Ceferin: «Superlega? Solo due club di Serie A non ci hanno appoggiato»

Lunga intervista da parte del presidente della UEFA, che ha parlato anche delle dimissioni di Boban e del tema della multiproprietà.

Finale Champions negli USA
Aleksander Ceferin (Foto: PATRICIA DE MELO MOREIRA/AFP via Getty Images)

Lunga intervista del presidente della UEFA Aleksander Ceferin, che ai microfoni de La Repubblica ha toccato diversi argomenti attuali e futuri. A cominciare inevitabilmente dallo strappo con il Chief of Football Zvonimir Boban, che ha rassegnato le dimissioni in disaccordo con le modifiche allo statuto della Federcalcio europea.

«Lui non merita il mio commento. Chi conosce lui e me arriverà naturalmente alle proprie conclusioni. Il Congresso, e non un singolo individuo, detiene l’autorità per determinare l’adeguatezza di qualsiasi cambiamento. Confidiamo nel nostro processo decisionale collettivo e democratico, per guidarci efficacemente verso il futuro», ha esordito Ceferin.

Il numero uno della UEFA non svela se abbia intenzione o meno di ricandidarsi e affronta poi il caso razzismo, dopo gli ultimi fatti di Udine. Sull’ipotesi di 0-3 a tavolino per chi si macchia di questi gravi fatti spiega: «Ma i razzisti non sono tifosi, sono idioti che usano gli stadi per la loro ideologia: non si preoccupano di danneggiare i club. Vogliono creare problemi».

Tornando alla sua presidenza, Ceferin si dice «maledettamente stanco: il Covid, due guerre, la Superlega, i guai finanziari dei club. Viviamo tempi pazzi. Spero in 2-3 anni di pace e calma, di unità tra club, Nazionali, Federazioni, UEFA e FIFA. Il caposaldo è il modello europeo, con pari diritti per ogni club. Abbiamo incontrato alcuni club della Premier: vogliono mutuare il modello del nuovo fair-play finanziario, che entrerà a pieno regime la prossima stagione».

Capitolo Superlega. Ceferin non ha paura che altre società seguano Barcellona e Real Madrid: «No, la stabilità dei club è garantita dalle competizioni UEFA. Il 100% dei club tedeschi, inglesi e francesi, il 90% degli spagnoli, anzi tutti tranne 2, e l’80 % di quelli italiani si sono pronunciati pubblicamente contro la Superlega: è difficile organizzare una competizione senza tutti questi club».

E a tal proposito, parlando del rapporto con le società italiane, Ceferin ha sottolineato che «solo due club in Serie A non ci hanno appoggiato, e tra questi non c’è la Juventus. I dirigenti del calcio italiano stanno facendo del loro meglio».

Poi, una battuta sul nuovo Mondiale per Club a 32 squadre, per il quale Ceferin non stravede: «Non è certo l’ideale, ma l’hanno voluto i club. La cosa più importante è che si farà ogni quattro anni, anche se non è il massimo giocare la finale di Champions e la settimana dopo un torneo di un mese, in un altro continente».

Il presidente della UEFA crede ancora nelle favole sul modello Atalanta grazie al «nuovo fair-play finanziario. Quando spuntò fuori il progetto Superlega, dissi che l’Atalanta era un esempio virtuoso. Il nuovo FFP, col limite del 70% degli introiti reinvestiti in stipendi, agenti e mercato, è la strada corretta. Infatti chi ha speso il 200% ora è nei guai».

In chiusura, un pensiero sul tema della multiproprietà: «Ci stiamo lavorando. Non possiamo fare finta che le multiproprietà non esistano o che i nuovi investimenti non siano un bene. Ma è complicato regolamentare, specie con i fondi speculativi, dei quali non si conoscono gli investitori: possono essere migliaia. Per noi conta come viene percepito il calcio dal pubblico: è solo la credibilità che ne aumenta il valore. Servono linee guida rigorose».

«Una piccola squadra come il Sassuolo può battere l’Inter, ma se hanno la stessa proprietà possono nascere dubbi. Serve chiarezza e noi la abbiamo: il Real Madrid ha vinto la Champions, pur essendo in conflitto con noi. È questo che dà credibilità a un’istituzione», ha concluso.