno dei migliori sistemi di prevenzione.