Il business del Sei Nazioni: per la Federugby vale il 40% del fatturato

La stagione del grande rugby è cominciata: il Sei Nazioni è pronto ad entrare nel vivo. Tra ricavi e indotto, ecco quanto vale il torneo.

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Ange Capuozzo (Photo by OLIVIER CHASSIGNOLE/AFP via Getty Images)

Quanto vale il Sei Nazioni? La stagione del grande rugby è cominciata. Con la sfida tra Francia e Irlanda andata in scena ieri infatti ha preso ufficialmente il via il 25° Sei Nazioni (130° considerando anche le edizioni dell’Home Championship e del Cinque Nazioni). Un torneo che ha sempre più impatto a livello economico in Europa.

Tutto è pronto anche per l’esordio dell’Italia, che esordirà contro l’Inghilterra all’Olimpico: gli azzurri poi sfideranno a Dublino l’Irlanda (11 febbraio), poi la trasferta a Parigini contro la Francia (25 febbraio), la seconda e ultima gara casalinga con la Scozia (9 marzo) prima della chiusura in trasferta a Cardiff contro il Galles (16 marzo).Tutte le partite del Sei Nazioni 2024 saranno trasmesse in diretta da Sky Sport, le partite dell’Italia anche in chiaro su TV8

Quanto vale il Sei Nazioni, gli azzurri

Cominciamo la nostra analisi proprio dall’Italia. Le partite del Sei Nazioni infatti hanno un impatto importante su tutto il movimento rugbistico azzurro: economico e non, visto la crescita del numero dei giocatori tesserati, seppur altalenante, fino ad arrivare a 71mila tesserati (stando agli ultimi dati del Coni).

Dal punto di vista prettamente economico, si può dire che il Sei Nazioni vale quasi metà fatturato per la Federugby: nel 2022 (ultimo bilancio consuntivo disponibile), i ricavi dal torneo si sono assestati a quota 14,8 milioni di euro, ovverosia il 32,8% del fatturato complessivo della federazione, pari a 45,1 milioni.

quanto vale sei nazioni

 

Numeri che dovrebbero crescere nel bilancio 2023, almeno per quanto riguarda il Sei Nazioni: nel bilancio preventivo si parla di circa 15,6 milioni di ricavi dal Sei Nazioni a fronte di un fatturato complessivo in calo a 41,7 milioni, con un impatto del torneo sul fatturato pari al 37,5% circa. Per l’Italia, i ricavi maggiori arrivano dai diritti tv, intorno ai 12,2 milioni di euro, con la vendita dei biglietti che permette di incassare intorno a 1,5 milioni di euro.

Impatto economico Sei Nazioni, i fatturati

Il Sei Nazioni, d’altronde, è un evento soprattutto fatto dal pubblico. Tanto che nel 2023 la media spettatori è stata pari a 67.395 tifosi sugli spalti per ciascuna partita: a livello globale, solo la NFL porta più spettatori sugli impianti, seppur con le differenze di un evento limitato dal punto di vista temporale come il Sei Nazioni rispetto ad una lega stagionale come quella del football americano USA.

Tuttavia, l’interesse c’è tanto che i numeri mostrano negli ultimi anni una crescita delle entrate per le sei federazioni protagoniste. Una rapida salita del fatturato che aveva inizialmente permesso alla federugby nel 2015 di avvicinare la prima rivale, ovverosia la Scozia, salvo riallontarsi nel 2016.

 

Decisamente troppo distanti le altre, anche perché la crescita ha caratterizzato più le altre cinque federazioni che l’Italia: dal 2010 la crescita di fatturato della FIR è stata pari al 26%, mentre chi ha fatto peggio delle altre è stata la Francia con un +45%, mentre c’è chi è riuscita a raddoppiare le entrate come la Scozia.

Impatto economico Sei Nazioni, l’indotto

Certo, le federazioni incassano e non poco. Ma c’è anche la questione indotto, perché l’impatto economico si riflette anche su città e nazioni. Secondo uno studio di RBS del 2014, tifosi e turisti portano intorno ai 375 milioni di sterline alle nazioni partecipanti, con un impatto per le singole città (Londra, Parigi, Edinburgo, Roma, Cardiff e Dublino) intorno ai 150 milioni di sterline. Anche perché, come prevedibile, per i giorni delle gare i prezzi salgono: secondo uno studio di trivago.co.uk, la media dei prezzi degli hotel nel 2017 addirittura fino al 345% a Cardiff.

Un torneo che, oltre all’impatto, muove oltre 500 milioni di euro, anche grazie ai diritti televisivi di cui sopra (il Torneo è trasmesso in 187 nazioni) e degli sponsor. Non solo, perché con l’ingresso del fondo CVC nel marzo del 2021, acquistando una quota pari a 1/7 della società in cui sono presenti le sei federazioni e che gestisce il torneo, ora l’obiettivo è quello di crescere ancora. L’investimento di CVC intanto ha garantito soldi freschi per le federazioni (la FIR ha registrato incassi per 35 milioni nel bilancio 2021 dal solo accordo con CVC), ma soprattutto il passo successivo già intrapreso è quello dello sviluppo, che passa anche da operazioni stile Formula 1 come la serie su Netflix presentata nei giorni scorsi.